Cina. Il governo censura, giornalisti epurati

PECHINO (corrispondente) – Sara’ l’atmosfera tesa che accompagna il conto alla rovescia verso il 18esimo Congresso del Partito, sta di fatto che la censura cinese si fa di giorno in giorno sempre piu’ intransigente.

Martedi’ Lu Yan e Sun Jian, due alti dirigenti dell’Oriental Morning Post, uno dei quotidiani piu’ rinomati di Shanghai, sono stati rispettivamente rimosso e sospeso dal proprio incarico, come riportato dal South China Morning Post in data 18 luglio.
Lu Yan impugnera’ le redini di un’altra divisione del Wenxin United Press Group a cui fa capo la testata di Shanghai, mentre il chief editor, Sun Jian, e’ stato definitivamente sollevato dall’incarico.
La notizia, fatta trapelare da alcune fonti anonime interne al giornale, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco divampato lunedì scorso in seguito alla rimozione del caporedattore del New Express, Lu Fumin, spedito a dirigere la pagina politica dello Yangcheng Evening News, testata sorella del quotidiano del Guangdong. Privato della sezione dedicata agli editoriali, il New Express, che oggi presenta solo due pagine di cronaca nazionale e internazionale, sfoggia una copertura fin troppo dettagliata per quanto riguarda le notizie locali.

Ad attirare l’attenzione della cesoia governativa sul giornale di Canton sarebbe stata la pubblicazione di un report -gia’ apparso in data 10 luglio sul Jinan Daily, megafono del Partito dello Shandong- sulle vite di cinque membri del Politburo, il cuore della macchina politica cinese. Riproposto anche sul sito web del People’s Daily e su China News Service, l’articolo non sembra aver creato problemi alla testata dello Shandong, che, almeno fino a ieri, conservava il pezzo incriminante nel suo archivio online.

Strano? Non troppo se si considera che i media del Guangdong sono i piu’ influenti della Cina continentale. “L’intero Paese ascolta quello che dicono” -ha spiegato Hu Xingdou, docente presso il Beijing Insitute Technology- “Questa e’ probabilmente la ragione per la quale il News Express e’ stato censurato, mentre l’autore del Jinan Daily e’ scampato al bavaglio.”

La stretta sulla stampa del Guangdong segna un’inversione di tendenza nella politica adottata dalle autorita’ in quella che viene considerata una delle province piu’ liberali della Cina. Si dice che Wang Yang, il capo del Partito locale noto per il suo riformismo e balzato agli onori della cronaca per aver risolto brillantemente le proteste di Wukan, stia cercando di calmare le acque in vista del prossimo Congresso che segnera’ il passaggio del testimone ai leader della quinta generazione. Proprio Wang, infatti, compare tra i candidati piu’ favoriti in corsa per uno dei seggi del Comitato permanete del Politburo, la stanza dei bottoni del Regno di Mezzo.

“Negli ultimi tempi diverse rivolte sociali hanno scosso il Guangdong, richiamando l’attenzione di Pechino. E’ possibile che Wang Yang abbia deciso di stringere il controllo sui media per scongiurare altri problemi nei mesi a venire” -ha dichiarato Zhu Jianguo, commentatore indipendente con base a Shenzhen- “proprio a maggio il governo provinciale ha fatto venire da Pechino un nuovo capo della propaganda, il quale ha gia’ suscitato disgusto tra i giornalisti locali a causa del suo pugno di ferro”.

La purga somministrata alle penne piu’ pungenti del New Express suona come un monito rivolto a tutti gli organi di stampa della regione meridionale della Cina. Dopo l’imbavagliamento del Southern Metropolis News e del Southern Weekly, il giornale di Lu Fumin era rimasto l’unico a conservare un taglio piu’ investigativo.

Sempre motivazioni di natura politica, si vocifera, abbiano spinto il segretario di Shanghai, Yu Zhengsheng – anche lui in lizza per una delle poltrone che contano- a fare pulizia nello staff dell’Oriental Morning Post. “Yu era molto critico nei confronti delle storie pubblicate negli ultimi tempi, cosi’ il giornale e’ dovuto intervenite in qualche modo”, ha affermato un veterano del settore. Fonti interne al quotidiano hanno raccontato di pressione esercitate dal dipartimento della propaganda sugli organi di stampa locali. Ragione per la quale le tendenze radicali di Lu Yan, autore di un articolo sull’economista liberale Mao Yushi, devono essere apparse alla dirigenza del giornale troppo compromettenti.
Quanto all’altro fresco di epurazione, Sun Jian, sarebbe “colpevole” di aver pubblicato sul suo microblog la copertina di “Conversation with Chen Xitong”, libro controverso di recente uscita (non nella mainland!) sull’ex capo del Partito di Pechino caduto in disgrazia. Un’opera particolarmente illuminante circa il ruolo da quest’ultimo svolto nella repressione di piazza Tian’anmen, argomento ritenuto ancora tabù oltre Muraglia.

Mentre nella redazione dell’Oriental Morning Post è bocca cucita, alcuni addetti ai lavori hanno rivelato come di questi tempi, alla viglia del ricambio ai vertici, la “stabilità ad ogni costo” sia una priorità assoluta per le autorità. E non importa se questo significhi dover sacrificare la trasparenza del proprio operato: i media non possono fare altro che chinare il capo e ubbidire.

Intanto i diretti interessati cercano di mettere a tacere le voci di corridoio. “Crescere insieme al New Express è stata una delle grandi gioie della mia vita, ma da oggi, a causa di alcune esigenze lavorative, tornerò a collaborare con la sezione politica e cultura del Yangcheng Evening News. Le mie radici sono al Yangcheng e proprio lo scorso anno avevo chiesto di potervi fare ritorno. Oggi finalmente il mio desiderio si avvera,” è quanto comunicava Lu Fulin sul Twitter cinese Weibo lunedì pomeriggio.

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