Rinnovabili Vs Nucleare: una sfida solo italiana?

ROMA – Con l’esplosione avvenuta oggi nell’impianto francese di trattamento del combustibile nucleare a Marcoule, torna terribilmente di attualità l’incubo del grande terrore.

Eppure solo qualche giorno fa, illustri esperti nel panorama scientifico nazionale si sono confrontati sul tema “Rinnovabili Vs Nucleare: una sfida solo italiana?” in una partecipata tavola rotonda organizzata nell’ambito del 66° Congresso Nazionale dell’Associazione Termotecnica Italiana che quest’anno si è celebrata presso l’Università della Calabria.

La domanda di energia, il timore del nucleare e gli avvenimenti più recenti di Fukushima hanno infatti ravvivato l’interesse verso le fonti energetiche rinnovabili viste spesso come antagoniste dei reattori, ed il messaggio che è emerso in sede di tavola rotonda è inequivocabile: «non esiste antagonismo ma tutte le forme di energia devono contribuire a ricoprire il fabbisogno necessario perché sia garantito il benessere della società. Il nucleare non è più pericoloso di alcune fonti rinnovabili che creano disequilibri ambientali con produzione di CO2 e modificazioni dell’ambiente naturale». Ma il problema vero è politico. Concordi su ciò il vicepresidente dell’Associazione Nucleare Italiana, Franco Velonà, l’amministratore delegato di Sviluppo Nucleare Italia dell’Enel, Francesco De Falco, il direttore del Centro di Ricerca sulle Biomasse, Franco Cotana, il Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo sostenibile e Direttore del Polo di Ricerca sull’Idrogeno Vincenzo Naso e Fabio Fineschi, professore di impianti nucleari all’università di Pisa ed esperto in Controllo e Sicurezza di sistemi industriali e nucleari e di Tecnologie e Politiche energetiche. Tutti concordi nel sostenere che «la questione sull’energia è paragonabile al problema dei tumori, ovvero è necessario creare una rete complessa di tutte le competenze ma occorre soprattutto elevare il ragionamento politico sulle “energie” che deve essere gestito a livello europeo e mondiale e non solo entro i confini nazionali». Ciò che oggi è accaduto Oltralpe rilancia la problematica della sicurezza ma nelle parole pronunciate da Fabio Fineschi si comprende inequivocabilmente «che, occorre riconoscerlo, il nucleare lo si fa non perché è “bello” ma perché è un “male necessario”. Le rinnovabili, e non tutte le rinnovabili sono uguali di fronte all’obiettivo che si vuole conseguire, non possono fare tutto da sole».

Per Franco Cotana la sfida del futuro è nelle biomasse ma il problema vero è che a seguito del referendum, « quel 25% di energia che doveva essere prodotto dal nucleare, anziché confluire sulle rinnovabili , andrà ad incrementare la quota delle fonti fossili, petrolio e gas per prime». Ed anche l’Enel rilancia la ricerca alternativa:«l’Enel non ha mai smesso di operare sul nucleare e lo dimostrano le nostre azioni concrete, tra le altre, in Spagna ed in Francia. Esiste una realtà che non può essere sottaciuta e riguarda la sicurezza delle fonti energetiche attraverso la chiusura degli impianti nucleari più vecchi, la necessità di de-carbonizzare la produzione di energia elettrica e rispondere alla domanda energetica in crescita per la quale si prevede il raddoppio nel 2050, con il conseguente aumento dei prezzi dell’elettricità. Ciò porta ad un’analisi a lungo termine sulle politiche energetiche mondiali e l’Italia non può non sentirsi parte di un sistema». Una possibile soluzione sono, per Vincenzo Naso, «le fonti fossili non convenzionali, ma la vera scommessa è la ricerca nel campo del nucleare sicuro che vanno oltre i proclami. Se anche l’esito del referendum in Italia fosse stato diverso, prima di far accendere un reattore non sarebbe passata una dozzina di anni. Nel frattempo chi avrebbe coperto la crescita di domanda energetica? Il quesito rimane ed occorre interrogarci seriamente sulla risposta, tutti insieme». Il solare, l’eolico, le biomasse, la geotermia, l’idroelettrico, ma anche il solare termodinamico che è ancora sconosciuto in Italia nonostante sia la vera frontiera per lo sfruttamento dell’energia dal sole, si uniscono così al nucleare ed a quelle fonti fossili come gas, petroli e carbone che, insieme, nel bene e nel male sono “la benzina” della nostra vita quotidiana. «A Fukushima, se non fosse intervenuta l’onda anomala alta più di quella che era stata prevista, non sarebbe accaduto il disastro che invece è stato- ha detto Franco Velonà- questo dimostra che di fronte alla forza della natura siamo piccoli ed impotenti nonostante tutti i nostri sforzi siano al massimo. Occorre fare una valutazione di pro e contro sulle analisi, ma senza presunzione degli scienziati e di quanti, al contrario danno per assunte alcune posizioni di contrarierà. Ciò che deve contraddistinguerci sempre è l’umiltà di fronte alla natura. Di certo c’è, che siamo ancora indietro perché il sistema sociopolitico italiano non è in grado di gestire sistemi così complessi. È ovvio che, allorquando si operano delle scelte, anche sui territori è necessario attivare delle procedure di differenziazione della popolazione che attesta la loro disponibilità ad accogliere dei “maggiori pericoli” per il benessere dell’intera collettività»..

Nucleare “incontro” alle rinnovabili, secondo l’antico significato di “versus” che porta ad interrogarci realmente sulla necessità di farsi promotori di una corretta divulgazione scientifica su vasto panorama delle energie, quelle che servono per vivere ma soprattutto quelle che garantiscano un futuro di vita sostenibile alle generazioni future.

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