ROMA – Il berlusconismo non risparmia oramai nessuno, nemmeno le menti intelligenti e innovative come Antonio Ricci, creatore di “Drive in” e di “Striscia la notizia”. Da anni impegnato a difendere la satira ed anche le “veline”, cioè quelle ragazze che, almeno agli inizi, fingevano di portare foglietti con le indicazioni sulle notizie da fornire ai telespettatori, come si usava durante il Ventennio, Ricci ce l’ha a morte con la sinistra che sovente lo ha messo sotto accusa per aver sfruttato una certa immagine (seminuda) delle donne. Il suo alterg-ego, Ezio Greggio, si affanna a spiegare in televisione che loro non utilizzano le donne come “statuine” ma ne fanno delle icone ironiche e satiriche proprio di quelle trasmissioni e di quella stampa che si foraggiano con tette e culi.
Ieri sera “Striscia la notizia” ha rilanciato un servizio messo in onda da “Matrix” e intitolato come il documentario “Il corpo delle donne”, una seria denuncia dello sfruttamento femminile in televisione. Ricci-Greggio se la sono presa con la “stampa progressista” con la solita accusa: siete peggio degli altri, mettete in copertine patinate seni e culi e poi fate la morale alle veline. Ricci ha proprio il dente avvelenato, perché si vede accusato di ciò contro cui ha sempre combattuto nella sua carriera televisiva. Oggi gli risponde un’avvelenata Natalia Aspesi su “Repubblica”. L’incipit del suo articolo è tutto un programma: “L’ennesimo attacco a ‘Repubblica’, chiamato come fosse un insulto, ‘giornale progressista’, è partito l’altra notte, poco prima dell’ora cara ai vampiri, da un canale Mediaset”. La Aspesi va giù dura, accusando Ricci e l’azienda televisiva del presidente del consiglio di scagliarsi ad arte contro il quotidiano di Ezio Mauro, “la cui ultima imperdonabile colpa, tra le tante, deve essere quella di aver contribuito con i suoi molti articoli di sostegno, a far riempire le piazze italiane con un milione di donne impegnate a chiedere la fine di questo governo”. Per Aspesi è falsa l’accusa di doppio moralismo, perché “Repubblica” e le sue riviste non contengono e non sfruttano immagini di donne nude se non quelle che la pubblicità impone e ricorda come perfino la figlia del magnate di Arcore (oramai magnate anche lei), cioè Marina Berlusconi sia apparsa su “Chi” con il suo bel seno scolpito, “essendo indispensabile anche per lei accedere a quell’esibizione fisica che la televisione e la pubblicità impongono alle femminilità”.
Una polemica che assume toni grotteschi, soprattutto per chi vuole ribaltarla contro la “stampa progressista” dopo che si è avuta contezza delle “prodezze” amatorie del Cavaliere, dispensatore di centinaia di migliaia di euro in “regalini” alle sue “innamorate”. Perché se c’è uno che vede nelle donne soprattutto seni e culi è proprio lui, in una infinita produzione seriale di “corpi delle donne”. Ma vallo a spiegare a Antonio Ricci.