Elezioni presidenziali USA, Michelle Obama colpisce nel segno

ROMA – Il pronostico della vigilia è stato rispettato: il discorso di Michelle Obama alla convention del Partito Democratico americano doveva essere un successo, e lo è stato.

La first lady ha toccato il cuore degli americani, li ha commossi, emozionati. Infine, conquistati.
Il coro dei consensi si fa sempre più unanime e roboante, su Michelle, sulla sua famiglia e sul capo-famiglia, Barack.
Per comprendere bene questo fenomeno, è necessario calarsi nella cultura statunitense, nel loro modo di vivere la politica. Un leader, un presidente, si giudica anche dalla sua famiglia, dal modo di rapportarsi alle relazioni familiari e alla vita quotidiana. Un giudizio che, data l’impossibilità di avere un rapporto diretto col soggetto interessato, è molto di forma e poco di sostanza.
Tutto appare un po’ naif per noi europei, talvolta molto costruito: l’immagine di Obama che segue il discorso della moglie sul divano di casa abbracciato alle sue figlie sembra più presa da un set cinematografico che dalla vita reale.

Così come la voce rotta di Michelle che augura ai suoi figli e a tutti i figli d’America, che sia suo marito a restare presidente – ma pensa un po’?! -, a garanzia del loro futuro. In ogni caso, queste sono le regole della contesa presidenziale in USA, e gli Obama e il loro entourage sanno come giocarci alla perfezione.
Il sermone della first lady, ma sarebbe meglio dire first mom, è interrotto in continuazione da applausi scroscianti di elettori in lacrime. Dietro la coreografica, però, c’è anche un dato politico nelle parole di Michelle Obama, una sorta di canovaccio programmatico del prossimo mandato presidenziale del marito: investimenti per la famiglia, la salute, la solidarietà.
Obama insomma si ripropone di colmare col secondo mandato le lacune del primo. Maggioranza nel Congresso permettendo, ovviamente, ma questa è un’altra partita.
Gli analisti concordano comunque sul successo della prima giornata di convention: non solo Michelle, quindi, ma anche il cosiddetto “Obama latino” Julian Castro. I Democratici hanno messo in campo i pezzi da novanta per l’apertura e sono stati ripagati.
L’odierna, seconda giornata del programma a Charlotte appare come quella mediaticamente un po’ più debole, ma strategicamente dedicata ai piccoli e grandi elettori del partito: a prendere la parola saranno i leader del Partito Democratico, coloro che hanno maggiore seguito nella struttura e sui territori. Tra di loro, anche l’ex-presidente Bill Clinton.
Una giornata di confronto e di maggiore spessore politico, che prelude all’appuntamento del 6 novembre, giornata conclusiva, con il vicepresidente Biden e il discorso di chiusura di Obama.
I giochi sono dunque ancora aperti, ma la sensazione è che difficilmente gli Obama traslocheranno dalla Casa Bianca quest’anno.  

(USA, Michelle Obama, Barack Obama, Julian Castro, Partito Democratico, convention)

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