Crisi umanitaria. Corsa contro il tempo per i bambini del Corno d’Africa

ROMA – La crisi umanitaria – l’ondata di carestia – che sta investendo la  Somalia, ha acutizzato la paura di non riuscire a vincere  quella corsa contro il tempo per  i bambini dell’Africa.

Tra Somalia, Etiopia e Kenya  sono circa 2,3 milioni i bambini malnutriti. Anche prima dell’emergenza questi  bimbi africani erano tra i più svantaggiati al mondo. La carestia che miete vittime tra gli infanti, ora non è altro che un duplice disastro andato a gravare su una situazione irreparabile preesistente.  Il  peggioramento è previsto fino a gennaio 2012.

Le ONG  richiedono con imminenza: cibo, acqua pulita, servizi igienici, assistenza sanitaria, mezzi di sostentamento, protezione e un luogo in cui potersi rifugiare. Il Food Security and Nutrition Analysis Unite e  il Famine Early Warming Systems Network  hanno  reso noto  – dopo il summit tenuto a Roma qualche giorno fa  – che più di 3.7 milioni di somali, meta dell’intera popolazione del paese, necessitano di assistenza umanitaria, in queste ultime ore. In alcune aree del Centro-Sud più della meta della popolazione è denutrita e più di un quarto è in condizioni di grave malnutrizione.
Si tratta di più del doppio, rispetto alla soglia di emergenza umanitaria e il più alto tasso di malnutrizione a livello mondiale.

Secondo quanto stima l’Onu,  dieci milioni di persone che vivono nelle regioni orientali dell’Africa stanno subendo la peggiore siccità della zona negli ultimi 60 anni. Ogni giorno più di mille somali abbandonano le loro case diretti verso la capitale Mogadiscio e verso i campi profughi, specialmente in quello di Dadaab nel vicino Kenya, il più grande campo per rifugiati al mondo: costruito per ospitare 90.000 persone, al momento ne contiene almeno 380.000.
Il peggioramento inesorabile della carestia, provocherà  un’ulteriore diminuzione degli approvvigionamenti e prezzi elevati.  Il prossimo raccolto, se le piogge riprenderanno, è  previsto per ottobre.

La crisi alimentare nel Corno d’Africa è molto grave,  in base ai dati della FAO, ci sono 12 milioni di persone tra Gibuti, Etiopia, Kenya, Somalia e Uganda  che necessitano di assistenza d’emergenza. Nell’ultimo anno, la regione ha dovuto affrontare due stagioni  di quasi totale siccità, rendendo il 2010/ 2011 l’anno più arido dal 1950/1951. Occorre, secondo le forze che agiscono sul campo, fare un primo passo intanto e permettere il corretto funzionamento degli ospedali locali  che non riescono a coprire tutte le necessità  di sanità di base. Non bisogna trascurare le difficoltà dovute anche e per la maggior parte dall’instabile situazione politica e di guerriglia costante, cause dell’interruzione della fornitura dei servizi sanitari tra l’aprile e il maggio 2011.

Il COSV  che gestisce i centri sanitari in Somalia, sta rafforzando gli interventi già in atto per fronteggiare la crisi, con distribuzione di generi di prima necessità, aumento degli aiuti sanitari e ampliamento dei programmi alimentari nelle scuole. Nei villaggi di Elbanda e Qabanwa (regione di Gedo) nessuna struttura sanitaria è risultata operativa e i bambini, a causa delle pessime condizioni igieniche, sono colpiti dal freddo, diarrea e infezioni della pelle. La grave carenza di acqua sta peggiorando la situazione: nei pozzi la poca acqua disponibile non è adatta al consumo e cresce il rischio di una diffusione di epidemie.

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