Rivoluzione Civile muore neonata. Epilogo amaro, pioggia di dimissioni

ROMA – Dovevano essere l’antidoto al neoliberismo e ai governi tecnocrati legati alle banche e alla finanza. Invece le cose si sono messe male per Rivoluzione Civile e per il suo leader Antonio Ingroia. E non solo.

E’ andata male anche per tutti quei partiti, già extraparlamentari, che costituivano l’ossatura di questa coalizione e che ora non hanno più rappresentanza nemmeno nelle istituzioni regionali.
Un dato che apre una profonda riflessione soprattutto per i gruppi dirigenti reduci, ancora scioccati da questo disastroso risultato che segna la fine di una stagione. D’altra parte da tempo, ovvero dalla caduta del governo Prodi,  la cosiddetta  sinistra antagonista non era più in grado di raccogliere un largo consenso, mentre il malcontento dei cittadini avanzava in assenza di soluzioni concrete. O forse erano gli stessi cittadini che non nutrivano più la stessa fiducia di un cambaiomento che non arrivava mai.
Sarà stata  anche l’ideologia troppo spinta,  in taluni casi mai attualizzata rispetto ai tempi a cui si ispirano i partiti comunisti, la perdita importante di una militanza delusa, la poca propensione a comunicare all’esterno, ma anche all’interno, o ancora la mancanza di una guida carismatica, ma il dato da registrare è implacabile: si tratta di un vero e proprio fallimento.

Oggi la segreteria nazionale di Rifondazione Comunista ha dato le dimissioni: “Il risultato di Rivoluzione Civile è stato negativo”, scrivono in una nota. “Non siamo riusciti in campagna elettorale a far emergere il profilo antiliberista, di sinistra e popolare della lista, che è rimasta schiacciata tra le spinte al voto utile e quelle al voto di protesta. Al di là di ogni altra considerazione, l’insuccesso della lista ha quindi una precisa ragione politica nell’incapacità di interpretare ed intercettare il forte disagio sociale e il largo dissenso verso le politiche di austerità”.
Non sono da meno i Comunisti italiani, che hanno annunciato le dimissioni del  Segretario e della segreteria nazionale del PdCI e convocato il Comitato Centrale per il 9 e 10 marzo 2013, dal quale si avvierà una fase di riflessione strategica per il futuro e per il rilancio del partito. Ammesso e concesso che i sopravvissuti da questo tzunami siano in numero sufficiente per poter lanciare una discussione pià ampia possibile.

Anche in casa dell’Italia dei Valori il clima non è dei migliori. Ieri Antonio Di Pietro ha consegnato le dimissioni irrevocabili e oggi  l’Ufficio di Presidenza ha deciso di tentare un’altra carta: “rifondare, rinnovare e rilanciare l’azione di Italia dei Valori assumendo collegialmente ogni decisione statutariamente affidata al presidente al quale viene chiesto di ritirare le dimissioni e di partecipare al collegiale percorso che prevede”.
Una mossa che potrebbe anche finirà sul nascere perchè questo partito, che fino a pochi mesi aveva conquistato un ampio elettorato, oggi è solo e abbandonato. Gli scandali della Regione Liguria, quelli del Lazio con Marruccio e non ultima le case dell’ex magistrato sono tra le cause di questa batosta epocale, che di fatto segna inesorabilmente il partito fondato da Di Pietro.
Anche per i Verdi non è andata affatto bene. <Anche se dal loro sito tutto tace, sembra quasi di rivivere il declino iniziato dall’allora Alfonso Pecoraro Scanio, anche se questa volta l’epilogo ha il sapore di un colpo fatale dal quale sarà davvero difficile risollevarsi.
Ed è sbagliato – come qualcuno ha scritto – liquidare questo risultato tirando in ballo gli elettori che non avrebbero a cuore l’ambiente in cui vivono. E’ esattamente il contrario, perchè oggi la prerogativa è la voglia di cambiare modo di fare politica per risolvere le questioni ambientali, che spesso sono rimaste tali per troppo tempo.
Basta osservare. In ogni angolo di questa Italia c’è una vertenza in corso per salvare un territorio dalle speculazioni edilizie, per marginare situazioni di inquinamenti di vario tipo, per evitare che il ciclo dei rifiuti diventi la tormentata odissea di chi è sempre costretto a subire. Insomma, questa disfatta lascia solo il tempo per la riflessione. Almeno per ora.

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