Caso Melania Rea. Parolisi in manette: “Un uomo dalla doppia personalità”

ASCOLI PICENO – Salvatore Parolisi è in carcere da questa mattina. L’indagato numero uno è finito dietro le sbarre perchè –  secondo il pool di magistrati ascolani Umberto Monti, Carmine Pirozzoli, Ettore Picardi e Cinzia Piccioni – esiste il pericolo d’inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

Ma ad inchiodare il caporal maggiore – stando al contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare, sono stati i risultati dell’autopsia effettuata dai medici legali Adriano Tagliabracci e Sabina Canestrai, che hanno stabilito che Melania è stata uccisa proprio nel lasso di tempo in cui il marito disse di trovarsi con Melania e la figlioletta a colle San Marco. Parolisi e la moglie uscirono dalla loro casa a Folignano tra le 14 e le 14.20 e lui ricomparve con la bambina, ma senza Melania, al pianoro intorno alle 15.30. Proprio in questo spazio temporale i medici legali hanno collocato la morte di Melania, avvenuta al Bosco delle Casermette come ha stabilito l’autopsia, ma anche lo studio degli schizzi di sangue.

Nessuno se lo sarebbe aspettato, ma c’è già chi formula delle ipotesi sul presunto omicida. “Un uomo dalla personalità a due facce”, l’ha definito il comandate provinciale dei carabinieri di Ascoli Piceno, colonnello Alessandro Patrizio. “Un uomo che non è riuscito a destreggiarsi tra due situazioni: il matrimonio con Melania, con cui era stato fidanzato fin da giovanissimo, e la relazione extraconiugale appassionata con Ludovica P., cui aveva promesso di cominciare insieme una nuova vita”.

Ma c’è un altro particolare inquietante, perchè  – anche se nella richiesta di arresto dei pm ascolani e nell’ordinanza del gip Carlo Calvaresi viene ritenuta non infondata la possibilità che il vilipendio di cadavere sia stato effettuato in concorso con altri, per i carabinieri, che hanno condotto le indagini sul caso, Parolisi sarebbe potuto tornare al bosco delle Casermette il 19 o addirittura il 20 aprile mattina, a ridosso della scoperta del cadavere, per sferrare altri colpi, incidere tagli (tra cui una forma di svastica sulla coscia) e infilare una siringa vuota usata sotto al seno della moglie. In questi giorni, sempre secondo il col. Patrizio Parolisi  ha fatto di tutto per essere visto, ma ci sono dei  buchi nella scansione delle sue giornate.

E ancora. Rra i comportamenti sospetti che per la magistratura ascolana testimoniano che Parolisi ha ucciso la moglie Melania, anche la vicenda del riconoscimento del luogo dove la donna venne ritrovata il 20 aprile scorso. Parolisi, nelle occasioni in cui è stato sentito dai carabinieri e dal pm di Ascoli Umberto Monti, disse di aver riconosciuto il Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella da alcune foto viste sul telefonino di Raffaele Paciolla, agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Ascoli, che risiede nello stesso stabile di Folignano dove abitavano anche Salvatore e Melania con la loro bambina. Fotografie che Paciolla non ha mai scattato, come testimoniato dall’approfondito esame dei telefonini che spontaneamente Paciolla consegnò ai carabinieri di Ascoli. Parolisi si è poi corretto affermando di essersi confuso con le foto viste sui giornali che lo stesso Paciolla andò a comprare per lui il 21 aprile, all’indomani del ritrovamento del cadavere di Melania.

Insomma  sembrerebbe di assistere un piano ben architettato – se l’accusa troverà fondatezza nella sua versione – , che però non ha funzionato per piccoli particolari e grazie soprattutto alle tracce del DNA appartenenti a Parolisi rinvenute nella bocca di Melania Rea qualche minuto prima che il suo cuore smettesse di battere.

E’ atteso probabilmente  stasera  o  domani mattina, l’interrogatorio di garanzia di Salvatore Parolisi, il quale grida la sua innocenza. “Sono sereno con la mia coscienza, non ho fatto nulla” avrebbe scritto in unamail inviata a un giornalista di Studio Aperto poco prima di essere arrestato. “Amavo mia moglie e provo un grande dolore, e sono il primo a chiedere giustizia – scrive Parolisi – . Per la giustizia e per far crescere mia figlia accanto a me dandole affetto, sia il mio che quello della madre, la cui perdita è enorme sia per me che per mia figlia. Mia figlia è oggi tutta la mia famiglia”.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe