
ROMA – Il decreto salva Ilva approvato dal governo continua a far discutere. Ormai è palese che l’azione di tutela dell’ambiente e il salvataggio dei posti di lavoro è un’impresa titanica, perchè agire positivamente su entrambe le questioni diventa possibile, ma solo nel caso in cui l’Ilva non sia più sinonimo d’inuquiinamento com’è stato finora.
“A Taranto ora si può inquinare per decreto”, ha tuonato il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che ha dissentito categoricamente dalla linea decisa ieri dal Cdm: ” Con questo decreto il governo ha commisariato la magistratura che ha agito per ristabilire la legalità e che ha fatto il proprio dovere difendendo il diritto alla salute e alla vita. Ora l’azione di vigilanza sul rispetto delle leggi viene sostituita da un garante che costerà alla collettività altri 600 mila euro all’anno (come si legge nell’articolo 4 del decreto)”.
E poi Bonelli aggiunge: “Questo decreto rappresenta uno schiaffo alla città a cui non viene data nessuna risposta sull’emergenza sanitaria, nessuna risposta sulle bonifiche, nessuna risposta sul futuro. Si tratta di un provvedimento incostituzionale che presenta più vizi perché viola gli articoli 3 (uguaglianza) 9 (salubrità dell’ambiente) 32 (tutela della salute) e 112 (obbligatorietà dell’azione penale) della Costituzione. Un conflitto che non ha precedenti nella storia della Repubblica e che lacera il tessuto istituzionale”.
“Il governo – continua sempre Bonelli – avrebbe dovuto preparare un processo di conversione industriale, creare le basi per abbandonare un modello produttivo alla diossina attraverso una No-Tax area per fare arrivare nuove imprese in grado di innovare. Invece ha deciso di non affrontare l’emergenza sanitaria ed ambientale e così facendo si è assunto una responsabilità enorme nei confronti dei cittadini tarantini che si ‘ammalano’ e ‘muoiono’ di inquinamento e di tutto il Paese”.
Ma non è solo Bonelli a sollevare aspre critiche al Consiglio dei Ministri. Più tipeidamente anche il segretario dell’Anm, Maurizio Carbone, che svolge funzioni di
pm a Taranto ha preso le distanze dall’azione del governo: ” Prima di consentire all’Ilva di continuare a produrre bisogna avere la certezza che sia stata eliminata ogni fonte di pericolo per la salute della collettività. Dire che questo pericolo sia stato eliminato con un decreto ci lascia perplessi ed è un’assunzione forte di responsabilità da parte del governo”.
E poi: “La Costituzione – sottolinea il magistrato – tutela il diritto al lavoro ma anche il diritto alla salute. L’obiettivo da realizzare è comune ma bisogna verificare la percorribilità in termini giuridici e di buonsenso. La situazione è grave e complessa, ulteriori conflitti sul piano giuridico non rendono facile questa situazione”.
Dal canto suo il governo replica alle tante critiche sollevate attraverso il ministro dell’ambiente Corrado Clini: “Mi auguro che ci sia la collaborazione tra organi dello Stato. Non so quali saranno le decisioni della Procura di Taranto, mi auguro che possano valutare con serenità i contenuti del provvedimento che non hanno affatto aperto un conflitto con l’iniziativa della magistratura, sono anzi molto rispettosi di questa iniziativa”.
“Si è aperta ora una fase nuova, – ha detto Clini – l’azienda non ha presentato ricorso nei confronti dell’AIA anzi ha presentato un piano per la sua attuazione. Il DL rende operativo il piano e supera una situazione molto lunga e conflittuale tra l’Ilva e le amministrazioni. Con questo decreto legge diamo avvio al processo di risanamento ambientale dell’Ilva che per essere attuato ha bisogno della continuità produttiva. La valutazione del gip è di carattere tecnico, noi abbiamo identificato le misure che devono essere prese e dobbiamo capire se il gip si confronta con le misure concrete e ben individuate o se c’è un’affermazione di principio. Una valutazione serena e puntuale delle misure che sono state identificate – ha concluso Clini – convincerò tutti che quelle sono le misure giuste per risanare l’ambiente”.


