Accuse a Pisapia. A Milano, dopo i “moderati” è l’ora degli “educati”

RAVENNA – Che Milano fosse terreno fertile per i moderati, gli italiani se ne erano accorti già il 23 marzo del 1919, quando in piazza San Sepolcro, nell’allora sede del Circolo per gli Interessi Industriali, Commerciali e Agricoli della provincia di Milano (oggi sede della Questura), il romagnolo, non ancora cavaliere, Benito Mussolini fondò i fasci italiani da combattimento.

 

Un movimento, figlio del moderatismo italiano (“autobiografia della nazione” lo definì Gobetti) che aveva come programma di massima: l’abolizione del Senato e dei Vescovati, la pensione a 55 anni e la giornata lavorativa di otto ore, oltre all’abolizione dell’Esercito da sostituire con una milizia popolare; quella stessa con cui “il cavaliere” marciò su Roma per convincere il re(uccio) di savoia a conferirgli l’incarico di primo ministro.

Da allora, nonostante i numerosi sforzi, Milano è rimasta fedele alla sua tradizione, tanto da accogliere, ogni volta che se ne è presentata l’occasione, tutti gli spiriti migliori del moderatismo nazionale, tutti i personaggi pubblici più contenuti e misurati (anche terroni) che hanno dato lustro, poi, all’intero nostro Paese.

L’elenco, ovviamente, sarebbe lunghissimo: da Feltri a Montanelli, da Berlusconi a Osvaldo Napoli, a Matteo Salvini. Ci soffermeremo, perciò, solo sull’ultimo campione del moderatismo milanese: la sindaca uscente Letizia Brichetto Arnaboldi, coniugata Moratti dopo l’annullamento rotale del matrimonio tra la scrittrice Lina Sotis e Gianmarco e, quindi, come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo, nuora di Angelo, cognata di Massimo e Milly, capolista dei verdi alle prossime elezioni.

Una signora misurata, mai sopra le righe, sempre attenta a non essere sconveniente fin da quando, a 8 anni, indossò il cappotto sopra al pigiama, afferrò l’ombrello e fuggì di casa perché i genitori non le permettevano di vedere “Lascia o raddoppia”. Si dice fu riacciuffata dal portiere dello stabile.

O quando, da adolescente s’infilava la sottana sopra la minigonna per non incorrere nella censura paterna e poi, una volta guadagnato il pianerottolo, si liberava del travestimento e se ne andava a spasso con le gambe (ammirate – sembra – dallo stesso D’Alema) in bella vista.
Una donna misurata e attenta come quando appena diciottenne s’invaghì di un uomo, oggi suo marito, che aveva più di lei: 13 anni, due figli e un matrimonio annullato quando, in Italia, parlare di divorzio era reato e la polizia entrava nelle camere da letto degli amanti e dei concubini.

Insomma, stiamo parlando della campionessa dei moderati, della principessa del savoir faire, misurata nelle presenze in consiglio comunale (6 nel 2008; 3 nel 2009), come nelle spese elettorali si mormora di, appena, 6.335.000 euro interamente finanziati dal marito nel 2006 mentre, per quelle di quest’anno la cifra è ancora incerta, anche se c’è chi giura che si aggiri attorno ai 15 milioni.

E’, dunque, con questo spirito di profonda moderazione e modestia che la sindaca uscente di Milano, dopo aver dato del ladro, amico dei terroristi amnistiato al suo diretto competitor (e probabile nuovo sindaco), una volta scoperta la patetica quanto spudorata bugia, sempre con misura e contegno, in barba a tutti i suoi amici, falsi moderati che la invitavano alla cautela, dopo poche ore ha rincarato la dose.

“Io non ho condannato – ha dichiarato la Brichetto Arnaboldi in Moratti – ho solo sottolineato una vicenda che politicamente ha visto in quegli anni Pisapia avere frequentazioni ben precise. Ho citato – ha proseguito l’ex sindaca – una sentenza perché dimostrava quello, cioè la frequentazione di terroristi. Non può essere considerata moderata – ha concluso, poi – la storia di una persona che in quegli anni era vicina ad ambienti terroristici”.

Non sappiamo se “l’estremista”, futuro sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ci tenga ad essere accomunato a codesto luminoso esempio di moderazione. Quel che è certo è che, sia come sia, lui è un campione di educazione e tolleranza in quanto, molti altri, al suo posto avrebbero perso tempo con le querele (con lor signori/e, il rischio prescrizione è sempre dietro l’angolo) ma avrebbero già provveduto ad indicare all’ex sindaca una famosissima meta di vacanze.

Ignoriamo, anche, se i milanesi si siano stancati (finalmente) dei moderati e moderate, sappiamo per certo, però, che votando Pisapia possono contare, oltre che su un perfetto gentleman, anche su un solido puntello per la buona e civile convivenza.

In fondo Don Gallo, che ieri l’altro, era con lui sul palco a Milano, raramente si sbaglia. Con buona pace dei moderati, That’s all Folks!

 

 

 

 

 

 

Alessandro Bongarzone

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