Ferrara contro Ingroia. Un giudice non può parlare né pensare

ROMA – Grazie a Giuliano Ferrara, ora il popolo si è reso conto di quale pericoloso comunista sia il magistrato Antonio Ingroia. Il pubblico ministero, che combatte mafia e mafiosi da oltre venti anni, ha infatti avuto l’ardire di salire sul palco di piazza del Popolo, a Roma, durante la manifestazione in difesa della Costituzione ed ha espresso liberamente il suo pensiero, ovviamente contrario alla cosiddetta “riforma” costituzionale della giustizia.

Subito i gerarchi belusconiani, con in testa il rotondo direttore de “Il Foglio” con il fez e l’orbace, hanno imbastito le loro feroci invettive contro Ingroia, le cui parole dette in pubblico sono incompatibili con il ruolo svolto nella sua funzione requirente. Ingroia si è difeso asserendo che “non era una manifestazione di partito. Era solo un’iniziativa in difesa della Costituzione. Non vedo nulla di strano che un magistrato vi partecipi e dica la sua sua un progetto di riforma costituzionale della giustizia”. Tanti italiani, ha aggiunto, sono “vittime di una disinformazione massiccia”, “la stessa che anni fa attaccò Paolo Borsellino quando fece una denuncia pubblica sul calo di tensione nella lotta alla mafia. Era una denuncia che investiva contemporaneamente la politica e la magistratura. L’attacco – prosegue – fu non sui contenuti ma direttamente alla sua persona. Oggi vedo la stessa intolleranza, con uno spiegamento di uomini e mezzi molto più massiccio”.

Naturalmente non è affatto un caso che gli attacchi dei gerarchi berlusconiani siano rivolti contro un magistrato che lotta quotidianamente contro Cosa nostra e già soltanto questo dovrebbe essere sufficiente a interpretare il senso delle dichiarazioni dei Ferrara e dei Cicchitto. Ma c’è anche dell’altro, qualcosa che rende perfino ridicole le accuse alla supposta “partigianeria” di Ingroia. Infatti, la destra considera normale l’enorme conflitto di interessi del magnate di Arcore, il fatto che ogni decisione presa dal suo Governo è potenzialmente in grado di elevare il dividendo delle azioni di famiglia, non guarda per niente ai veri squilibri che il berlusconismo ha portato con sé sul piano istituzionale, alle norme che hanno evitato il pagamento di imposte arretrate, le leggi ad personam che hanno depenalizzato proprio alcuni reati di cui era accusato il Cavaliere. Insomma, la destra non ritiene incompatibile Silvio Berlusconi con la funzione di governo eppure si mostra inflessibile nel ritenere Gianfranco Fini incompatibile con il ruolo di Presidente della Camera e Antonio Ingroia con la carica di procuratore aggiunto a Palermo. E perché? Perché hanno soltanto mostrato di avere delle idee e di volerle comunicare in pubblico.

Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv, esprime la sua solidarietà al magistrato siciliano: “L’Italia dei Valori esprime solidarietà al pm Antonio Ingroia, oggetto degli indegni attacchi di questa maggioranza. Berlusconi può insultare giudici, opposizione, giornalisti, come fa da anni, e tutti dovrebbero rimanere in silenzio senza neanche potersi difendere: questo è il concetto di libertà che hanno coloro che governano il Paese”. L’europarlamentare Luigi De Magistris afferma: “Gli esponenti politici del PdL che lo attaccano, invocando azioni disciplinari oppure richieste di dimissioni, si comportano come si comportavano i loro poco illustri predecessori verso Borsellino e Falcone, preferendo al magistrato indipendente e impegnato civilmente, il magistrato di cui parla con orrore Piero Calamandrei: quello conformista, burocrate e agorafobico”.

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