Siria. Decine di persone giustiziate in moschea. Il regime colpisce ancora

Caritas: “Situazione drammatica. Damasco è una città asfissiata”

ROMA – Almeno quaranta cadaveri, ma potrebbero essere di più, sono stati trovati nei sotterranei di un edificio a Mouadamyia, quartiere di Damasco da ieri bersaglio dei bombardamenti da parte dell’artiglieria e dell’aviazione del regime siriano. È stato un attivista di questa zona, Suheib al Qasem, a riferire che si
tratta di vittime di una esecuzione. I Comitati di coordinamento locale, legati ai ribelli, hanno poi precisato che l’edificio si trova nella via principale del quartiere, nella zona sud della capitale siriana, ed è vicino alla moschea dedicata a Omar. L’Osservatorio siriano dei diritti
umani, basato a Londra, ha invece affermato che il palazzo appartiene al clan siriano Katkut.

Nel frattempo dalla Caritas arrivano notizie drammatiche, solo oggi i morti sono stati 110. Si aggravano, infatti,  le difficoltà della popolazione in Siria e cresce il numero dei rifugiati in Libano e Giordania, attualmente stimati in 2 milioni di persone su circa 20 milioni di siriani. “Damasco è una città asfissiata – è il grido di allarme che arriva da Rosette Hechaimè, coordinatrice delle Caritas del Medio Oriente – mentre proseguono le violenze si aggravano le condizioni della popolazione e le difficoltà di trovare viveri e medicinali, cercati anche di notte e di nascosto».
In Libano – rende noto Caritas Italiana – le zone di confine con la Siria sono poco sicure e Caritas Libano ha dovuto limitare le sue attività e per la prima volta annullare un tradizionale campo estivo per i giovani dei paesi arabi.
Verso la Giordania poi si sta dirigendo una nuova ondata di rifugiati siriani, che ormai in questo paese hanno superato le 160.000 unità, cifra molto rilevante in rapporto ai 5 milioni di abitanti e a un territorio per due terzi desertico. Caritas Libano e Caritas Giordania sono impegnate su più fronti, oltre a quelli di immediata assistenza, in collaborazione con le autorità, ma la situazione si aggrava sempre più. Migliaia di rifugiati chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai prezzi esorbitanti dei beni di prima necessità e alla piaga del lavoro minorile, e vengono segnalati
casi di matrimoni forzati di bambine di 11 anni vendute dalle famiglie di appartenenza, rende noto la Caritas.

Caritas Italiana dall’inizio dell’emergenza profughi ha messo subito a disposizione un primo contributo destinato alle famiglie, ma solo in Siria occorrono già altri 170.000 euro per estendere l’intervento in atto. Anche dalle Caritas di Libano, Turchia e Giordania arrivano ulteriori richieste per aiuti d’urgenza a fasce sempre più ampie di popolazione.

Il consiglio nazionale siriano (Cns) «studia attualmente la formazione di un governo di transizione». Lo ha affermato il presidente del Cns, Abdel Basset Sayda, al termine di un colloquio a Parigi con il presidente francese Francois Hollande.

Giornalisti rapiti
I lealisti siriani hanno catturato un giornalista palestinese e un cameraman turco ad Aleppo. Lo ha riferito un ufficiale dei ribelli. I due rapiti lavorano per l’emittente in lingua Al-Hurra, la tv finanziata dagli Usa. Il comandante dell’Esercito libero siriano, colonnello Abdel Jabbar al-Okaidi, ha riferito che il giornalista era ferito al momento della cattura, avvenuta nel distretto centrale di Suleyman al-Halabi, lo stesso in cui è stata uccisa la giornalista Mika Yamamoto di 45 anni, che lavorava per la piccola agenzia di stampa indipendente ‘Japan Press’.

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