ROMA – «Ho sentito oggi le dichiarazioni del ministro indiano, ho seguito il dossier che necessita di un approfondimento: bisogna che sappiamo che l’India è un paese da stato di diritto, occorre reciprocamente ascoltarci». Lo ha detto il ministro degli Estri, Emma Bonino, conversando con i giornalisti alla Camera a proposito del caso dei due fucilieri di Marina detenuti in India.
«Penso – ha aggiunto la titolare della Farnesina – che avremo una soluzione, come è giusto che sia. Slabrature ci sono state da molte parti, questo confido sia un nuovo inizio: sono fiduciosa, risolveremo nel rispetto dei reciproci ruoli».
Oggi il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid ha ribadito che i marò non rischiano la pena di morte. «Negli ultimi 10 anni sono state decise due o tre esecuzioni, in gran parte per terrorismo o crimini molto gravi per l’uccisione di molte persone» ma non è il caso dei marò che «non hanno ucciso molte persone. Lo ha detto il capo della diplomazia indiana parlando con alcune agenzie italiane accreditate a Mosca. Khurshid ha inoltre precisato che in passato ci sono state delle »confusioni« derivate dal fatto che le indagini fossero state affidate in India all’agenzia Nia che si occupa di antiterrorismo e agisce sotto la legge dell’antiterrorismo. »In Italia si è pensato che il caso marò fosse stato catalogato alla stregua di una atto terroristico dalla giustizia indiana. Ma la Nia sta investigando non sotto il Nia Act ma in base al provvedimento della corte suprema«.
Sempre in base alle dichiarazioni Khurshid, «è bene per i marò e per l’Italia che il caso sia stato trasferito, perché così è stato sottratto il procedimento alle emozioni locali a Kerala, evitando di spingere le cose in una particolare direzioni. Noi in India non abbiamo strutture federali di investigazioni come prevede il modello americano dell’Fbi, nè abbiamo una Corte federale. Le strutture investigative sono tutte governative. La Corte suprema ha coordinato al governo di formare una Corte speciale solo per questo caso: così ci saranno ritardi». In tal modo il capo della diplomazia invita a interpretare in maniera positiva la scelta di Nuova Delhi da momento che le alternative erano due in fatto di agenzie investigative: Cbi e la nuova agenzia per le indagini Nia «che è un’ottima agenzia. Il governo ha scelto quest’ultima».
I problemi tra le rispettive diplomazie sarebbero sorti, secondo Nuova Delhi «perché la Nia ha giurisdizione solo in base al Nia Act» ossia la legge antiterrorismo. «In Italia si è pensato che il caso dei marò fosse stato catalogato alla stregua di un atto terroristico dalla giustizia indiana. Ma la Nia sta investigando non sotto il Nia Act ma in base al provvedimento della Corte suprema». La Nia dunque indagherà, poi un tribunale speciale creato dal governo, deciderà se ha competenza sul caso o se trasmetterlo a un’altra Corte. «L’ho chiarito in passato al ministro degli Esteri (Terzi) e di conseguenza al premier
italiano (Monti). La nostra posizione resta la stessa: non sarà cambiata dalla Corte suprema».