Manovra. La 49 fiducia del Governo. Per tanti “l’ultima cartuccia”

ROMA – Quei 165 si, che fanno passare la manovra economia al Senato grazie all’ennesimo ricorso alla fiducia, rappresentano “l’inizio della fine” di questo Governo. È sufficiente ripercorrere i commenti, rileggerli tra le righe, per rendersi conto che l’ultima ora è vicina, che il prezzo è diventato ormai troppo alto anche per Paperon de Paperoni. Un tempo era l’Italia dei poeti e dei navigatori, poi è diventata quella dei nani e delle ballerine ed ora, identificare i burattini che siedono gli “onorevoli” scranni è molto più complesso. La quarantanovesima fiducia a questo Governo sembra davvero l’ultima cartuccia sparata.

I commenti non si sprecano. Gianni Letta non nasconde che «viviamo momenti amari» con «sfide difficili». Ma ad alimentare le polemiche c’è anche il senatore PdL Beppe Pisanu, uno dei fondatori di Fi, che rilancia le “larghe intese” e chiede a Silvio Berlusconi di fare un passo indietro a favore di «un patto di fine legislatura» tra «tutti gli uomini di buona volontà». Le parole del presidente Antimafia fanno subito infuriare il Pdl:«Dopo di noi c’è solo il voto». Approvazione piena invece, dal Terzo Polo, con Fli e Udc invocano «un governo di salvezza nazionale», senza il Cavaliere ma con il Pdl.

Nel Pd è cauto Luciano Violante che considera «superflue» le «larghe intese». Mentre l’ex premier Massimo D’Alema non ha dubbi: «Le parole di Pisanu sono di buon senso, ora è necessario un esecutivo di responsabilità nazionale, perché questa coalizione versa in uno stato confusionale». Si fa sentire con una dura nota il Quirinale che risponde così alle dichiarazioni del senatore leghista, Roberto Castelli, sulla supertassa per «i boiardi di Stato romani». «Noi siamo estranei alla norma sui “super boiardi”, chieda chiarimento al governo. A tutto il personale della Presidenza della Repubblica già si applica il contributo di solidarietà a suo tempo introdotto per la Pubblica Amministrazione». Contro replica del viceministro alle Infrastrutture: «Non ho mai detto che questa norma sia stata ispirata dal Colle»
Un travaglio insomma e tante fibrillazioni nella maggioranza che portano la finanziaria ad ottenere il via libera della Camera Alta. Il Pdl difende la scelta della fiducia e le nuove modifiche alla finanziaria bis. «Ora il pareggio di bilancio entro il 2013 è più sicuro», afferma il vicepresidente dei deputati, Isabella Bertolini. Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, giustifica la fiducia: «Il dialogo è una faticosa conquista quotidiana che però si deve conciliare con i tempi certi e brevi delle decisioni- e garantisce -l’aumento dell’Iva non compromette la riforma fiscale. Si tratta di entrate che consolidano i saldi di bilancio. Le preoccupazioni di Cisl e Uil non hanno luogo di essere perchè rafforza la manovra e consente di esercitare la riforma fiscale». La Lega assicura il suo sostegno con Federico Bricolo, capogruppo al Senato che dichiara «votiamo convinti questa manovra» sobbarcandoci «dei sacrifici necessari per non far saltare il sistema economico e i risparmi degli italiani».

E l’opposizione non ci sta. Per Rosi Bindi del Pd «la fiducia imposta dal governo è contro l’Italia». «Che i conti non tornavano lo avevamo denunciato noi, lo aveva detto con chiarezza Bersani, rimproverato per questo dal governo, mentre l’Europa ci tiene alle cifre, come si ottengono è un problema nostro-, afferma Massimo D’Alema che aggiunge- si poteva gravare di più sui più ricchi ed evitare una tassa su tutti i cittadini e sui più poveri, come l’aumento dell’Iva».

Ma le “larghe intese”  proposte da Pisanu suscitano, anche l’immediata reazione dei fedelissimi del premier che fanno quadrato attorno al loro leader. È categorico Ignazio La Russa: «Non è la prima volta che lo fa, ma credo che dovrà rassegnarsi ancora una volta. Ho sempre avuto un buon rapporto con lui, ma non credo si possa piegare al proprio desiderio, anche personale, una realtà politica che rende fuori da ogni possibilità e da ogni logica la sua proposta. I governi li fanno gli elettori e non si fanno come se fossimo in cucina», avverte il ministro della Difesa. Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati pidiellini «spesso nei momenti difficili, sembra che la via più facile sia quella delle cosiddette larghe intese, ma si tratta o di illusioni o di manovre politiche tutt’altro che al di sopra delle parti».Sulla stessa linea anche l’ex Dc Gianfranco Rotondi, attuale ministro per l’Attuazione del programma: «Questo è il primo e ultimo governo della legislatura, se ce la fa bene sennò si va al voto a primavera. Dopo di noi possono venire larghe o strette intese, ma solo dopo un nuovo voto popolare». Gli fa eco Altero Matteoli: «I governi li scelgono gli elettori. È la grande conquista del bipolarismo». Non possiamo quindi condividere la proposta del senatore Pisanu«, sostiene il ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Ancora più esplicito Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati pidiellini: «Massimo rispetto per la persona di Pisanu. Ma cosa rappresenta nell’ottica globale del Pdl?».

