Intervista a Poletti. L’unità delle Cooperative da sogno a realtà

ROMA – “Hai presente Eleonor Roosvelt?”.  E’ l’intervistato che rivolge la domanda all’intervistatore. Un nodo un po’ inconsueto, ma a Giuliano Poletti, presidente di Legacoop  nazionale  piace  dare il ritmo alla conversazione. E ricorda che la signora Roosvelt diceva “Il futuro è delle persone che credono nella bellezza dei loro sogni”.

Noi un sogno molto bello ce l’abbiamo: è l’unità delle cooperative. Credo che quello che adesso dobbiamo fare è crederci e lavorare per realizzarlo. Già l’unità di Legacoop, Confecooperative e Agci, un percorso iniziato due anni fa e ora, dopo la presidenza Marino tocca a Giuliano Poletti, il nuovo presidente, il compito di far camminare l’Alleanza“ Abbiamo fatto una piccolissima parte del nostro cammino – sottolinea – muovere il primo passo è stato un atto di grande coraggio e difficoltà. Ora siamo dentro questo passaggio”. Entriamo subito in argomento, partiamo dal “quadro” che abbiamo di fronte, dal dopo elezioni che, al momento in cui lo intervistiamo segna il massimo dell’incertezza, dalla situazione economica sempre più drammatica. “ C’è un problema – dice – e riguarda il modo in cui connettiamo il disegno grande dell’ACI, con i problemi di ogni giorno delle nostre cooperative, con la crisi delle aziende, con la difficoltà a trovare risposte ai loro problemi.
Abbiamo utilizzato questi due anni per cominciare a costruire una “grande idea”.  

La casa dell’ Alleanza Cooperative italiane

Oggi dobbiamo fare un passo in più:  costruire una nostra autonoma elaborazione, di una nostra capacità di proposta. E per farlo dobbiamo lavorare insieme, dobbiamo immaginare che le cose che ognuna delle nostre organizzazioni è abituata a fare con i propri uffici, con il proprio personale, con le proprie competenze, diventino un modo di pensare e di lavorare comune e condiviso. Noi questa strada la dobbiamo ancora fare,  dobbiamo spingere il lavoro che abbiamo detto di fare quest’anno sul tema dei territori. E dobbiamo pensare a costruire delle sedi di lavoro comune, la casa dell’ Aci.”  Dopo Eleonor Roosvelt, Poletti viene ai tempi nostri  “Prendo in prestito ciò che ha fatto Hollande in Francia, lanciando con forza l’idea, e rendendola fisicamente visibile, con la costituzione del ministero per l’economia sociale e solidale. Ha deciso di dire ai francesi che c’è un pezzo dell’economia con una sua specifica natura, che funziona su base di regole, di sistemi valoriali, di obiettivi  diversi da altre tipologie di impresa, di economia. Questo è un pezzo del futuro. La domanda che dobbiamo farci e che dobbiamo fare agli italiani è: ma ce la caveremo continuando a discutere se ci vuole un po’ più di Imu o un po’ meno di Imu? Se il futuro dell’Italia dipenderà da un punto in più o in meno di Iva? Crediamo davvero che possiamo affrontare questi problemi passando sempre dalle colonne di Ercole dello Stato e del mercato?

Il protagonismo sociale, la partecipazione attiva dei cittadini

Io credo di no,  dobbiamo mettere in campo un’idea diversa, il protagonismo sociale, la partecipazione attiva dei cittadini, un’idea di impresa come infrastruttura utile alla collettività, indispensabile per avere lo sviluppo, la crescita e il lavoro, per i giovani, le donne il welfare, il sistema sanitario la dignità del lavoro, delle persone. E quando parliamo di economia sociale e solidale non  ci riferiamo solo delle cooperative, perché questi sono mondi grandi: ci sono dentro il mutualismo, l’associazionismo, l’impresa sociale,  tante forme che non hanno come finalità principale il profitto, ma il servizio per il cittadino. Credo che questa sia una diversità importante che va colta anche dentro la legislazione. “Già la diversità. Poletti chiama in causa l’Europa  con cui abbiamo problemi. Uno di questi  “sta nel fatto  che l’Europa  ha un’idea per cui c’è il mercato libero e bisogna garantire la concorrenza e per garantire la concorrenza tutti quelli che stanno sul mercato debbono avere lo stesso tipo di trattamento. Ma se quelli che stanno sul mercato sono diversi obbligarli allo stesso tipo di trattamento è una cosa giusta? Io credo di no”.

Nel mondo che cambia costruiamo il “pensiero cooperativo”

Questo è il “pensiero cooperativo”  che piace a Poletti quando ricorda le origini del movimento, i valori, le idealità socialiste, cattoliche,liberali, le divisioni , i conflitti anche tra diverse organizzazioni. “Nel mondo che cambia – afferma – abbiamo bisogno di costruire un nostro, libero, autonomo pensiero”. Appunto “il pensiero cooperativo”.  “Dobbiamo essere capaci di salvaguardare tutto ciò che abbiamo fatto e trasferirlo dentro la nuova fase. ”Con la consapevolezza degli ostacoli  da superare.  “Se andassimo avanti guardando indietro e chiedessimo conto dei torti che ognuno di noi pensa di aver subito  sarebbe stato meglio non metterci insieme. Se abbiamo deciso che è meglio quest’altra fase, allora dobbiamo avere quel po’ di coraggio  che ci aiuta a capire che quelle cose erano di ieri, adesso è un’altra fase e un altro momento. Non possiamo pensare di buttar via nulla, ma dobbiamo invece usare ciò che abbiamo imparato – anche dentro i conflitti, anche dentro le diversità, anche dentro provenienze che sono storiche, culturali e di appartenenza- per raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati.

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