Pse: L’Europa della solidarietà contro la crisi

ROMA – E’ stato presentato oggi a Roma presso la sede di rappresentanza del Parlamento europeo il  manifesto “L’Europa della solidarietà contro la crisi”, condiviso dalla sinistra socialista e progressista europea, dalle forze sociali, dalle Associazioni e dalle Fondazioni della sinistra a sostegno di Martin Shulz, alla Presidenza della Commissione europea.

Nel corso del Convegno internazionale promosso da Laboratorio per la sinistra e Network per il socialismo europeo, in collaborazione con la Fondazione Ebert,  è stato illustrato un pacchetto misure di medio lungo periodo per arginare la stagnazione e la disoccupazione strutturale nell’Eurozona.

Nel manifesto si legge come “il presidente del gruppo dei socialisti  prima, e del Parlamento Europeo poi, Martin Schulz ha capito subito che rafforzare il Parlamento – unica istituzione democratica dell’Unione Europea – significa anche lottare contro il liberismo e le politiche di austerità e di deflazione interna. L’urgenza della crisi impone di definire subito un programma “dei primi 100 giorni” per la nuova Commissione che contenga misure efficaci e immediatamente attuabili.

Tra le misure più urgenti per una “nuova governance europea”: i project bonds, il potenziamento del bilancio Ue per l’occupazione e lo sviluppo, un nuovo social Pact, la riforma della finanza e dei trattati internazionali, il coordinamento politiche fiscali nell’Eurozone, la riforma dello statuto della Bce per includere il pieno impiego tra i suoi obiettivi e permettere acquisto di titoli pubblici. 

L’adesione acritica alle ricette dell’austerità imposte agli Stati in crisi comporta una restrizione degli spazi democratici oltre che un aggravamento delle condizioni economiche e sociali. Ben prima di rilanciare il sogno federalista e democratico degli Stati Uniti d’Europa, si deve urgentemente arrestare il processo parallelo di espropriazione della sovranità popolare e di accentuazione del deficit democratico della costruzione europea. Gli effetti di questo processo sono particolarmente accentuati in Italia, paese nel quale le modifiche introdotte al sistema elettorale con la legge n. 270/2005, con l’introduzione di un’elevata soglia di sbarramento, contrastano con l’esigenza di un’ampia  partecipazione popolare nella scelta dei parlamentari europei e, indirettamente, del candidato alla Presidenza della Commissione. 

Nel corso dei lavori  è stata ribadita “la necessità della modifica dei Trattati e di politiche economiche e monetarie condivise verso la definizione di un’unione bancaria, ed un vero e proprio coordinamento delle politiche fiscali tra i partner europei”.  

Quello che ci auguriamo – hanno sottolineato i promotori del Manifesto – è un indubbio rafforzamento dell’Eurozona, delle sue istituzioni e dei suoi strumenti di governance. Non ha senso che tutti i paesi membri facciano contemporaneamente la stessa cosa, come imposto dal Fiscal Compact, e la piena occupazione deve divenire un obiettivo esplicito delle autorità nazionali e europee.  Inoltre, sembra necessario procedere anche a una riforma dello Statuto della BCE per includere il pieno impiego tra i suoi obiettivi e per permetterle l’acquisto di titoli pubblici. E appare sempre più necessaria la riforma delle politiche industriali e della concorrenza per permettere agli Stati membri di recuperare il giusto ruolo del settore pubblico nell’economia, a sostegno e incentivo dell’innovazione, della specializzazione settoriale nazionale, e delle politiche ambientali

I promotori hanno infine sostenuto come sia necessaria una strategia socialista europea condivisa: “l’Italia ha responsabilità proprie del suo declino, e molto obiettivi nazionali da raggiungere, ma una svolta socialdemocratica italiana è possibile solo se accompagnata e garantita da una svolta europea. Se in Italia il dibattito è spesso accusato di provincialismo, in Europa è troppo spesso limitato agli aspetti normativi e istituzionali. Come indicato nelle misure qui proposte, è con il rilancio della domanda aggregata, il recupero del ruolo pubblico nell’economia, e il ribilanciamento del potere relativo del lavoro rispetto al capitale che progredirà l’Europa.

Il programma del Socialismo Europeo deve innalzare la bandiera della difesa del lavoro e del Welfare, deve parlare ai bisogni e alle aspettative del mondo del lavoro e dei ceti popolari, che devono sentire che c’è una forza politica europea che li richiama in primo piano e punta sul loro protagonismo. 

“Auspichiamo – si legge nel Manifesto –  che la partecipazione al voto sia superiore a quella del 2009 e sia accompagnata da un confronto a tutto campo sull’Europa che vogliamo, per evitare un generico e sterile dibattito tra europeisti e antieuropeisti. Non deve quindi essere più nella discrezionalità degli Stati membri escludere dalla rappresentanza cittadini UE, con soglie d’accesso variabili e stabilite autonomamente, senza tra l’altro tenere conto che la rappresentanza degli Stati più popolosi è già limitata dal criterio della proporzionalità degressiva.  Un parlamento europeo più rappresentativo dei cittadini è il presupposto istituzionale per un nuovo indirizzo politico, sociale ed economico”.

 

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