Spagna, bustarelle per Rajoy. Barcenas conferma, trema il Governo

MADRID – Trema il Governo sotto i colpi di Luis Barcenas e della stampa. In Spagna torna a riaccendersi quello che può essere considerato uno dei più grandi scandali di corruzione del post-franchismo.

Dopo le pubblicazioni della “contabilità B” in seno al Partito Popolare spagnolo, pubblicata mesi or sono da “El Pais”, e la cui originalità è stata rivendicata dall’ex tesoriere, proseguono ad affiorare nuovi dettagli di tangenti a esponenti politici. Solo ieri la il “Mundo” riportava alcuni sms di incoraggiamento indirizzati a Luis Barcenas dal premier: “La situazione è difficile, Forza” ma anche alcuni in cui si evinceva che i due fossero a conoscenza dei finanziamenti illegali all’interno del Partito. Tutte informazioni che sbiadiscono dinanzi alle indiscrezioni odierne provenienti dalla Fiscalia, il tribunale che si occupa di reati in materia fiscale e di corruzione sul territorio iberico. Parole pesantissime, che gettano ancor più ombre su Rajoy e sul numero due del maggior partito di centrodestra spagnola Maria Dolores de Cospedal. I due, secondo quanto dichiarato da colui che per vent’anni ha gestito i flussi di denaro di Calle Genova, sede capitolina del Partito Popolare, avrebbero percepito denari provenienti da imprenditori. Un “pegno” in cambio di affiliazione di appalti i cui frutti del business sarebbero stati girati personalmente dal tesoriere nelle mani dei politici. Nel suo ufficio, per quanto riguarda la segretaria generale, mentre in una busta marrone piena di banconote da 500 euro per quanto riguarda il premier. “Paghette” che si sarebbero ripetute durante gli anni 2008, 2009 e 2010. E che solo nel 2010 si sarebbero concretizzate in bustarelle da 25 mila euro a testa. Una bomba che rischia di far polverizzare la tenuta dell’Esecutivo iberico, in preda alle difficoltà della crisi economica, che in Spagna aggravata dalla bolla immobiliare che ha svuotato le banche di capitali e i cittadini della proprietà o del possesso delle loro abitazioni.

A ben vedere le dichiarazioni di Rajoy rappresentano un cambio di strategia per l’ex “tesorero”. Da sempre, anche grazie allo scudo che in passato gli aveva concesso il Partito Popolare Barcenas aveva negato la veridicità delle accuse. Ma a meno di un mese dall’ingresso preventivo in carcere, anche a seguito della presa di distanza dei suoi ex colleghi, la verve collaborazionista ha preso vigore. Secondo quanto si apprende dalla stampa locale, il “tesorero” del Partido Popular avrebbe girato al giudice Pablo Ruz una incredibile mole di nuovi documenti, cartacei e sotto forma di pen drive. Secondo le indiscrezioni, Rajoy avrebbe immesso nella contabilità B alcune spese di rappresentanza scomode da presentare alla Corte dei Conti. Tutto a conoscenza della numero due del partito. Sempre secondo le indiscrezioni Barcenas avrebbe anche ricevuto un’offerta da parte di un avvocato vicino alla De Cospedal: 500 mila euro per il silenzio sulla contabilità B del partito.

Tutto questo mentre l’opposizione, con voce del segretario socialista Rubalcaba, ha chiesto nuovamente le dimissioni del Premier. Ma certamente più preoccupanti risulta essere l’impatto della vicenda sulla gente. In Rete no si parla d’altro. A breve Barcenas riceverà più di 34 mila lettere di cittadini, che gli chiedono di vuotare il sacco sul caso. “Dì Tutto quello che sai” è la richiesta più presente. Alcool sul fuoco delle polemiche cavalcate dalle opposizioni che dialogano per dar la botta definitiva alla maggioranza sotto il collante del danno di immagine che la Spagna sta ricevendo con gli scandali del Partito Popolare e del suo entourage.

Ma Rajoy, almeno per il momento resiste. “Porterò a termine il mio mandato”. Così il premier conservatore ha esordito oggi dinanzi alle nuove indiscrezioni. Il sunto di quanto dichiarato è che non ha intenzione di dimettersi alla luce delle accuse, etichettate come destabilizzanti. “Dico solo che la Spagna sta riuscendo a uscire dalla crisi. Difenderò la stabilità politica. Se altri vogliono giocare ad altro, è loro responsabilità”. Il premier, che da tempo fa melina sul caso Barcenas e apparso visibilmente in difficoltà a Bruxelles nel commentare la notizia dell’arresto dello scorso 27 giugno ha risposto a solo due domande rivoltegli dalla stampa spagnola. Tre da quella polacca, a seguito del premier Donald Tusk, tutte pre-accordate con giornalisti in orbita conservatrice. Tra le risposte anche l’assicurazione che non si avrà nessuna pressione sulla giustizia. Ma anche che lo “Stato di Diritto non si sottomette a ricatti”. Snobbata l’opposizione, liquidata con un “è libera di valutare come più ritenga conveniente”. Ma a quanto pare, questo scetticismo è solo suo e dei suoi fedelissimi. Soprattutto perchè Calle Genova è in fermento sotto i colpi della base del partito, ma anche di esponenti più in auge che avrebbe richiesto alla Cospedal riunione straordinaria con oggetto un avvicendamento al vertice Popular. 

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