Diffamazione. Carcere per i giornalisti. A rischio libertà di stampa

ROMA – E’ stato approvato al Senato a scrutinio segreto l’emendamento della Lega che prevede la pena alternativa del carcere in caso di condanna per diffamazione. 131 sono stati i voti favorevoli, 94 i contrari mentre 20 si sono astenuti. In questo modo è saltato l’accordo politico raggiunto in commissione sul nuovo testo del relatore Filippo Berselli (Pdl) che aveva ribadito l’esclusione del carcere per i giornalisti.

Il presidente del Senato Renato Schifani ha aperto a un dibattito fra i gruppi sull’ipotesi di una sospensione dei lavori per una riflessione. Il Pd, l’Idv e l’Udc hanno finora preso posizione a favore della sospensione. Tuttavia il gruppo del Carroccio e dell’Api si erano dichiarati apertamente a favore. “Sul decreto sulla diffamazione a mezzo stampa, il cosiddetto decreto ‘salva Sallustì, l’Aula del Senato, finalmente con uno spunto d’orgoglio, vota con ampia maggioranza un emendamento della Lega che reintroduce la galera per i diffamatori abituali, contro il parere di relatore e governo”, ha detto il senatore della Lega Fabio Rizzi che
aggiunge: «È il primo atto di responsabilità di un Parlamento finora prostrato ai voleri di questo governo golpista, che deve prenderne atto ed autosospendersi, per il bene della nazione, andare a casa e smetterla di fare danni”.

Tuttavia l’esito della votazione ha scatenato un coro di proteste a partire dalla modalità del voto segreto, che molti hanno criticato ritenendolo illegittimo, almeno in questa circostanza. Per il presidente dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia “il voto del Senato che reintroduce il carcere per i giornalisti è un segnale di vendetta che disonora il Parlamento”.
Mentre per Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista-FdS,  “il voto favorevole del Senato mette a serio rischio la libertà di stampa. È un bavaglio preventivo che minaccia soprattutto i tantissimi giornalisti precari, giovani e meno giovani, che svolgono inchieste e cercano di fare il loro lavoro a schiena dritta”. Insomma sono in molti a pensare chela Legge vada riscritta, perchè così l’informazione rischia di diventare a senso unico.

Condividi sui social

Articoli correlati