Napolitano imponga le dimissioni a Berlusconi per le intercettazioni con Lavitola

ROMA – Era nell’aria…lo abbiamo detto e ripetuto ed ora qualcuno ne trae le conclusioni. La fine del Governo Berlusconi è vicina! «C’è poco da dire o da fare: l’apertura di Pisanu verso un Governo di larghe intese mette in luce tutto il malessere e l’insofferenza nei confronti del Premier che una maggioranza allo sbaraglio non riesce più a celare-

Lo ha dichiarato Aldo Di Biagio, deputato Fli per il quale -fa però sorridere il tentativo dei colonnelli di mettere a tacere la cosa. Frattini ha provato a tamponare l’emorragia – spiega – additando come non democratica l’ipotesi delle larghe intese e rinnovando l’idea di una maggioranza solida esistente, quasi a voler dimostrare di avere davanti agli occhi due grosse fette di prosciutto. Ma dov’è questa maggioranza? Dov’è questo Governo democraticamente eletto? – si chiede Di Biagio. Quello che resta dell’esperienza del voto del 2008 è un manipolo di servitori, una maggioranza da 30 denari, che si ostina a rimanere ancorata alla poltrona mentre il Paese va a fondo. Ma nelle parole di Pisanu vediamo un grosso passo in avanti – conclude Di Biagio – la scientifica ed irreversibile fine del berlusconismo».

E sulla vicenda di Berlusconi è l’Espresso che va giù duro. Valter Lavitola chiamò il premier Silvio Berlusconi dopo la fuga di notizie sull’inchiesta relativa alla presunta estorsione al premier e gli chiese: ‘Mi presento ai giudici?’. Berlusconi gli avrebbe risposto: ‘Resta dove sei’. È quanto si legge in un’anticipazione del settimanale L’Espresso. Secondo L’Espresso Lavitola si trova a Sofia il 24 agosto, «per concludere affari per conto di Finmeccanica», quando apprende dai siti web dell’inchiesta della procura di Napoli che lo riguarda, anticipata dal settimanale Panorama. Quello stesso giorno parla al telefono con Silvio Berlusconi, «che già in quel momento – si legge nell’anticipazione – sembra essere a conoscenza, come lo erano i giornalisti del settimanale mondadoriano, del lavoro riservato dei pm napoletani e della richiesta di arresto che avevano presentato al gip Amelia Primavera». Lavitola, scrive L’Espresso, «si attacca al telefono e comincia a comporre ripetutamente il numero di Marinella Brambilla, la storica assistente personale del premier… La donna spiega che ‘luì è impegnatissimo tra crisi economica e turbolenze politiche: non può rispondere». Lavitola dalla Bulgaria però insiste e, «preso dall’ansia per le notizie che rimbalzano su tutti i media, continua a chiamare. E dopo vari tentativi, gli passano al telefono Silvio Berlusconi». Il premier, ricostruisce L’Espresso, «si mostra calmo, la voce è serena: rassicura Lavitola, spiega che tutto sarà chiarito e gli dice di ‘stare tranquillò».

Inoltre, «gli espone quella che sarà la linea… Berlusconi ricorda a Lavitola che attraverso lui ha ‘aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trovava e si trova in gravissime difficoltà economiche’. E sottolinea: ‘Non ho nulla di cui pentirmi, non ho fatto nulla di illecitò». A Lavitola, che si mostra rammaricato per le intercettazioni, Berlusconi avrebbe replicato: «Te lo avevo detto che ci avrebbero intercettati». «A quel punto – scrive L’Espresso – il faccendiere è ‘giudiziariamente’ con le spalle al muro, e chiede consiglio al premier: ‘Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?’. Berlusconi risponde: ‘Resta dove sei’». Secondo il settimanale, «dopo la telefonata con Berlusconi i piani di viaggio dell’ex direttore dell’Avanti cambiano improvvisamente. Organizza la fuga, cercando la meta più ostica per la giustizia italiana: il Brasile. Lui aveva già in tasca un biglietto per Roma, destinato a non essere usato perchè compra di corsa un volo per il Paese sudamericano scelto per trascorrere la latitanza».

«Se è vera l’intercettazione tra Berlusconi e Lavitola, il presidente della Repubblica imponga a un presidente del Consiglio complice di un latitante, già utilizzato come killer per dimissionare il presidente della Camera, di lasciare palazzo Chigi. Adesso si è capito da chi, perchè e con quali delinquenti è stato organizzato l’affaire della casa di Montecarlo contro Gianfranco Fini». È quanto dichiara Carmelo Briguglio, vice presidente vicario dei deputati di Fli.

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