L’Urss light di Putin per salvare il suo Potere

MOSCA – Qualcuno l’ha già battezzata l«’Urss leggera», ma oggi il premier russo Vladimir Putin ha chiamato «Unione euroasiatica» il suo progetto di riunire alcune ex repubbliche sovietiche in un unico spazio economico comune. Con un articolo in prima pagina sul quotidiano filo governativo Izvestia, il capo dell’esecutivo ha illustrato l’orizzonte di quella che sarà una delle linee guida della sua politica estera mentre prepara il ritorno al Cremlino.

«Il nuovo progetto di integrazione per l’Eurasia è il futuro che nasce oggi», è il titolo dell’articolo, nel quale Putin annuncia il possibile ingresso di Kirghizistan e Tagikistan nell’Unione doganale già esistente tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Unione che, dal primo gennaio prossimo, evolverà in spazio economico comune, rimuovendo tutte le barriere nel campo commerciale, finanziario e del mercato del lavoro. Il premier muove anche una velata critica all’Ucraina per il suo rifiuto di entrare nell’Unione doganale – motivato con il suo impegno verso l’integrazione europea – e sostiene che la futura Unione euroasiatica diventerà partner della Ue per la creazione di uno spazio economico comune, garantendo ai propri membri una posizione più forte. Putin infine non nasconde il suo scetticismo sui tempi d’ingresso di Mosca nell’Organizzazione mondiale del commercio, parlando di «difficoltà oggettive all’interno del Wto».

Ma per la prima volta esponenti di Russia Unita ammettono che il partito di Putin potrebbe non superare il 50% alle prossime legislative del 4 dicembre, confermando così gli ultimi sondaggi. Lo riferisce il quotidiano filogovernativo Izvestia citando alcune fonti anonime. Il rischio quindi è quello di perdere la maggioranza costituzionale dei due terzi del parlamento, con ripercussioni sull’immagine del presidente Dmitri Medvedev, che farà da capolista, come fece Putin nel 2007, portando il partito al 64,3%. Intanto montano le polemiche per la vendita sottocosto di ortaggi in varie città russe associata al simbolo di Russia Unita, l’orso, che compare sulle felpe o sui camioncini degli esercenti ambulanti. Andrei Budin, un esperto di Golos, associazione indipendente che monitora la campagna elettorale, sostiene che si tratta di una palese violazione, perchè l’iniziativa è un tentativo di corrompere gli elettori. Tutto normale invece per la commissione elettorale centrale: secondo uno dei suoi membri, infatti, l’acquisto dei prodotto non comporta la promessa o l’impegno a votare il partito di Putin.

«Eppure la rinascita di una Urss “light”, un’Unione sovietica leggera in forma di Unione Euroasiatica, è l’ambizioso progetto economico e geopolitico accarezzato da Vladimir Putin mentre prepara il suo ritorno al Cremlino. Un grande spazio economico comune con le ex repubbliche sovietiche per dare vita poi insieme alla Ue ad un unico mercato «dall’Atlantico al Pacifico», «da Lisbona a Vladivostok», «condividendo gli stessi valori di libertà, democrazia e leggi di mercato». Un nuovo «brick» per aumentare la stabilità mondiale, come ha spiegato lo stesso premier in un articolo in prima pagina sul quotidiano filogovernativo Izvestia, che segna la sua prima iniziativa di politica estera da presidente in pectore. La base del progetto ruota ovviamente intorno all’Unione doganale della troika Russia-Bielorussia-Kazakhstan, ideata da Putin e formalmente entrata in vigore lo scorso luglio dopo varie difficoltà. Dal prossimo gennaio evolverà in uno spazio economico comune da 165 milioni di consumatori, con l’abbattimento delle barriere e quindi la libera circolazione di merci, capitali e forza lavoro: «una tappa storica», secondo il premier russo, deciso a resuscitare Mosca come capitale della sua vecchia area d’influenza, dialogando con l’Europa da posizioni paritarie, tra ‘blocchì economici.

 

Putin ha ricordato che le porte «sono aperte» e annunciato il possibile ingresso di altre due ex satelliti centroasiatici, il Kirghizistan e il Tagikistan. Ma all’appello manca un pezzo grosso dell’ex Urss, la renitente Ucraina, in guerra con Mosca per farsi abbassare il prezzo del gas. Putin ha cercato di usare la leva dell’Unione doganale, ma Kiev non vuole compromettere la possibilità di creare forse già entro fine anno una zona economica con la Ue. Processo Timoshenko permettendo. E ha offerto solo l’ipotesi di una associazione parziale, con una formula 3+1 che Mosca non gradisce. Il progetto di Putin, quindi, parte in salita, considerando anche le tensioni con la fragile Minsk (che teme di essere fagocitata), l«’addio» alla Georgia dopo la guerra per l’Ossezia del sud e le diffidenze di Astana, corteggiata peraltro da Bruxelles per fornire metano ad un gasdotto transcaspico concorrenziale al russo South Stream. Il premier, che aveva definito il crollo dell’Unione sovietica «la più grande catasfrofe geopolitica del XX secolo», e che dopo il suo arrivo al potere aveva rispolverato l’inno sovietico, ha cercato di fugare i timori: «non sto parlando di ricreare l’Urss in una forma o nell’altra. Sarebbe ingenuo tentare di far rinascere o copiare qualcosa dal passato». «Noi proponiamo un modello di unificazione potente e sovranazionale, capace di diventare uno dei poli del mondo contemporaneo e di agire al contempo come un legame efficace tra l’Europa e la dinamica regione Asia-Pacifico», ha spiegato, assicurando che non c’è contrapposizione con la Csi, la comunità di Stati indipendenti nata dalle ceneri dell’Urss. A suo avviso, inoltre, «la partecipazione all’Unione Euroasiatica consentirà ai suoi membri di integrarsi in Europa più velocemente e con una posizione più forte». Un’Unione che dovrebbe diventare un altro «mattone» per «assicurare una maggiore stabilità all’economia mondiale», agendo «insieme a Ue, Nafta (l’accordo nordamericano per il libero commercio), l’Apec (la comunità per la cooperazione economica dell’ Asia-Pacifico) e l’Asean (l’associazione delle nazioni del sud est asiatico). Il progetto di Putin corre parallelo a quello di un sistema di difesa antimissilistico comune euro-asiatico, da Lisbona a Vladivostok, ma per ora prevalgono ancora i contrasti con gli Usa sul loro progetto di scudo europeo.

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