COSENZA – Con Lazio e Sicilia, la Calabria rappresenta il 50% dei casi registrati in Italia e la Commissione errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando fa il punto dopo due anni e mezzo nei quali non c’è stato un giorno in cui, in Calabria, non si sia registrato un caso di malasanità. In 29 mesi, sono stati 470 i casi di malasanità segnalati, di cui 329 conclusisi con la morte del paziente.
Vale a dire quasi due casi tra errori e altre criticità al giorno, e 2,6 morti ogni giorno. Un bilancio in nero, dove a primeggiare sono tre regioni, Calabria, Sicilia e Lazio, che insieme totalizzano oltre la metà dei casi. Complessivamente da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011 i presunti errori sanitari sono stati 326 (di cui 223 terminati con il decesso del paziente) e 144 le altre criticità (di cui 106 con morti). Più della metà, cioè 239, spettano a Lazio (51 casi e 35 morti), Calabria (97 e 78) e Sicilia (91 e 66), la cui media complessiva è di 3,6 casi al giorno. Seguono Puglia (32 e 21) e Campania (31 e 25).
Esempi positivi invece, sono la Sardegna, per cui non è stato segnalato alcun errore sanitario, il Molise con un solo caso, e il Trentino Alto Adige, sempre un caso ma conclusosi con la morte del paziente. Se a queste cifre si aggiungono anche le altre criticità arrivate all’esame della commissione, la maglia per la regione più virtuosa spetta allora al Trentino con un solo caso, seguito da Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche (3) e Umbria (4). Le cosiddette regioni virtuose si collocano circa a metà della classifica, con la Toscana a 29 casi di malasanità (18 decessi), Lombardia a 28 (11 morti), Emilia Romagna 24 (16 morti) e Veneto 23 (13 morti). Secondo Orlando il bilancio che si può tracciare di questi 2,5 anni di attività della commissione è «molto positivo» Merito dell’organo parlamentare, distintosi «per autonomia d’azione e da condizionamenti partitici”, è l’aver fatto nascere e crescere «la consapevolezza che la tutela della salute è un diritto per i cittadini e un dovere per gli operatori sanitari, da noi invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle condizioni di operare sempre meglio”.
Troppo spesso casi di malpractices «potrebbero essere evitati – rileva Orlando – se gli operatori denunciassero spontaneamente anomalie e disfunzioni. È indispensabile superare il clima di preoccupazioni e paure tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa, per un corretto funzionamento del sistema». Per il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, pur apprezzando il lavoro della Commissione, bisognerebbe «istituire un Osservatorio nazionale che diventi fonte unica e riconosciuta da tutti su un tema così importante». Dopo i dati diffusi dalla Commissione, Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta del Senato sul Ssn, ha annunciato l’arrivo di un emendamento al ddl di riforma Fazio, in discussione a Palazzo Madama, che contempli rischio clinico e permetta agli operatori sanitari di poter tenere i cosiddetti “meeting confessionali” per discutere internamente di errori e rischi separatamente da eventuali azioni della magistratura.