Nel Paese di Pulcinella. Il “cavaliere inesistente” e il “barone dimezzato”

RAVENNA – Il colpo, alla fine, è arrivato: inaspettato (per la maggioranza dei protagonisti e degli osservatori) ma talmente forte da lasciare senza parole tutti, compresi i migliori rivoltatori di frittate, tutti – a vario titolo – a libro paga del capo del governo.

Comunque vada il secondo turno elettorale del 29 e 30 maggio prossimi, infatti, ieri dalle urne – pur in assenza di un vero e proprio vincitore – è certamente uscito uno sconfitto.

Si tratta di quel “barone” (nel senso di “grande baro”) di Arcore che, trascinando nella sua lucida follia un’intera coalizione, esce pressoché “dimezzato” anche in termini numerici: passando dalle oltre 52 mila preferenze personali di cinque anni fa, alle circa 22 mila del 2011.

Altro che plebiscito liberatorio, dunque. Domenica e lunedì i milanesi – e con loro buona parte dei 13 milioni di italiani chiamati alle urne – hanno risposto “No” al referendum imposto, dal premier italiano, sul suo nome e sulla sua volontà di usare, ancora una volta, i voti dei cittadini come “salvacondotto”. Con quel 50 per cento di preferenze in meno, finalmente, i milanesi hanno risposto alla pretesa impunità del “barone dimezzato”, giustificata con il consenso elettorale, tanto che gli servirà più a nulla appellarsi al giudizio dei suoi “pari”, dei suoi “giudici naturali” che, purtroppo per lui, hanno – a questo punto – parlato chiaro.

Questo significa, come hanno dichiarato alcuni solerti e sagaci osservatori, che il “nostro” sia sul viale del tramonto ovvero, che stia volgendo al termine il suo sistema di potere fondato: sull’invidia collettiva per le sue prestazioni economico sessuali; sulla menzogna come strumento di mimesi della verità, assurta a sistema di lotta politica e ovviamente, sull’impunità di chi la vuole da barattare con quella del leader ogni qualvolta si vengano a scoprire i suoi nuovi malaffari?

Mancano, a nostro avviso, troppi elementi per rispondere con cognizione di causa. La cosa certa è che da ieri sera nulla sarà come prima: ad iniziare dall’allentamento dei toni e dal ritorno della mellifluità delle parole dei raìs del PdL; così come, possiamo star certi, inizierà (anzi è già iniziato) il tentativo di smarcamento della Lega dall’abbraccio mortale del “barone dimezzato” che, comunque, pur di non cedere alla forza delle urne – possiamo star certi – qualcos’altro inventerà per rimanere impunito.

Qualcosa, però, speriamo che cambi finalmente anche nel campo del centro sinistra, colto di sorpresa come il “cavaliere inesistente” che riesce ad avere la meglio sul suo avversario, non direttamente, ma solo perchè riesce casualmente a privarlo degli occhiali.
Solo il caso, infatti, in assenza d’una alleanza; d’un programma preciso e di un vero e stimato gruppo dirigente, è riuscito a far si che i “campioni”, individuati peraltro senza criteri comuni e modalità condivise, potessero risultare più convincenti dei “fiduciari” del campo avverso.

Solo la volontà degli elettori, di mandare un messaggio forte e chiaro al “barone dimezzato”, ha saputo far giustizia dell’approssimazione con cui le forze di opposizione hanno affrontato la tornata elettorale ed approfittare – nonostante tutto di ciò che gli era stato fornito come offerta politica.

Sarebbe stato più utile, infatti, che Pisapia avesse battuto la signora Brichetto Arnaboldi, ex sindaca di Milano, non perché individuato come il più moderato tra i contendenti (un vero garantista, figlio d’una delle migliori famiglie meneghine ingiustamente attaccato dalla faziosità di una delle più radicali pasdaran berlusconiane) ma perché espressione di un progetto politico forte e condiviso dai cittadini.

Probabilmente, alla fine, tra quindici giorni, il risultato sarà positivo lo stesso tanto a Milano quanto a Napoli, così come in molte altre città che andranno al ballottaggio ma, ne siamo certi, sarà un risultato che non durerà se non diverrà progetto politico e programma discusso e condiviso con militanti ed elettori.

Qualsiasi altra iniziativa, crediamo, correrebbe il rischio di risultare precaria, pretestuosa, raffazzonata e non reggerebbe alla ricostruzione del fronte moderato una volta risolta l’anomalia del suo attuale azionista di riferimento.

A meno che, qualcuno nel centro sinistra non pensi di battere l’avversario sul terreno del mimetismo con l’avversario e del moderatismo politico. Pagherebbe, non v’è dubbio, nell’immediato ma si tratterebbe, soltanto, d’una scorciatoia pericolosissima che rischierebbe d’infrangersi alla prima vera difficoltà di governo e smaschererebbe il falso – come in Grecia – alla prima manovra economica di rimessa in sesto dei conti pubblici.

Abbiamo, per fortuna, ancora un pò di tempo. L’importante è non sprecarlo, a partire dai ballottaggi e poi con i Referendum.

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