Lusi escluso dal Pd. Azzerare il finanziamento pubblico? All’orizzonte una nuova tangentopoli

ROMA – Non si placa la  vicenda sui 13 milioni di euro sottratti dall’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi alle casse del partito. Ora l’ufficio di presidenza del gruppo Pd all’unanimità ha deciso di escludere il senatore, visto che l’invito a dimettersi era stato rigettato al mittente dal diretto interessato.

Insomma un vero e proprio terremoto  ha colpito il centro sinistra che solo adesso capisce per quale motivo mancavano sempre i soldi per le campagne elettorali, specie nel 2006 quando vinse Prodi. E per forza, il furbo Lusi se li metteva in tasca e li spendeva. Un po’ sono finiti per l’acquisto di una casa lussuosissima nel centro di Roma, poi una villa ai Castelli Romani, precisamente a  Genzano e infine qualche soldo l’ha trasferito pure nelle banche canadesi, tanto per mettere al sicuro il corposo gruzzoletto. Il senatore adesso rischia almeno due anni di carcere, mentre le trattative per la restituzione del maltolto continuano. Intanto gli amici di partito, quelli della Margherita,  sono rimasti tutti sbalorditi. Enrico Letta parla addirittura di una situazione che ha dell’incredibile. Tuttavia la domanda sorge spontanea: com’è possibile che nessuno, ma proprio nessuno si sia accorto dell’ammanco? Di sicuro la vicenda ci porta indietro nel tempo, a quel 1992 quando i finanziamenti pubblici ai partiti fecero scoppiare il caso di Tangentopoli.

Le reazioni
Indubbio che lìepisodio abbia riacceso una  questione scottante, tant’è che i radicali annunciano un referendum per azzerare il finanziamento pubblico. “Dal 1994, con la truffa dei rimborsi, i partiti hanno incassato (considerando le ultime elezioni europee e regionali) 2,7 miliardi di euro pur avendo dichiarato spese elettorali per circa 700 milioni: un bottino di 2 miliardi di euro che è servito a tenere in vita apparati e clientele”, avverte Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani. “Stabiliamo un principio chiaro: non un euro pubblico alle strutture dei partiti, che devono essere autofinanziate in modo trasparente dagli iscritti e dai simpatizzanti. Quello che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini, non solo ai partiti – sottolinea il radicale – sono i servizi e quanto necessario per  fare politica, ad esempio la disponibilità di luoghi per assemblee, di autenticatori per le raccolte firme, di opportunità per far conoscere e pubblicizzare iniziative politiche. Su questo si apra finalmente quel confronto pubblico che è stato sinora impedito. Mi auguro che il PD segni una rottura di continuità rispetto al PCI, che nel 1978 fu decisivo a far perdere di misura (i sì furono il 43,6%) il primo referendum promosso dal Partito Radicale per abolire il finanziamento pubblico dei partiti”.

Per il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi “qeello che è accaduto è un fatto intollerabile e gravissimo. Ai partiti vanno troppi soldi, bisogna dimezzare i rimborsi e serve una legge che imponga più chiarezza nella gestione dei fondi, perchè‚ quelli sono soldi della comunità.  Dopo il caso Lusi non si può aspettare oltre: dimezzare i finanziamenti e stabilire regole ferree che impediscano oggettivamente il ripetersi di questi fatti”.

Non fa una grinza neppure il commento diffuso dal Presidente Nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: “Ormai la politica agli occhi dell’opinione pubblica e dei cittadini è completamente allo sfascio. In poche ore ci sono state due notizie, quella del tesoriere della Margherita e quella del senatore del Pdl Riccardo Conti che non faranno altro che far crescere il numero degli astenuti alle prossime elezioni. Chiediamo alla Camera dei Deputati in assenza di applicazione dell’Art. 49 della Costituzione di avviare immediatamente una verifica sui bilanci di tutti i partiti che ricevono il contributo pubblico, attraverso personalità non legate alla politica, per verificare la correttezza dei bilanci e se quello Lusi sia un caso isolato. Non c’è da meravigliarsi se la fiducia nei partiti e nella politica sia ai minimi nella storia della Repubblica – conclude Bonelli -. Ormai ogni giorno le cronache ci riportano episodi che hanno dell’incredibile e del grottesco mentre nel Paese si ha la disoccupazione giovanile al 31% e la crisi mette in ginocchio le famiglie: hanno ragione gli italiani ad essere schifati”.

Rimane un dubbio: E se questo fosse l’inizio di una nuova tangentopoli?

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe