PECHINO – Le autorità di Pechino hanno emesso un nuovo allarme rosso per smog, il secondo nell’arco di due settimane dopo quello lanciato per la prima volta nella storia il 7 dicembre scorso.
Nella capitale cinese l’inquinamento atmosferico durerà da domani fino a martedì, ha detto l’Ufficio meteorologico di Pechino aggiungendo che a livello nazionale, una vasta area da Xian, nella provincia centrale dello Shaanxi, a Harbin, nel nord-est del paese, potrebbe anche essere colpita L’allarme innesca restrizioni sulla circolazione dei veicoli, alcune fabbriche dovranno chiudere e altre ridurre la produzione. I residenti sono stati invitati a rimanere a casa e le scuole potranno chiudere.
Il servizio meteorologico ha detto che lo smog rischia di essere peggiore di quello del precedente allarme rosso emesso all’inizio di questo mese, con la concentrazione di particelle inquinanti PM2,5 che salirà a 500 per metro cubo d’aria. Lo smog che ha colpito Pechino l’8 dicembre aveva raggiunto il picco appena al di sotto 300. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda 25 microgrammi per metro cubo come il livello massimo di sicurezza. Le autorità hanno rilasciato una mappa che mostra che una cappa pesante di smog potrebbe ricoprire una fascia del paese che si estende per quasi 2.000 km, investendo almeno 12 grandi città, con Pechino e la vicina città di Shijiazhuang maggiormente colpite.
La notizia è stata accolta con l’esasperazione e la preoccupazione dei cittadini cinesi sul web. “Ci risiamo!” detto un utente di Weibo. “Io davvero non so cosa sta facendo il governo? E’ in grado di prevedere lo smog, ma non prendere le misure appropriate per ridurlo”, ha aggiunto un altro utente.
Oltre 4mila morti al giorno
Il recente studio della studio della Berkeley Earth ha stabilito che ogni anno l’inquinamento in Cina fa 1,6 milioni di vittime, circa 4.400 al giorno. L’indagine che per la prima volta ha mappato le zone del Paese che producono più inquinanti ha scoperto che buona parte dello smog che soffoca Pechino proviene in realtà da fabbriche molto lontane. I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.500 centraline in Cina, Taiwan e altri paesi vicini, compresa la Corea del Sud, applicando i parametri individuati dall’Oms che legano le malattie ai livelli di inquinamento.