Gaza. Israele pronta all’intervento terrestre. 30mila soldati al confine

Torna l’incubo di Piombo fuso. L’unicef: “A rischio i bambini”. Salgono a 42 le vittime

ROMA –  Nonostante gli appelli internazionali per un cessate il fuoco l’operazione militare “Colonna di fumo” scatenata da Israele contro la striscia di Gaza, non si ferma. Complessivamente sono 42 le vittime palestinesi dall’inizio del conflitto,  iniziato quattro giorni fa, e parliamo di un bilancio ancora ufficioso.

Intanto, dopo i raid aerei dell’aviazione dello stato ebraico, oltre 30mila militari israeliani sono pronti al confine per sferrare un attacco via terra, nonostante le pressioni del governo degli  Stati Uniti che ritiene l’incursione possa danneggiare Israele e aiutare i miliziani di Hamas. “Non vogliamo entrare a Gaza se non è necessario” ha detto il viceministro degli Esteri di Israele, Danny Ayalon, che ha aggiunto: “Ma se continuano a lanciare razzi un’operazione di terra è possibile. Se vedremo nelle prossime 24-36 ore altri razzi sparati contro di noi, credo questo potrebbe innescarla”.

Sul fronte opposto, dalla Striscia, è partito un altro razzo un Fajr-5 di produzione iraniana, il terzo per la precisione (gli altri due uno erano finiti uno in mare e l’altro nel deserto, ndr), che però, dopo essere stato intercettato dai missili d’Israele, è esploso prima di toccare il suolo. Razzi che l’Iran smentisce di aver dato alla resistenza palestinese.

Nel frattempo alla città de Il Cairo si stanno muovendo i primi passi per negoziare una tregua, anche se l’ipotesi sembra ancora molto lontana. Come riporta il giornale di Gaza, Falastin al-Youm i dirigenti di Gaza sembrano pronti ad un cessate al fuoco, purchè il blocco alla Striscia sia riìmosso e vengano date garanzie internazionali che impediscano ad Israele di colpire i loro esponenti di spicco.  Queste richieste, sempre secondo il giornale, sono state inoltrate dal leader politico di Hamas Khaled Meshaal al capo dell’intelligence egiziana, Rafat Shehade.  

Richieste che non troveranno terreno fertile visto che il ministro israeliano dell’educazione Gideon Saar  ha precisato che “l’operazione in corso a Gaza non è ancora completata”.
“Hamas – ha poi aggiunto –  non è nella posizione di poter dettare alcuna condizione. Qualunque cosa sia successa prima dell’operazione non continuerà dopo che sarà finita. Nel momento in cui potremo essere certi di questo, ci fermeremo”.

Su una possibile tregua è intervenuto anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha affermato che Israele dovrà rendere conto del  massacro di bambini innocenti  a Gaza. “Tutti devono sapere che prima o poi sarà chiesto il conto per i massacri di questi bambini innocenti uccisi con metodi disumani a Gaza”-  ha tuonato il  premier turco in un discorso all’Università del Cairo. Stesso allarme è stato lanciato dall’Unicef che parla di una situazione disastrosa.  “Negli ultimi due giorni, sei bambini palestinesi di età compresa tra 10 mesi e 15 anni sono stati uccisi durante gli attacchi aerei su Gaza e 60 sono stati feriti. “Il lancio da entrambe le parti di razzi e gli attacchi aerei – scrive l’Unifec in una nota – stanno mettendo a rischio i bambini e le loro famiglie, lasciandoli esposti a danni fisici e disagi psicologici”.

Insomma la situazione a Gaza, specie quella sanitaria,  è ripiombata alla drammatica epoca di “Piombo fuso”, mentre al confine con l’Egitto ci sarebbero 220 tonnellate di medicinali su numerosi camion fermi, poichè sprovvisti di autorizzazioni per arrivare alla Striscia. Notizia confermata  da Foad Aodi, presidente delle Comunità arabe in Italia (Comai) che mantiene un costante contatto con la Striscia.

La guerra corre anche sulla rete

Il collettivo hacker Anonymous, che ha lanciato due giorni fa #OpIsrael in sostegno ai palestinesi di Gaza, annuncia di aver oscurato o defacciato (cambiato la home page) di oltre 9.000 siti web israeliani. Il gruppo afferma di aver «cancellato il database di Bank of Jerusalem», uno dei principali istituti finanziari, e del ministero degli Esteri.

L’appello di Luisa Morgantini
 
Intanto da Ramallah, arriva l’appello di Luisa Morgantini, di Assopace, già vicepresidente del Parlamento europeo che riportiamo integralmente.

“Esprimiamo il rifiuto dell’aggressione militare israeliana e ci uniamo a tutte quelle forze che chiedono di mobilitarsi per l’immediato cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza, ma anche la fine dell’occupazione militare israeliana. Non basta esigere la fine dei bombardamenti. Gli americani e la comunità internazionale devono chiedere l’immediato ripristino della legalità e la cessazione di una colonizzazione e di un’occupazione che è all’origine di tutte le tensioni. Mentre si bombarda Gaza, distruggendo vite ed infrastrutture nella Cisgiordania si da’ mano libera e sostegno alla crescita delle colonie ed alle aggressioni dei coloni verso le proprieta’ e i contadini palestinesi. Gli attacchi israeliani a ridosso delle elezioni sono una costante: ben cinque sulle sette ultime elezioni in Israele , hanno visto campagne elettorali fatte con le guerre, ed è quello che sta facendo anche Netanyahu, facendone pagare le conseguenze ai civili palestinesi e israeliani. Tutto quello che sta succedendo inoltre, e non casualmente sta mettendo in secondo piano un appuntamento importante: il riconoscimento della Palestina come stato osservatore presso l’Onu, il cui voto è previsto il 29 novembre. Un appuntamento che era stato accompagnato da un crescendo di mobilitazioni nella West bank, che hanno visto migliaia di persone occupare le strade dell’apartheid e che sono state del tutto oscurate”.
“L’escalation israeliana e’ gravissima. Sopratutto per l’avallo incondizionato del dipartimento di stato Usa che ha rilasciato dichiarazioni di totale sostegno alla politica di “difesa” israeliana e per l’ipocrisia ed il cinismo della Comunità Europea, oltre che le divisioni del mondo arabo. Ricordiamo che il comandante dell’ala militare Ahmed al Jabari, ucciso da un attacco mirato il 14 novembre, era l’interlocutore con egiziani ed israeliani per gli accordi di tregua. Ucciderlo indica la volonta’ di Israele di non avere nessun negoziato”.
“Come Assopace chiediamo a tutte le persone di coscienza, come ci hanno chiesto gli internazionali presenti a Gaza di unirsi per far cessare il fuoco e ci uniamo a tutte le mobilitazioni in Italia e al presidio oggi a Roma, davanti Montecitorio alle 17 per chiedere al Governo italiano e alla comunità internazionale di agire immediatamente per il rispetto della legalita’ e dell’umanita’”.

Condividi sui social

Articoli correlati