Libia. La Ue discute le sanzioni contro chi ostacola governo

BRUXELLES – I ministri degli Esteri dei 28 Stati membri dell’Unione europea discuteranno oggi a Bruxelles possibili sanzioni contro quanti minano il processo politico in atto in Libia, ostacolando l’insediamento di un governo di unità nazionale.

Nel mirino di Bruxelles ci sarebbero i presidenti dei due parlamenti di Tobruk e Tripoli, rispettivamente Aguila Saleh e Nuri Abu Sahmein, così come il capo del governo di Tripoli, Khalifa al-Ghweil.Nel comunicato diffuso ieri al termine dell’incontro avuto a Parigi, i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Italia, Francia, Germania e Regno Unito, e il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, hanno “ricordato alle personalità di tutte e due le parti libiche che quanti minano il processo politico, l’insediamento del governo di unità nazionale e l’attuazione dell’accordo di Skhirat, rischiano le sanzioni”. Perchè solo “l’unità politica e un governo inclusivo e funzionante può mettere fine all’instabilità che ha favorito lo sviluppo del terrorismo in Libia”, hanno aggiunto.Nella nota i ministri hanno quindi ribadito il loro “pieno appoggio al governo di unità nazionale proposto dal Consiglio presidenziale”, con cui sono pronti a “collaborare come l’unico governo legittimo della Libia”. Di fatto, l’insediamento dell’esecutivo presentato a metà febbraio continua ad essere ostacolato dal mancato voto di fiducia del parlamento di Tobruk, previsto dall’accordo firmato a Skhirat, in Marocco, lo scorso dicembre.

Due giorni fa, il Consiglio presidenziale libico, presieduto da Fayez al Sarraj, ha proclamato l’entrata in funzione del governo, invitando le istituzioni libiche “a prendere immediatamente contatto con il governo di unità per avviare il passaggio di poteri in modo pacifico e strutturato”. In un comunicato il Consiglio presidenziale ha motivato tale decisione sostenendo che il documento firmato da 101 parlamentari di Tobruk il 23 febbraio a sostegno del governo, così come il riconoscimento ottenuto dal Dialogo libico – composto da politici libici e deputati dei due parlamenti rivali di Tripoli e Tobruk – riunito a Tunisi nei giorni scorsi con l’inviato delle Nazioni Unite Martin Kobler, rappresentino “il via libera a iniziare a lavorare”.Tuttavia, nella nota diffusa al termine del vertice di Tunisi del 10 marzo scorso, i membri del Dialogo libico avevano ribadito la necessità di rispettare quanto previsto dall’accordo di Skhirat, tra cui la ratifica dell’esecutivo presentato dal Consiglio presidenziale da parte dell’Assemblea di Tobruk. E ieri diversi membri dello stesso Dialogo libico, tra cui le forze politiche Alleanza delle forze nazionali, Partito del Fronte nazionale e Partito Alwattan, hanno contestato la decisione del Consiglio presidenziale, sostenendo che sarebbe un’interpretazione sbagliata di quanto dichiarato dopo il vertice di Tunisi, in cui l’organismo guidato da Sarraj è stato invitato ad “adottare tutte le misure necessarie per iniziare ad operare in tempi rapidi nella capitale Tripoli”.”Spetta al parlamento di Tobruk dare un voto di fiducia al governo”, hanno dichiarato i membri del Dialogo libico in un documento, sottolineando come violare l’accordo di Skhirat equivalga a far perdere credibilità allo stesso Consiglio presidenziale, nato proprio grazie a tale intesa.Lo stesso Kobler, in una conferenza stampa tenuta ieri a Malta, ha ammesso che al governo di unità manca ancora il voto di fiducia del parlamento: “E’ come un camion senza libretto di circolazione”, ha detto.

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