Corea del Nord: una scia di velenI

PYONGYANG – Arma favorita degli intrighi di corte del passato, l’avvelenamento continua a venir usato per assassinii politici di Stato, con sostanze sempre più sofisticate.

La morte di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano, ucciso con gas nervino all’aeroporto di Kuala Lumpur, riporta alla mente il dissidente bulgaro Markov avvelenato con la punta di un ombrello a Londra. Ecco i principali casi degli ultimi anni: 1978: Georgi Markov era uno scrittore fuggito nel 1969 dal regime comunista bulgaro di Todor Zhikov. Stabilitosi a Londra, lavorava come giornalista per la Bbc, l’emittente finanziata dagli americani Radio Free Europe e la radio tedesca Deutsche Welle. Famoso per i suoi attacchi sarcastici al regime bulgaro, fu colpito con una punta d’ombrello alla gamba mentre aspettava l’autobus il 7 settembre 1978, giorno del compleanno di Markov. Morì l’11, dopo essere stato ricoverato in ospedale con la febbre alta. L’autopsia rivelò una micro capsula contenente ricina, un potente veleno, che gli era stata iniettata tramite un congegno pneumatico attraverso la punta di un ombrello. Dell’omicidio furono sospettati i servizi bulgari, forse con l’aiuto del Kgb russo. 

1997: il 25 settembre due agenti del Mossad israeliano avvelenarono il leader dei Hamas, Khaled Mashal, iniettandogli una sostanza velenosa nell’orecchio ad Amman. Ricoverato in coma, Mashal rischiò di morire. Ma intanto i due agenti furono arrestati e re Abdullah minacciò la rottura dei rapporti diplomatici. Israele fu così costretto a consegnare l’antidoto che salvò la vita all’esponente di Hamas. 2004: Allora candidato alle elezioni presidenziali ucraine, il leader dell’opposizione Viktor Yushchenko fu ricoverato in Austria nel settembre 2004 dopo essere stato vittima di un misterioso avvelenamento da diossina, sostanza che gli era stata probabilmente versata nella minestra. Salvato dalla morte, ma con il volto sfigurato, Yushechenko sfidò il filo russo Viktor Yanukovych al ballottaggio delle presidenziali il 23 novembre 2004. Vinse quest’ultimo, ma le accuse di brogli e le proteste di piazza della ‘rivoluzione arancione’ portarono ad una ripetizione del ballottaggio che diede la vittoria a Yushchenko. Successivamente Yushchenko affermò di essere stato avvelenato da tre uomini che erano con lui a cena, poi rifugiati in Russia. Uno di loro era l’ex numero due dei servizi ucraini, Volodymyr Satsyuk, che ha poi ricevuto la cittadinanza russa. 

2006: ex agente dei servizi russi dell’Fsb, Alexander Litvinenko era fuggito a Londra nel 2000 dopo aver accusato i suoi superiori di aver ordinato l’assassinio dell’oligarca Boris Berezovsky. Dalla Gran Bretagna aveva puntato il dito contro il leader del Cremlino Vladimir Putin per l’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya. Il 1 novembre 2006, Litvinenko si ammalò improvvisamente e fu ricoverato in ospedale. Morì il 23 novembre di quello che fu riconosciuto come avvelenamento da polonio. La sostanza radioattiva sarebbe stata messa nella sua tazza di té da due russi durante un incontro in un albergo di Londra. Gli inquirenti britannici hanno accusato un agente dell’Fsb, Andrey Lugovoy, di cui Mosca ha rifiutato l’estradizione in una vicenda che ha provocato forti tensioni diplomatiche fra i due paesi. 2017: il giornalista russo Vladimir Kara Murza, 35 anni, del movimento dissidente Open Russia, viene stato ricoverato d’urgenza in terapia intensiva a Mosca il 2 febbraio e posto in stato di coma farmacologico. I sintomi sono simili al blocco renale improvviso che colpì il dissidente nel 2015 e che lui attribuì allora ad un avvelenamento. Il 19 viene trasferito in un ospedale all’estero, dopo che gli è stata diagnosticata una intossicazione dovuta a sostanza sconosciuta.  

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