Libia. 6mila vittime. Gli insorti si rivolgono all’Onu: “Raid aerei contro le milizie del rais”

ROMA – Dopo il delirante intervento di Muammar Gheddafi che  si autoproclama la voce del popolo libico, la situazione sta precipitando. Altro che il Libro Verde che teorizza una struttura piramidale alla cui sommità appare la figura di Qàid, il leader, che guarda caso ci riconduce al Colonnello stesso.

Oggi la Lega per i diritti umani ha diffuso dei dati drammatici. Dall’inizio della rivolta i civili rimasti uccisi dai pretoriani del rais sarebbero saliti a 6 mila. Un dato che lascia immaginare quale sia la risposta armata che Gheddafi sta portando avanti contro la sua stessa gente. Nel frattempo il consiglio nazionale degli insorti nell’est della Libia ha chiesto che sotto egida dell’Onu siano pianificati dei raid aerei contro le postazioni delle milizie mercenarie utilizzate dal Colonnello, le quali  stanno provocando una carneficina tra i civili. Al momento tre navi americane avrebbero appena superato il canale di Suez e si starebbero dirigendo nel mare libico. Si tratta della Uss Kearsarge, che trasporta elicotteri, e della Uss Ponce con a bordo munizioni e mezzi da sbarcow la Uss Andrid che dovrebbe trasportare blindati.

Ma c’è un altro allarme lanciato da Save the Children. Secondo l’organizzazione umanitaria più di un milione di bambini nell’ovest della Libia versano iun una situazione di grave pericolo a seguito degli scontri fra le forze governative e gli oppositori, per il controllo di città chiave, compresa la capitale Tripoli. L’ong, infatti,  ha raccolto le testimonianze di famiglie e bambini a Tripoli e in città vicine, che descrivono la loro paura di morire, di essere feriti e arrestati poichè le forze di sicurezza libiche continuano a reprimere le proteste degli oppositori. Un ragazzino di 13 anni di Tripoli intevistato da Save the Children descrive così il clima di paura in città: “Sono terrorizzato, mi sento insicuro e ho paura di rimanere orfano. Ho saputo che i padri di alcuni miei amici sono stati presi e sono spariti”. Si stimano in 700.000 i bambini che vivono a Tripoli dove la situazione umanitaria resta confusa per la difficoltà di avere informazioni e contatti indipendenti con la popolazione. Resoconti dalla città riferiscono che le scuole sono chiuse e che la maggior parte delle persone sono chiuse in casa. Inoltre affiorano testimonianze di famiglie che, nel tentativo di abbandonare il paese, sono state assalite dalle forze governative al confine. Save the Children ha inviato un proprio team di operatori nell’est della Libia per una prima valutazione dei bisogni della popolazione nelle aree controllate dagli oppositori, al fine di garantire aiuti di prima emergenza – acqua, medicine, kit igienici, cliniche mobili – e supporto-psico sociale ai bambini e alle famiglie.

Grave emergenza anche per l’esodo di massa che si sta spingendo verso i confini libici.  Ed è proprio al confine tunisino che l’Italia appronterà  un primo campo di assistenza  a cui collaboreranno la Croce Rossa, il ministero della Difesa, la quale darà un supporto logistico e la Protezione Civile. L’iniziativa sarebbe stata sollecitata dall’Egitto che ha chiesto al governo italiano di occuparsi della fornitura di cibo, di cure mediche e del trasporto in patria dei tanti egiziani che risiedevano in Libia. Anche le tante Ong che operano nell’Africa settetrionale hanno chiesto  l’apertura di corridoi umanitari per far fronte a questa situazione catastrofica.

Le prossime ore saranno particolarmente delicate. Gheddafi oggi nel suo discorso televisivo ha minacciato una guerra fino all’ultimo sangue, contro chiunque si opponga alla sua volontà. “Combatteremo per la Libia fino all’ultimo uomo e donna” ha detto. Ma in realtà Gheddafi è sempre più solo, abbandonato dal suo stesso popolo.

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