Storie vere di gatti veri. Romeo, che cadde in testa ai tifosi romanisti

Romeo è il gatto di un giornalista che abita a Roma davanti al Circo Massimo.  Accanto all’ingresso del palazzo nel quale il giornalista vive in compagnia di questo gatto dalla curiosità inesauribile, c’è la sede di un’agenzia autorizzata alla vendita dei biglietti per le partite di calcio, per conto di una delle due squadre della città. 

      Inutile dire che nei giorni dell’acquisto davanti a quegli uffici si allunga una coda di tifosi decisi ad accaparrarsi i posti migliori anche a costo di fare una fila di ore. Quel giorno la scena era la solita: rumorosi tifosi romanisti scalpitavano perché il caldo incombeva e l’agenzia non si decideva ad aprire. 

         Dai primi borbottii si era passati ben presto alle proteste più vivaci e, dati i personaggi, giovani e meno giovani intemperanti frequentatori degli spalti, la pazienza arrivò limite e la gazzarra si fece imminente. Fu a quel punto che sulle teste dei facinorosi in fila piombò dall’alto…un gatto! 

  Il povero animale cadde dal parapetto del terrazzo all’ultimo piano ed atterrò, senza danni per sé e per chi gli aveva fatto involontariamente da materasso: vale a dire gli esagitati frequentatori abituali della curva sud dello stadio Olimpico. 

       Mentre il gatto, incolume si liberava dalla calca e terrorizzato imboccava il portone di casa, si scatenò l’ira dei tifosi, per i quali il lancio dell’animale – non la sua incredibile caduta dall’ultimo piano – era stato interpretato come un gesto offensivo addebitabile ai sostenitori della squadra rivale. 

     Tutti si guardano intorno con occhi carichi di odio alla ricerca dei colpevoli, nessuno immaginava che nella vicenda non ci fossero cattive intenzioni, solo la sbadataggine di Romeo che, mentre se ne stava per i fatti suoi a godersi il sole, era stato attratto dai rumori della folla in strada e aveva pensato di andare a vedere cosa stesse succedendo. Salito sul parapetto, si era sporto un po’ troppo e di colpo era volato nel vuoto. Non si era fratturato neanche il più piccolo osso ed era rincasato incolume.

Più difficile fu per il suo padrone, sceso con il cuore in gola, spiegare cosa fosse accaduto. Aveva esordito chiedendo agli astanti: “Avete per caso visto un gatto?”. E quando un energumeno grosso come un armadio gli aveva risposto. “Ah, perché il gatto è tuo?” aveva temuto il peggio. 

       E giù a spiegare che il gatto era suo, ma nessuno lo aveva tirato in testa ai tifosi, era caduto da solo: “Da lassù, vedete…” e con la mano aveva indicato l’attico da cui era piombato. “E non s’è fatto niente?” aveva domandato un tifoso, malgrado tutto preoccupato delle condizioni del quadrupede volante. 

   Alla fine ogni cosa fu chiarita, perché anche gli ultras hanno un cuore. Poi la Roma quella domenica vinse alla grande. E ci fu chi disse che il gatto piovuto dal cielo sulle teste dei romanisti aveva portato fortuna alla squadra. Anche perché non era un gatto nero.

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