Corvi e talpe insidiano il Vaticano. Le accuse al “maggiordomo”

ROMA – Vatileaks. Così è stato ribattezzato il giallo senza precedenti che sta facendo vacillare le mura leonine mettendo a dura prova la stabilità del Vaticano. A differenza delle scosse responsabili del terremoto in Emilia, quelle che scuotono lo Stato Pontificio sono, però, di ben altra natura. Non già onde sismiche ma “corvi” e “talpe” sembrano essere le parole chiave di questo misterioso intrigo.  

I rumors su probabili sotterranei giochi di potere all’interno delle cinta vaticane si susseguivano già da tempo ma hanno avuto una conferma a seguito della pubblicazione del libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità”, contenente al suo interno una mole di documenti riservati e carte private del Papa, su vicende di cui si è molto discusso, dal caso Boffo al caso Viganò, dalle polemiche sull’Ici e la Chiesa alle leggi italiane che il Vaticano avrebbe voluto fossero cambiate, in particolare su temi etici.

 

‘Maria’, una gola profonda

La “gola profonda” di Nuzzi sarebbe “Maria” – Nome in codice dietro cui si nasconde “uno dei più fidati collaboratori di cardinali importanti”, che decide di recapitare al cronista le carte segrete per rompere “la menzogna, il silenzio, la scarsa informazione che copre vicende, affari e segreti nella quotidianità d`Oltretevere” e proseguire, così, l`opera di riforma avviata da Benedetto XVI. “Maria” non avrebbe però potuto agire senza l’attiva solidarietà di altre persone in servizio in diversi uffici del Vaticano, tra segreteria di Stato, dicasteri e Governatorato. E avrebbe organizzato l’incontro col cronista per mezzo di intermediari, autisti, incontri al buio in appartamenti sfitti. Insomma “Maria” sarebbe solo un nodo dell’ampia e articolata rete di “corvi” pronti a tramare alle spalle del Papa.

Le indagini del Vaticano condotte dalla Commissione cardinalizia d’inchiesta nominata dal Benedetto XVI, guidata dal cardinale Julian Herranz e composta dagli altri porporati Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, si infittiscono nella spasmodica ricerca del “corvo” e giungono ad una svolta che porta gli investigatori direttamente nell’appartamento del Papa.

E’ il 25 maggio e ad essere messo in stato di arresto, perché trovato “in possesso illecito di documenti riservati”, è niente meno che “l’aiutante di camera” di Benedetto XVI, il maggiordomo del Papa, in assoluto una delle figure più vicine al Pontefice insieme ai segretari personali. Il suo nome è Paolo Gabriele, soprannominato “Paoletto”, romano, 46 anni, sposato con tre figli, aiutante di camera di Benedetto XVI dal 2006, quando ha preso il posto del maggiordomo di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel.

 

Il suo avvocato

Dopo essere stato fermato dagli agenti della Gendarmeria, al comando dell’ispettore generale Domenico Giani, Gabriele viene interrogato dal promotore di giustizia, Nicola Picardi, il pm del Vaticano, e quindi posto agli arresti per detenzione illecita di documenti top secret, tutti provenienti dall’appartamento di Benedetto XVI.
Un crimine molto grave che però potrebbe ulteriormente peggiorare la sua posizione nel caso si rifiutasse di spiegare ai magistrati a chi erano dirette quelle carte e chi potrebbe averlo aiutato a farle circolare.
In una nota diffusa dall’avvocato rotale, Paolo Fusco, suo amico fin da ragazzi che lo difende insieme a Cristiana Arrù, riferisce che “Paolo Gabriele risponderà a tutte le domnade degli inquirenti per appurare la verità”.
Smentisce notizie relative al sequestro di una gran quantità di documenti e apparecchiatura per fotografare e riprodurre documenti. Ora il caso del “maggiordomo”, in base al sistema penale Vaticano si trova nelle mani del giudice istruttore Pietro Antonio Bonnè.
Si prevedono tempi lunghi, anche perchè l’indagine è estremamente complicata.

Monsignori, segretari e pesci piccoli

Pare infatti che i “corvi” in Vaticano siano più d’uno. Lo dice, in un’intervista a La Repubblica, uno dei delatori, che spiega come “le vere menti” del Vatileaks “sono porporati. Poi ci sono monsignori, segretari e pesci piccoli” come il maggiordomo del Pontefice, secondo lui solo un postino che qualcuno ha voluto incastrare. Soprattutto – dice l’anonimo – tra i corvi, “ci sono quelli che si oppongono al segretario di Stato Tarcisio Bertone. Quelli che pensano che Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa”. Parole subito smentite però da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, il quale ha escluso che ci siano cardinali finiti nella lista dei sospettati.

I dubbi tuttavia sono ben lungi dall’essere chiariti. Soprattutto se alla fuga di notizie si aggiunge anche la sfiducia al presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, avvenuta pochi giorni prima dell’arresto di Gabriele. Benché in ambienti vaticani se ne sottolinei la netta distinzione, non mancano ipotesi circa il ruolo che gli scontri di potere all’interno della Banca Vaticana potrebbero aver avuto in entrambe le vicende.

Condividi sui social

Articoli correlati