Moratoria sul nucleare. Davvero il governo ha deciso di non decidere?

ROMA – La moratoria sul nucleare fa discutere. E’ un bene o un male? E’ realmente una pausa di riflessione da dedicare a ulteriori test sulla sicurezza?

Il governo davvero abbandonerebbe il suo programma sull’atomo, nel caso i test non risultassero soddisfacenti? Oppure è un bluff? Per sgonfiare la preoccupazione dei cittadini, sperando che, più tranquilli, non vadano in massa al referendum di giugno?

Un anno di tempo in più, in politica, è un intervallo di tempo sufficiente a compiere cambi di scenario degni di un musical di Broadway. Oggi, sembrerebbe che terreno fertile per seminare l’atomo in Italia non ci sia. Oltre alla grana del referendum, troppo vicino, in calendario, al disastro giapponese, il governo apparentemente dovrebbe superare altri ostacoli insormontabili. Gli annunci di dietrofront di altri Paesi: andare avanti da soli sulla strada del nucleare rischierebbe alla lunga di rivelarsi un autogol politico, si presterebbe sempre il fianco alle critiche dei contrari (“tutti mollano l’atomo, mentre noi…”). Altro ostacolo: il no deciso che i Presidenti di molte regioni hanno opposto all’ipotesi di costruire sul loro territorio una centrale; anche Presidenti di destra.

Destino segnato, quindi, per il progetto fosforescente del governo italiano? No, ovviamente, e proprio perchè entra in gioco la moratoria. Non si dimentichi mai chi sono in realtà i politici: una specie animale con precise caratteristiche comportamentali. Così come la Merkel ha detto no (o meglio ni) al nucleare e no alla guerra in Libia perchè aveva delle elezioni regionali da vincere, per lo stesso motivo i Governatori italici hanno detto no al nucleare: hanno delle elezioni amministrative a maggio a cui pensare. Terminata la campagna elettorale, con quasi un anno di tempo per combinare il consueto scambio di favori e promesse e poltrone, questo fronte ora compatto del no alle centrali per magia inizierà a mostrarsi possibilista. E sfruttando altri notevoli trucchetti da prestigiatore mediatico (ad esempio trattare certi provvedimenti in estate, o usare come bombe mediatiche certi argomenti per nascondere o relegare in secondo piano altri più scottanti), la questione nucleare, il prossimo anno, se non ci saranno nuove centrali di Fukushima, rischierà di passare quasi inosservata. Sebbene ora questo rischio possa sembrare inverosimile, si tenga conto che, se non ci fosse stato il disastro giapponese, l’atomo in Italia non avrebbe avuto molte difficoltà a imporsi. Un po’ di notizie sul Bunga Bunga ad allietare le letture estive degli italiani in spiaggia, e quindi a togliere visibilità ad altre notizie, e il quorum al referendum di giugno sarebbe stato per l’ennesima volta, dal 1997 ad oggi, non raggiunto. Sembra incredibile a dirsi: gli italiani oggi, stando ad alcuni sondaggi, sono per il 70% contrari all’atomo. Nonostante sia ovvio che questo dato dipenda in gran parte dal dramma di Fukushima, non si può credere che gli italiani se chiamati a votare sul nucleare non vadano in massa ai seggi, anche se questi fossero allestiti in piena estate. E’ la nostra salute in ballo, qualunque sia il parere sulla questione, il quorum non si può non raggiungere. Tuttavia, va ricordato che il referendum sul nucleare del 1987, innanzitutto fu a novembre, e inoltre in quel periodo era ancora vivo il ricordo del disastro di Cernobil, avvenuto l’anno prima ma fino al 1988 sempre molto attuale, per il problema delle radiazioni che invasero l’Europa. Anche gli altri quesiti referendari proposti dal ’97 in poi erano importanti: licenziamento, finanziamento ai partiti, giustizia… Eppure, affluenza scarsa, sempre. Referendum non valido, sempre. Quindi, potere del calendario, una votazione a metà giugno è letale per il senso civico del cittadino medio. Ed è per questa ragione che la moratoria di un anno si rivela essere assai pericolosa, per i contrari al nucleare. Può tranquillizzare i cittadini e tenerli lontani dalle urne a giugno.

Altra conseguenza della moratoria. Qui non si sta parlando della campagna acquisti di una squadra di calcio, non si sta rimandando l’acquisto di un nuovo giocatore. Magari qualche tifoso potrebbe mugugnare, ma dal punto di vista finanziario non è detto che questo rimandare abbia conseguenze economicamente negative per la società che ‘governa’ la squadra. Qui si sta parlando del mercato economico più importante e strategico del Paese: quello energetico. Bloccare il mercato delle rinnovabili con i tagli agli incentivi, e bloccare ora ulteriormente il settore energetico con questa moratoria sul nucleare, significa incertezza sul futuro. Gli investimenti più fruttosi in italia quali saranno, sul verde o sul fosforescente? Che lavoro farà un imprenditore del settore? Installatore di pannelli solari? O immagazzinatore di scorie mortali? Dovrà cercare campi molto esposti al sole, oppure zone a basso rischio sismico? Lo si saprà fra un anno. Nel frattempo, gli investitori nel settore o perdono soldi o cambiano settore, non fidandosi del nostro esecutivo che non sa ancora stabilire quale strategia energetica avrà il prossimo anno. (Mentre la Germania già l’ha pianificata sino al 2030).

Tuttavia, a proposito di questa incertezza, l’ipotesi che ufficialmente il Governo vada in pausa, ma che in realtà nell’ombra si continui a lavorare (tramare) per il nucleare sembra molto più plausibile. Un Paese può davvero lasciare congelato per un anno il proprio settore energetico? Gli investitori stranieri possono davvero stare alla porta ad aspettare? Non si rischia di essere ‘sostituiti’ da altri paesi, capaci, magari anche con strategie un po’ discutibili, di soffiarci accordi commerciali importanti? Con l’attuale crisi libica, si è visto che basta una guerra improvvisa e improvvisata, e di colpo una gran parte di gas e petrolio si rischia di vedersela soffiare dal ‘prepotente’ di turno. Dunque, o davvero il governo è andato in tilt sul nucleare e non sapendo che pesci pigliare, è rimasto paralizzato con l’esca in mano; oppure si ‘pensa male’ e si considera questa moratoria una trovata pubblicitaria finalizzata a superare indenni il pericolo del referendum. Che, ricordiamolo, non solo riguarderà il nucleare, ma anche acqua pubblica e legittimo impedimento.

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