Storie vere di cani veri. “Pippo il bassotto che canta, ma solo in automobile”

Tutto cominciò il giorno in cui erano diretti in macchina dal veterinario per una vaccinazione: Marco e Pippo, il suo bassotto dal pelo lucidissimo neanche avesse fatto un uso esagerato di brillantina, si trovarono imbottigliati in un ingorgo da ora di punta che minacciava di farli arrivare tardi all’appuntamento.

Dopo un po’, sbuffando Marco accese la radio per distrarsi. C’era un programma di canzoni. Lui stesso si mise a canticchiare, prima a bassa voce poi a gola spiegata, mentre Pippo se ne stava acciambellato sul sedile del passeggero fingendo di dormire. Ma come si può dormire con quello che urlava “Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me …” e poi “Allora io quasi quasi prendo il treno e vengo da te …” con quel che segue? Quando finì la canzone alla radio e Marco si accese una sigaretta, Pippo si produsse in un lungo sbadiglio che terminò in una specie di guaito. 

Ma era piuttosto un gorgheggio. “Che fai, adesso canti anche tu?” chiese Marco incuriosito. E Pippo colse al volo l’occasione … per cantare. La musica che veniva dalla radio forse lo ispirò, fatto sta che alzando la testa e atteggiando la bocca a trombetta come il Paperino dei fumetti emise una serie di suoni gutturali, come non aveva mai fatto e che sorpresero Marco: “Ma tu canti!” disse e alzò il volume della radio. Finalmente l’ingorgo si sciolse e la macchina riprese la marcia. Al veterinario, che era un amico, Marco disse che Pippo sapeva cantare. “Un cane che canta? È la prima volta che lo sento dire” commentò freddo il veterinario che aveva fretta di finire la giornata di lavoro. Una volta a casa Marco mise un disco sul piatto, Azzurro, e a Pippo che lo guardava perplesso: “Su, canta anche tu”, disse con un sorriso. Il bassotto lo piantò in asso e se ne andò nella sua cuccia deciso a uscirne solo all’ora di pranzo. 

Ma un giorno in macchina si ripeté il “miracolo”. La radio trasmetteva canzoni, Marco prese a canticchiare sottovoce, e Pippo se ne uscì con un gorgheggio che durò parecchi secondi. Fu così che Marco scoprì che il suo cane amava cantare, a modo suo naturalmente e solo in automobile, con la radio a fare da accompagnamento. Era d’estate, la macchina, una spyder di taglio sportivo, aveva la capote alzata, Marco e Pippo si godevano la bella giornata. Era giorno di raduno: il club di auto d’epoca, di cui Marco era fondatore e animatore, aveva organizzato per quella domenica un raduno in un’amena località di campagna. Dopo il pranzo di rito, fra le macchine schierate in parata la spyder di Marco spiccava per quel bassotto che se ne stava seduto compunto e sembrava aspettare che qualcuno gli desse il là. E infatti Marco chiamò gli amici per farli assistere allo spettacolo e accese la radio. Subito Pippo cominciò a “cantare”. Scoppiò un applauso e Pippo concesse il bis, mostrando come tutti gli artisti di apprezzare il favore del pubblico: più gente circondava la macchina scoperta più lui continuava a “cantare” modulando suoni più o meno armoniosi che comunque suscitavano l’ammirazione dei presenti. 

Marco fece con gli amici un figurone, mentendo disse che era stato lui a insegnare al cane a cantare, Pippo lo guardava sornione, felice di aver fatto contento l’amato padrone. Ma non cantò più se non di fronte ad un suo pubblico. Per tutta la stagione dei raduni di auto d’epoca, Marco lo portò con sé e lo mostrava agli amici. “Su, Pippo, canta!” gli diceva invitante. E il bassotto dal pelo lucido si esibiva seduto al posto del passeggero con la radio che trasmetteva un programma di canzoni. Quelle che lo ispiravano e che facevano parte del suo repertorio.

Da “20 storie vere di cani veri” di Sandro Marucci, edizioni La Quercia 2021 – 17

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