Centri di ricerca. Perché monitorare i gas è una priorità ambientale?

Nel dibattito sull’inquinamento atmosferico i centri di ricerca passano spesso in secondo piano. Eppure, proprio nei campus scientifici convivono attività che comportano un ampio uso di solventi, reagenti volatili, gas tecnici, impianti termici e, talvolta, sistemi pilota o piccoli inceneritori.

In assenza di monitoraggio continuo, le emissioni diffuse e convogliate rischiano di sfuggire al controllo, con ricadute sulla salute dei lavoratori, sull’ambiente circostante e sulla conformità normativa.

Cosa emette un centro di ricerca: non solo VOC

Le emissioni più comuni includono composti organici volatili (VOC) derivanti da sintesi chimiche, estrazioni e processi di pulizia, oltre a formaldeide, acidi e basi come HCl, HF e NH₃. A questi si sommano ossidi di azoto e monossido di carbonio prodotti da caldaie e gruppi elettrogeni, ozono generato da apparecchiature specifiche, gas anestetici utilizzati in ambito biomedico e gas serra come N₂O e F-gas presenti nei sistemi di raffreddamento e nella strumentazione scientifica. Il quadro emissivo è variabile e intermittente, il che rende indispensabile un monitoraggio che combini sistemi in continuo con campagne periodiche.

Cosa succede quando il monitoraggio manca

Senza un piano strutturato di controllo, le emissioni possono essere sottostimate o non rilevate affatto. I lavoratori rischiano esposizioni superiori ai limiti di sicurezza, le comunità circostanti possono subire ricadute ambientali non misurate e gli enti regolatori non dispongono di dati affidabili per verificare la conformità. La mancanza di monitoraggio espone inoltre i centri di ricerca a sanzioni crescenti, visto che l’Unione Europea ha rafforzato negli ultimi anni i meccanismi di controllo e di trasparenza.

Il quadro normativo UE: cosa impone la legge (e cosa è cambiato dal 2024)

Qualità dell’aria ambiente: dalla direttiva 2008/50/CE alla nuova direttiva (UE) 2024/2881

La nuova direttiva (UE) 2024/2881 ha aggiornato gli standard di qualità dell’aria, sostituendo la direttiva 2008/50/CE e avvicinando i limiti europei alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. Entro il 2030 gli Stati membri dovranno garantire limiti più stringenti, come 10 µg/m³ per il PM₂.₅ e 20 µg/m³ per il PM₁₀, con obblighi rafforzati di monitoraggio e pianificazione.

Emissioni da impianti: direttiva 2010/75/UE (IED) e revisione 2024

La direttiva IED disciplina le emissioni degli impianti industriali e impone autorizzazioni integrate basate sulle migliori tecniche disponibili (BAT). La revisione del 2024 ha introdotto sanzioni più severe, ispezioni regolari e maggiore attenzione alle prestazioni ambientali. I centri di ricerca che utilizzano inceneritori, caldaie di grande potenza o processi intensivi di solventi rientrano a pieno titolo nel campo di applicazione.

Trasparenza dei dati: regolamento (UE) 2024/1244 e nuovo Industrial Emissions Portal

Con l’entrata in vigore del regolamento (UE) 2024/1244 nasce l’Industrial Emissions Portal, che sostituisce l’E-PRTR. Le aziende dovranno comunicare i propri dati emissivi in modo più dettagliato e armonizzato, con la pubblicazione a partire dal 2028.

Rilasci incidentali e sostanze pericolose: direttiva 2012/18/UE (Seveso III)

Quando vengono superate determinate soglie di sostanze pericolose, la direttiva Seveso III impone ai centri di ricerca obblighi severi in materia di prevenzione, piani di emergenza e informazione al pubblico.

Riduzione nazionale delle emissioni: direttiva (UE) 2016/2284 (NEC)

Questa direttiva stabilisce impegni vincolanti per la riduzione di sostanze come SO₂, NOₓ, NMVOC, NH₃ e PM₂.₅. Anche se non agisce direttamente sui singoli siti, incide sulle misure locali che coinvolgono i poli scientifici.

VOC in pitture, vernici e uso di solventi

La direttiva 2004/42/CE limita il contenuto di VOC nei prodotti vernicianti, mentre l’IED regola le attività industriali ad alto uso di solventi. Nei laboratori di ricerca questo si traduce nella necessità di adottare prodotti a basse emissioni e misure di contenimento.

Gas fluorurati in HVAC e strumentazione

Il regolamento (UE) 2024/573 rafforza il phase-down degli F-gas, con obblighi su installazione, recupero, manutenzione e sostituzione dei refrigeranti ad alto GWP.

Tutela dei lavoratori e monitoraggio indoor

Le direttive 98/24/CE, 2004/37/CE e 2000/54/CE impongono misure di prevenzione e monitoraggio per proteggere i lavoratori da agenti chimici, cancerogeni e biologici, con particolare attenzione alla verifica delle prestazioni delle cappe e alla ventilazione.

Come progettare un monitoraggio a tre livelli per i centri di ricerca

Un modello efficace integra tre livelli: monitoraggio ai punti di emissione con sistemi in continuo o campagne periodiche; monitoraggio al perimetro del sito con sensori e campionatori; e monitoraggio indoor per la protezione dei lavoratori. Solo così è possibile avere un quadro completo e affidabile.

Dati che servono anche all’ESG

I dati raccolti non servono solo per la conformità normativa, ma diventano strumenti fondamentali per la rendicontazione ESG. Le misurazioni trasparenti e verificabili permettono di dimostrare impegni concreti nella sostenibilità, riducendo il rischio di greenwashing e rafforzando la credibilità verso investitori e comunità locali.

Errori ricorrenti (e come evitarli)

Molti centri scientifici sottovalutano le emissioni diffuse prodotte da cappe e linee sperimentali, trattano il monitoraggio come una foto annuale e non investono abbastanza in sistemi di controllo in continuo. Inoltre, spesso viene trascurato il tema degli F-gas, che hanno un impatto climatico elevatissimo e richiedono piani di riduzione e sostituzione strutturati.

Dal rischio al vantaggio competitivo

Per i centri di ricerca il monitoraggio dei gas non è un obbligo marginale, ma una leva strategica. Significa ridurre i rischi sanitari, anticipare le nuove soglie europee, rispondere agli obblighi di trasparenza e rafforzare la propria posizione verso istituzioni e stakeholder. Nell’Europa che spinge verso aria più pulita, maggiore responsabilità e reporting ambientale avanzato, chi misura oggi sarà più credibile e competitivo domani.

Condividi sui social

Articoli correlati