Monti. Il premier dalle aspettative incerte. La ripresa nel 2013, forse

ROMA – “L’Italia ce la farà”, ha scritto Mario Monti nella lettera che ha inviato al Presidente Giorgio Napolitano. Purtroppo non è dato a sapere ‘quando’ e neppure a quale prezzo usciremo da questa profonda crisi, le cui conseguenze sociali emergono drammaticamente ogni giorno sulle cronache dei quotidiani.

E c’è chi dice che siamo solo all’inizio di un epilogo molto più drammatico di quanto era stato previsto inizialmente. Lo conferma anche la Commissione dell’Unione Europea che oggi come un pugno sullo stomaco ha parlato di ripresa economica dell’Eurozona, che non arriverebbe solo nel 2013. Il condizionale è d’obbligo perchè le certezze assolute non esistono in questo caso. “La ripresa è in vista, – ha spiegato Olli Rehn, commissario agli affari economici Ue – ma la situazione economica resta fragile, con il permanere di grandi disparità tra gli Stati membri. Stiamo assistendo ad un aggiustamento degli squilibri di bilancio e strutturali accumulati prima e dopo l’inizio della crisi, resi ancora più gravi da un sentimento economico tuttora debole”. E non finisce qui.

 

Per Rehn, che oggi ha stilato una sorta di classifica paese per paese sulle singole probabilità è “arrivato il momento di accelerare le politiche di rafforzamento della stabilità e della crescita”. Come giudicare queste parole se la disoccupazione continua a rimanere a livelli record. Infatti, secondo le stime della Commissione europea i senza lavoro saranno pari al 10% nell’Ue e all’11% nell’Eurozona, sia per il 2012 che per il 2013. E sul fronte inflazione l’Italia, dopo una diminuzione dell’1,4% nel 2012, l’anno prossimo dovrebbe segnare un aumento del Pil dello 0,4%. Un incremento che non cambierebbe di molto la situazione attuale. Intanto il quotidiano Frankfurter Allgemeine titola così: “Mario Monti resta indietro rispetto alle aspettative”, facendo chiari riferimenti alla riforma del lavoro ancora bloccata e all’incalzante recessione italiana che si trascina attraverso politiche rimaste nel cassetto.

 

Anche il giornale tedesco non lesina critiche: “Il governo Monti pianifica invece il pareggio di bilancio soprattutto attraverso l’aumento delle tasse, che nel frattempo appesantisce fortemente la congiuntura”, si legge. Insomma ci sarebbe ancora molto da fare, citando ad esempio il ridimensionamento della pubblica amministrazione, e l’abolizione delle province. E in questo ambito non è ancora accaduto nulla. Infine “sul fronte della liberalizzazione del mercato del lavoro – scrive il Frankgurter- il governo ha annunciato e deciso delle riforme, ma solo una piccola parte è stata realizzata di ciò che Draghi e Trichet avevano chiesto a Berlusconi”. Una cosa è certa la diplomazia con cui il professore svolge il suo prestigioso incarico non fa una piega, almeno sul piano della credibilità, che l’Italia aveva perduto negli ultimi tempi grazie alle battute e ai giochetti infelici del passato premier Silvio Berlusconi.

 

Tuttavia non bastano le parole a colpi di provvedimenti a salvare una situazione complessa nella quale a rimetterci sono sempre gli ultimi se non si corregge il tiro. Le politiche salvifiche tanto osannate dal governo Monti, sotto dettame dell’Unione Europea e della Bce, hanno di certo aggravato una situazione sociale già tesa che rischia di esplodere per quella mancata equità alla quale si era appellato ad inizio mandato, probabilmente per far breccia sugli italiani. Crescenzio Sepe, il cardinale di Napoli, dove oggi il presidio a Equitalia è culminato con accesi scontri tra manifestanti e Polizia, definisce questa crisi addirittura come una “guerra mondiale, che coinvolge non i popoli, ma le singole persone. Insomma che la politica e l’economia agiscano nell’interesse di pochi è ormai inequivocabile e le reazioni violente, i suicidi, l’esasperazione stanno diventando un fenomeno che se ignorato volutamente potrebbe dar vita ad un effetto domino incontrollabile e rischioso per il Paese stesso, tant’è che molti iniziano a pensare seriamente che le recenti manovre non solo stiano distruggendo l’economia del paese, ma soprattutto cancellando la dignità delle persone. E in tutto questo la patrimoniale e le azioni discutibili delle banche che tengono in pugno i paesi, sono stati cancellati dall’agenda politica.

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