Libia. Berlusconi dal baciamano al carro dei vincitori

ROMA – Il cerchio cpntinua a stringersi nella villa bunker del Colonnello Muammar Gheddafi, anche se di lui per ora non ci sono tracce.

Tuttavia è chiaro che la Libia è prossima a voltare pagina, è vicinissima ad un cambiamento epocale arrivato dopo oltre 40 anni. Insomma,  la vittoria è in mano agli insorti e i fedelissimi, i pochi rimasti, sembrano essersi volatilizzati improvvisamente proprio come il loro leader. Come sempre avviene ora sono tutti felici di poter salire sul carro dei vincitori: quello dei ribelli, come gli hanno chiamati per molto tempo i giornalisti di tutto il mondo, i quali a breve prenderanno in mano le redini del “potere”per governare, ma soprattutto per dare un fattivo prosieguo agli affari petroliferi in corso, che, guarda caso, stanno tanto a cuore ai capi di stato occidentali.   

Nel carro dei vittoriosi non poteva mancare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale – come da copione – ha dimenticato subito gli accordi milionari siglati con la Libia, le visite del suo amico Gheddafi a Roma con tanto di tenda beduina piazzata nel cuore della capitale dove si parlava lontani da occhi indiscreti, le serate di gala,  le cerimonie con i cavalli berberi, le bellissime amazzoni pronte a difendere il loro capo, le hostess pronte ad ascoltare le illazioni del Colonnello, e non ultimo il baciamano da cortigiano che ha coronato inequivocabilmente il  patto di amicizia tra Berlusconi e il Rais.

Ma poi le cose hanno preso un’altra piega. Oggi Berlusconi in un comunicato stampa dice: “Il Consiglio Nazionale Transitorio e tutti i combattenti libici impegnati a Tripoli stanno coronando la loro aspirazione a una nuova Libia democratica e unita. Il Governo italiano è al loro fianco. Esortiamo il Consiglio Nazionale Transitorio ad astenersi da ogni vendetta e ad affrontare con coraggio la transizione verso la democrazia con spirito di apertura nei confronti di tutte le componenti della popolazione. Al tempo stesso, chiediamo al Col. Gheddafi di porre fine a ogni inutile resistenza e di risparmiare, in questo modo, al suo popolo ulteriori sofferenze”.
A leggerlo scatta quel pizzico di incredulità.  Berlusconi evidentemente non si era accorto prima di essere diventato l’amico stretto di un vero e proprio dittatore, forse perchè nessuno glielo aveva detto o molto probabilmente perchè gli uomini d’affari senza scrupoli sanno benissimo che vengono prima i “piccioli” sopra ogni cosa, si trattasse pure di chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani. E Gheddafi su questo particolare non è uno che ha mai scherzato. Dalle testimonianze raccolte, i nemici politici del regime, e non solo, non avevano vita facile, quando riuscivano a scampare da una morte sicura.

Fa comunque riflettere il comunicato stampa diffuso da  Berlusconi, nel quale si elogiano i combattenti, che  – strano a dirsi – hanno rappresentato la resistenza, lo zoccolo duro di una parte della società il cui despota Gheddafi era diventato il nemico numero uno, i partigiani della Libia. Chissà forse anche i ribelli  avranno intonato canzoni del tipo Ciao Bella Ciao. Tutto è possibile quando si combatte una dittatura. Non è che il Premier stia diventando un po’ comunista?

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