L’Ucraina di Viktor Yanukovich si avvia verso la dittatura?

KIEV – Non possono più piazzare le tende o stand nei luoghi pubblici se non sono stati previamente autorizzati. A meno che non si voglia incorrere nel rischio di vedersi puniti con 15 giorni di carcere. Pene che arrivano a 5 anni se si tenta di bloccare gli edifici governativi: non proprio una norma buttata a caso, se si considerano le cronache di questi giorni. E’ polemica in Ucraina per la legge anti-protesta varata dal Parlamento nella seduta di riapertura delle attività dopo la pausa delle festività di giovedì 16 gennaio. Nella serie di leggi non è differenziata nemmeno la natura delle manifestazioni: pacifiche o animate da violenza.

Da circa un mese l’Ucraina è stata messa a ferro e fuoco dai manifestanti pro Unione Europea. Forti sono le critiche ai danni del presidente della repubblica Viktor Yanukovich e del primo ministro Mykola Azarov. Sul banco della protesta c’è l’accordo di libero scambio commerciale con l’Unione Europea. Come noto Yanukovic ha ritirato il suo assenso all’accordo all’ultimo minuto, facendo pendere nuovamente l’accordo a favore della Russia, con cui l’Ucraina intesse rapporti economici basati anche su forniture energetiche. In molti hanno accusato il Cremlino di aver utilizzato proprio la dipendenza dalla forniture energetiche russe per far leva su Yanukovic. In fondo sul tavolo non c’erano solo i rapporti Mosca-Kiev. Quanto piuttosto i rapporti di forza di Mosca sull’Unione Europea e il possibile effetto domino che si sarebbe potuto innescare in seno alle cancellerie delle ex colonie sovietiche, pronte anch’esse ad aprire all’Europa.

Troppi interessi che non possono non innescare tensioni. Così da novembre scorso si è assistito a proteste nelle piazze, occupazioni di sedi governative, scontri e feriti. Una situazione esplosiva che si è intersecata anche nei binari spirituali: anche Papa Francesco si è interessato alla questione ucraina e tramite il Nunzio Apostolico di Kiev ha espresso la sua preghiera per l’unità e la pace di tutto il popolo ucraino. Un popolo, quello dei manifestanti, che si è visto anche negare l’appoggio della chiesa greca cattolica, che su richiesta di Yanukovic ha deciso di non fornire assistenza spirituale ai protestanti.

Tra le misure restrittive votate ieri: un anno di lavori forzati per chi si macchia del reato di diffamazione, anche su internet. E’ inoltre previsto che ciascun media in rete si registri presso le autorità. Sono previste sanzioni pesanti per chi manifesterà con maschere o caschi sulla testa. Forti pene anche nei confronti di persone o di organizzazioni che offrono servizi o attrezzature a manifestanti non autorizzati. Per quest’ultimi le multe possono arrivare fino a 1.275 dollari, mentre le pene detentive possono arrivare ad un massimo di 10 giorni.

Sulla serie di divieti votati ieri dal Parlamento il presidente non si è ancora espresso. Yanukovic è l’unico che ha il potere di stracciare i provvedimenti votati dal Parlamento per alzata di mano: 235 si su 450. Il voto avvenuto per alzata di mano che ha suscitato sgomento ma che si è reso necessario perché l’opposizione avrebbe reso impraticabile l’uso dei dispositivi elettronici. In molti sono pronti a scommettere che il veto presidenziale non arriverà e arriverà la controfirma al giro di vite messo in atto da Mykola Azarov.

Dai banchi dell’opposizione si è infatti levata la protesta contro il provvedimento, che dal loro punto di vista altro non sarebbe che un tentativo di attivare uno stato di polizia. Oleg Tiahnybok, capo del partito di estrema destra Svoboda, ha parlato di un tentativo di colpo di stato. Un qualcosa di molto simile alla situazione che si sta registrando in Bielorussia di Aleksander Lukashenko. Il leader di “Udar” Vitaly Klitschko in barba ai provvedimenti ha chiamato a raccolta gli ucraini per la prossima domenica nella consueta piazza Maidan di Kiev per attivare una nuova protesta. L’ex boxer Vitaly Klitschko è da molti considerato il prossimo sfidante alla presidenza dell’Ucraina. La sua opinione sull’operato del duo Yanukovic-Azarov non è dissimile a quella di Yulia Timoschenko, che dal carcere nel quale è tenuta non ha mancato di commentare quanto sta accadendo fuori: “Un ulteriore passo verso l’instaurazione di una nuova dittatura”.

I provvedimenti non hanno lasciato perplessi solo i membri dell’opposizione: il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha espresso la sua preoccupazione per “l’adozione da parte del parlamento ucraino di progetti di leggi che potrebbero limitare le libertà fondamentali dei cittadini, impedire il diritto di riunione e di parola”. Se diventassero norme legislative, spingerebbero l’Ucraina verso l’autoritario passato sovietico” ha concluso. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton ha invitato il presidente Yanukovic ”ad assicurare che queste decisioni siano riviste e portate in linea con gli impegni internazionali dell’Ucraina”. Le nuove leggi, secondo la Ashton, sono approvate ”frettolosamente” e in ”un’apparente mancanza di rispetto delle procedure parlamentari” in Ucraina sono ”preoccupanti” in quanto ”limitano i diritti fondamentali dei cittadini” e sono ”contrarie agli obblighi internazionali” sottoscritti dal Paese.

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