ROMA – Nessuno vuole cancellare la commemorazione di quel 2 giugno del 1946, giorno in cui gli italiani furono chiamati ad esprimersi sulla futura forma di governo dopo la caduta del fascismo.
Tuttavia, sarebbe bastato quel pizzico di sana sensibilità per evitare, almeno per quest’anno come fu nel lontano 1976, sconvenienti cerimoniali e parate militari. Se non altro per dare un segnale rispettoso e solidale al Paese in un momento così drammatico e delicato come quello che stanno attraversando gli italiani, specie quelli coinvolti dal recente sisma emiliano.
Perfino i Vigili del Fuoco avevano rinunciato di sfilare alla parata di domani e il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri aveva accolto la loro istanza. Poi, invece, nella serata di ieri Antonio Brizzi, il segretario generale del Conapo, Sindacato Autonomo Vigili del Fuoco, ha comunicato di “aver appreso della decisione di riammettere alla parata l’intero plotone dei vigili del fuoco, il quale sfilerà in due distinti blocchi, sia come Corpo di stato, sia in testa alla Protezione civile, di cui è componente fondamentale”.
Giustamente Brizzi ha ricordato che questa non è una parata delle Forze armate. E infatti non lo è. Per questo non si capisce se abbia ancora senso gettare via soldi per far sfilare uomini e donne, molti dei quali sono costretti a sopravvivere sotto il macigno di una crisi economica che non risparmia nessuno.
Non suona come una sorta di contraddizione?
I bene informati dicono che la parata è già stata pagata in parte, che non ci saranno le frecce tricolori, i mezzi militari e i cavalli, quindi inutile scatenare sterili polemiche. Insomma questa volta lo Stato ha stranamente pagato in largo anticipo la manifestazione, alla faccia delle migliaia di aziende costrette a chiudere perchè creditrici proprio dello stesso Stato. Altri ben informati sono arrivati perfino ad appellarsi a quei valori eroici appartenuti a quel patriottismo che non è mai stato un sentimento radicato negli italiani. E su questo punto importante una risposta plausibile è facilmente rintracciabile ripercorrendo a ritroso la storia di questo Paese. Almeno per chi ha tempo e voglia di farlo.
Ma non c’è stato verso, la parata s’ha da fare. . Siamo stati capaci anche questa volta di andare caparbiamente dritti per la nostra strada senza inchinarsi di fronte al dolore di chi,senza false retoriche e moralismi, ha perso tutto.
La Lega, Sel, l’Fds e l’Italia dei Valori hanno già fatto sapere che diserteranno l’evento. “Domani saremo nelle zone del terremoto per cercare di dare aiuto a chi ha bisogno. Non ci interessa partecipare a parate e a buffet quirinalizio”, ha detto Antonio Di Pietro. “Tutte le risorse umane, finanziarie, logistiche – spiega Di Pietro – dovevano essere destinate a chi soffre, e non a una parata cosiddetta sobria. Che vuol dire sobria? Invece che con il cavallo grigio si sfila con un ronzino nero?”.
Nel frattempo un gruppo di militanti di Sinistra Ecologia e Libertà dell’Area Metropolitana di Roma ha esposto uno striscione a via dei Fori Imperiali dove siederanno le autorità contro la parata militare del 2 giugno. LO slogan recita: “La Repubblica che vogliamo è solidale non militare. No all’inutile parata”.
Insomma ogni tanto sarebbe il caso di ripensare le nostre abitudini istituzionali, che in certi contesti, dovrebbero lasciare spazio al buon senso.
Ma è così difficile immaginare un giorno diverso, per una volta sola?