Moby Prince. Familiari da 24 anni aspettano risposte

LIVORNO – “Quella di Livorno è la più grave tragedia sul lavoro e per questo si chiama in causa il datore di lavoro, cioè l’armatore. Noi continuiamo a chiederci perche’ Vincenzo Onorato non sia mai salito sul banco degli imputati.

Ora finalmente la commissione di inchiesta puo’ dare quelle risposte che in 24 anni non abbiamo avuto”. Lo ha detto Loris Rispoli, presidente dell’associazione ‘140’, una di quelle che riunisce i congiunti delle vittime, aprendo l’incontro tra i familiari delle vittime e i parlamentari della commissione di inchiesta, nella giornata di commemorazione della tragedia del Moby Prince, in cui 24 anni fa morirono 140 persone. Presenti al tavolo il senatore Marco Filippi (Pd) e la senatrice Alessia Petraglia (Sel).

“Per noi il 10 aprile rappresenta un po’ l’11 settembre per la nostra città – ha detto  Filippi – una data che interroga le nostre coscienze, come ha spiegato Rispoli, per cercare di rispondere alle esigenze che, dopo 24 anni, hanno necessita’ di essere accompagnate con parole di verità e di giustizia. Elemento di novità di quest’anno – ha aggiunto Filippi – è essere giunti ad avere il traguardo della commissione di inchiesta parlamentare sul Moby Prince, che ieri in commissione abbiamo approvato all’unanimità su un testo unificato e senza emendamenti. Questa è la forza: lavorare per una lettura univoca delle situazioni di fatto, tralasciando le bandiere di parte”. La commissione lavorerà per due anni con report semestrali in aula prima di arrivare alla relazione finale. “Sulla vicenda – ha concluso il senatore – ancora sono moltissime le zone d’ombra e una molteplicità di incastri che non tornano. Più che in altre situazioni credo quindi che sia necessaria una commissione di inchiesta autorevole, e credo che la politica debba assumersi la forza di raccogliere gli elementi che non hanno fatto parte del processo o che sono stati stralciati per vizi di forma”.

   In chiusura e’ intervenuto anche Angelo Chessa, figlio del comandante del Moby Prince, e presidente dell’associazione ’10 aprile’, che riunisce anch’essa familiari delle vittime. “Dallo scorso anno qualcosa e’ cambiato – ha detto Chessa – c’e’ un consenso totale sulle cose da fare tra le due associazioni dei familiari delle vittime e ora con una commissione di inchiesta, che speriamo possa presto cominciare a lavorare, i punti interrogativi di una vicenda intricata si devono congiungere in una causa comune che serva per tirare fuori la verità”.

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