Riguardo all’ipotesi di un governo tecnico, precisa Napoli, «o si creano le condizioni politiche perchè la maggioranza salti o non può esserci. La mia paura è che il fango verso il Presidente del Consiglio, e mi riferisco alle intercettazioni, cresca e che lo si voglia indebolire per raggiungere questo obiettivo. Da dove arrivano e perchè escono? Chi fa uscire le intercettazioni cerca di far fuori Berlusconi con questo sistema».

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è tranchant: «Larghe intese? È un’ipotesi che il metodo democratico non prevede. Il metodo democratico prevede che si voti e che ci sia un governo che hanno scelto gli elettori. Altre formule sono ambigue, che tolgono agli elettori la scelta sovrana. C’è un governo che ha la sua maggioranza -aggiunge- il capo dello stato, con estrema sensibilità istituzionale, lo ha riconosciuto. La guida del governo è in mano a Berlusconi perchè lui ha vinto le elezioni e quindi alternative, salvo le elezioni, non ce ne sono». Anche Francesco Storace, leader della Destra, non gradisce l’uscita del senatore del Pdl: «Ora ci si mette il presidente dell’Antimafia a dire a Berlusconi di dimettersi. Ci mancavano le toghe azzurre…». Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, è critico nei confronti della logica delle «manovre di palazzo, volte a scavalcare il pronunciamernto del popolo sovrano. È comprensibile, perfino ovvio -commenta- che settori dell’establishment e della stampa più ostile al governo vogliano spazzare via la maggioranza e ferire a morte il Pdl. Meno comprensibile sarebbe il fatto che il Pdl e la maggioranza cadessero in un gioco del genere». Per Saverio Romano, leader del Pid, «non esiste alcuna ragione logica per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Soprattutto in una fase di difficoltà economico-finanziaria internazionale, questo governo ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per farvi fronte».Oltre a Pisanu anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, in un’intervista sostiene che le «dimissioni di Berlusconi sarebbero nel suo interesse. Gestire una situazione così drammatica, in queste condizioni politiche, con questa maggioranza diventa davvero impossibile». Per l’ex presidente della Camera serve un «governo di unità nazionale per salvarci dal baratro».

«Io già tre mesi fa -spiega Casini- in Parlamento dissi che Berlusconi era parte del problema e non della soluzione. E non c’è dubbio che la credibilità azzerata del governo italiano in Europa fa parte di questo problema». Tra le voci in favore del presidente dell’Antimafia quella della senatrice e responsabile del dipartimento Esteri di Fli, Barbara Contini: «Finalmente e in modo chiaro e trasparente un autorevole esponente dalla maggioranza ha parlato. Il coraggio del presidente Pisanu, di chiedere un nuovo esecutivo di larghe intese, per evitare di cadere negli abissi del mediterraneo, è la via maestra che può salvare il paese». Per il Pd parla anche Marina Sereni, vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Pd: «Con la fiducia poi si impedisce qualsiasi possibilità di confronto e si inasprisce inutilmente il clima politico. Le reazioni stizzite da parte di esponenti del Pdl all’intervista di Beppe Pisanu d’altra parte mostrano con chiarezza la fragilità e insieme la mancanza di senso di responsabilità della maggioranza parlamentare». Rincara D’Alema: «Un governo di responsabilità nazionale mi sembra una necessità per il paese. Questo esecutivo versa in uno stato confusionale, è completamente incapace di assumere le responsabilità necessarie. Pisanu ha dato voce al buon senso». Intanto al Senato è partito, in commissione Affari costituzionali, l’iter del ddl costituzionale per l’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione e l’abolizione delle Province, due misure inserite nell’ultima versione della manovra e che richiedono, appunto, un percorso di riforma costituzionale. Oggi nel Cdm (convocato per le 8.30 a palazzo Chigi) sarà esaminato il ddl per l’introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale e quello in materia di province.
E l’Italia va…ma non si sa più dove!

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