TOKYO – La situazione nel complesso nucleare di Fukushima rimane molto grave. Il primo ministro giapponese Naoto Kan ritiene che il controllo della centrale nucleare potrebbe essere recuperato fra 6-9 mesi, secondo il calendario preparato ad aprile dall’operatore.
Ma la Tepco (Tokyo Electric Power Company), società che gestisce l’impianto, stenta a dare notizie certe e confortanti, soprattutto dopo l’ammissione che barre di combustibile nel reattore 1 sono precipitate sul fondo del vaso di pressione già dopo pochi giorni dall’incidente. E, nonostante siano pompate ogni ora con 8 tonnellate di acqua, il livello tende a disperdersi. L’allarme riguarda innanzitutto il reattore 1, ma si ipotizzano buchi in tutti e tre i reattori. “Gli indicatori del livello dell’acqua nei reattori 2 e 3 non sono attendibili”, ha dichiarato infatti la Tepco in conferenza stampa dopo l’annuncio del collasso del reattore 1.
Se i valori sono stati sopravvalutati e la realtà è diversa, è probabile che sia in atto una fusione nucleare. La Tepco non nega e non rassicura. Non si esclude quindi che il carburante nucleare fuso abbia raggiunto il fondo del reattore. Se questo fosse provato c’è una massa di liquido radioattivo, impossibile da raffreddare anche con getti massicci d’acqua, che rischia di bucare il reattore e infiltrarsi nel suolo. Cosa sta succedendo davvero in Giappone è difficile dirlo. Nessuno è autorizzato ad avvicinarsi all’impianto di Fukushima. La nave di Greenpeace non ha avuto nemmeno l’autorizzazione ad effettuare i campionamenti entro il raggio di 12 miglia dalla costa. Tutto questo silenzio fa temere il peggio.
Il presidente della TEPCO, Masataka Shimizu, ha parlato di difficoltà e reperire i finanziamenti necessari per ripristinare la situazione. E ha chiesto al Parlamento di adottare un piano per aiutare l’azienda ad effettuare i pagamenti necessari. La società deve affrontare gli oneri speciali per tentare di risolvere il problema, garantire un approvvigionamento stabile di energia elettrica nella metropoli di Tokyo e risarcire le vittime evacuate dalla zona. Non si esclude che il Governo vari gli aiuti richiesti per salvare la società dalla bancarotta.
Nel frattempo è stata ampliata la zona di sicurezza intorno all’impianto nucleare. Cinquemila persone si sono spostate in edifici pubblici, alberghi e altre sistemazioni nelle città vicine. La prefettura di Fukushima, al momento, non è in grado di confermare la sorte di oltre 9mila persone che hanno lasciato la zona dopo l’incidente. Non si sa dove siano andati né come reperirli. Anche la Cina è preoccupata per quanto sta capitando in Giappone. Il primo ministro Wen Jiabao ha annunciato che il 21 maggio sarà a Tokyo per una visita di due giorni. Durante i quali farà tappa nella Prefettura di Fukushima, la zona più colpita dal terremoto dell’11 marzo scorso.