Crisi ed Eurobond. I Latinos contro la Merkel

La cena informale che ha riunito i leader dell’Unione Europea attorno ad un tavolo si e’ chiusa con qualche novità oltre che con alcune rassicurazioni, ormai divenute una formalità, sulla volontà che Atene non abbandoni l’Euro al suo destino e ad un futuro fosco almeno quanto il presente greco.

Si è infatti assistito alla nascita di un asse di paesi latini che sembra contrapporsi all’iper rigorismo opportunista di matrice tedesca.

Il terzetto latino, composto da Spagna, Italia e Francia, ha infatti rimesso sul tappeto, grazie soprattutto all’impulso del neoeletto presidente francese, due argomenti che potrebbero interrompere il bengodi finanziario in cui è approdata Berlino.

Il summit di Bruxelles e’ infatti stato preceduto da un incontro bilaterale a Parigi tra Hollande ed il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy. I due hanno raggiunto una prima intesa di massima su un patto per la crescita e sulla necessità di garantire agli stati la liquidita’ per uscire dalla crisi.

Ci sarebbe inoltre un’intesa anche sulla necessità di riformare la Banca centrale europea con il premier iberico Rajoy che la vorrebbe ‘piu’ simile alla Fed’, mentre Hollande sarebbe a favore di un ampliamento dello statuto.

Convergenza sugli eurobond di Monti e Holland

A Bruxelles poi il socialista francese ha trovato una ‘convergenza’ con Mario Monti che non può aver lasciato indifferente il governo tedesco.
Oggetto della comunione di idee erano infatti gli Eurobond cui la Merkel si è sempre opposta con tutte le sue forze. Ma i due hanno riportato una piccola vittoria diplomatica, ottenendo che venissero citati nel comunicato finale, una piccola citazione, un ‘hanno espresso varie opinioni su temi quali gli eurobond’, che però marchia il terreno ed apre la porta ad una discussione e all’ingresso in agenda delle obbligazioni europee.

Che si riescano a vedere a breve è del tutto fuori discussione, per carità, ma il primo muro è crollato.Invece non si è discusso di Tobin tax, la tassa sulle transazione finanziarie che  il Parlamento europeo ha approvato nein giorni scorsi.

Su altri argomenti si sono invece riscontrate minori difficoltà, così già nel corso del mese di giugno l’Unione potrebbe decidere di procedere ad una ricapitalizzazione della BEI, la Banca europea degli investimenti, oltre a procedere all’accelerazione nell’utilizzo dei fondi strutturali Ue a sostegno della crescita.

La Grecia deve rimanere nll’eurozona

Verrà inoltre lanciata la strategia dei ‘project bond’, titoli che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero attrarre, grazie alla garanzia pubblica, capitale privato negli investimenti in infrastrutture.

Al termine della riunione il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha dichiarato: “Vogliamo che la Grecia rimanga nell’eurozona, mentre rispetta gli impegni”  ed ha espresso l’auspicio che al voto del prossimo 17 giugno il nuovo governo “faccia la scelta” di un futuro piu’ prospero all’interno dell’area euro. Parole che sono arrivate dopo l’ennesima ridda di voci sull’ennesimo piano per affrontare il ritorno di Atene alla dracma. Indiscrezioni che sono state viste come responsabili del profondo rosso visto ieri nelle Borse del Vecchio Continente e che sono state puntualmente smentite da Atene.

Sull’argomento il più credibile, come spesso accade, è stato il presidente dell’Eurogruppo e premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker, che ha dichiarato: “Dobbiamo considerare tutti i tipi di eventi, ma la nostra ipotesi di lavoro e’ che restera’” in Eurolandia.

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