Per contrastare la criminalità non serve il lanciafiamme, ma l’ascolto di chi opera sul campo

NAPOLI – A Napoli si continua a sparare. E ad uccidere. Venerdì sera, nel cuore del quartiere Sanità, un commando ha esploso diversi colpi di arma da fuoco falciando così 2 persone, mentre altre 3 sono rimaste ferite. Una manciata di ore prima, ad Afragola, la folla “inferocita” tenta di assaltare il commissariato di Polizia del rione Salicelle nel tentativo di liberare 2 giovani appena arrestati per aver commesso una rapina.

E sugli organi di stampa non mancano i commenti di esponenti di “livello” delle istituzioni. Tra questi c’è addirittura chi parla dell’esigenza dell’utilizzo di lanciafiamme o di scariche elettriche ad “alta tensione”.

«Ma sì, usiamo pure qualche bomba all’idrogeno e, se dovesse necessitare, anche una spruzzatina di gas nervino, giusto per essere certi di aver fatto un buon servizio», afferma ironico Giulio Catuogno, Segretario Generale Provinciale di Napoli del sindacato indipendente di Polizia Co.I.S.P.

«Ma davvero resta così difficile capire cosa serve veramente in questa lotta alla malavita? » si chiede il massimo esponente della segreteria del Co.I.S.P. partenopeo. «Ormai – continua – le abbiamo sentite tutte. Ma ci sembra di assistere ad un gioco in cui vince chi trova la soluzione più assurda. E’ come se realmente non interessasse a nessuno iniziare un percorso serio di contrasto alla criminalità. Eppure è così semplice. Basterebbe soltanto ascoltare i suggerimenti di chi opera sul campo, di coloro che si possono definire gli “esperti del settore”. Non teorici della materia ma coloro che vivono, nella quotidianità, la realtà dei fatti. »

«Nella nostra battaglia – afferma ancora Giulio Catuogno abbiamo più volte indicato la strada: Stanziamento delle risorse, revisione della politica sulla sicurezza, certezza della pena e investimento prima nell’educazione e poi nel lavoro».

E’ apparentemente una strada schematica e non proprio semplice, certo, ma condivisa da chi questa lotta alla criminalità la vive seriamente. Uno per tutti il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che in un’intervista apparsa sulla stampa di oggi, ha affermato: «Bisogna investire in sicurezza. Investire, senza badare a spese (…) I soldi, se davvero si vuole, si trovano».E ancora:«I ragazzi vanno sottratti alla camorra: senza scuole, (..) senza una prospettiva di lavoro e senza lo sport che educa alla lealtà, al rispetto delle regole e alla disciplina saranno sempre lasciati soli».

«Ecco – conclude Catuogno come abbiamo sempre affermato, occorre prima di tutto un’educazione. E un’alternativa, una possibilità di scelta diversa rispetto a quella offerta dalla malavita . Senza queste due cose, la lotta alla criminalità non si potrà mai considerare iniziata seriamente». 

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