Con la Fiom sinistre a confronto

Di Pietro attacca Bersani, rapporti al limite della rottura

ROMA – Mai dire mai, ma se tanto mi da tanto, Di Pietro si chiama fuori da qualsiasi possibilità di alleanza con il Pd. Va al microfono nell’incontro promosso dalla Fiom con le forze della sinistra,  movimenti e associazioni della società civile, con una parola d’ordine: “Il lavoro prende la parola . E’ l’ora di scegliere”.

Il leader dell’idv sceglie di sparare a zero contro il Pd con Bersani che  lo ascolta insieme a Stefano Fassina. Di Pietro  racconta quante siano state le iniziative dell’Idv per contrastare il governo Monti. “La vera antipolitica è non portare avanti gli interessi dei lavoratori.”  e  scatta l’attacco al Pd. “Non è più il tempo dei primi della classe- dice-ci vuole coerenza tra parole e comportamenti e non ce l’ha detto il medico di stare insieme. La politica in questo momento è offesa da chi fa le spartizioni sull’Agcom, su chi vota la fiducia sull’articolo 18, su chi va in piazza e poi sta con il governo Monti.  Vedremo la prossima settimana come voteranno sul nostro emendamento sul falso in bilancio e sulla concussione per induzione”. Lui, sostenitore della foto Vasto, con Vendola e Bersani,ora afferma che  “gli elettori non hanno bisogno di una foto  ma di una proposta concreta.

Il laeder del Pd replica: dici cose diffamatorie,chiediamo rispetto

Bersani evita, nel suo intervento, di aprire una polemica con Di Pietro. Rilascia una dichiarazione in cui afferma:  “ Dire  che c’è un inciucio sul ddl anticorruzione è diffamatorio. Chiedo a Di Pietro di riflettere, certo c’è un problema con lui e non è nelle mie mani risolverlo perché io non ho mai detto una parola men che meno rispettosa sull’Idv e Di Pietro, e mai mi sentirete. Ma io rappresento il Pd che è un partito che va rispettato da chiunque, sia chiaro”. Di Pietro ha cercato ed ha trovato anche molti applausi, quasi  che la fine dela possibile fine della alleanza di centrosinistra, che pure ha vinto le elezioni amministrative, rappresenti  una sorta di purificazione e non un pericoloso salto nel buio, un favore fatto ad una destra in piena rotta.I fischi rivolti a Bersani hanno questo segno. Il leader del Pd  ha dato risposte positive alle proposte di Landini sui temi dei diritti dei lavoratori, della rappresentanza, della libertà sindacale, del diritto  di scegliere il sindacato che vogliono, della dignità del lavoro.

Vendola  cerca di correre ai ripari

 Vendola che aveva ascoltato Di Pietro con crescente preoccupazione cerca di  correre ai ripari , vuole evitare di  dover scegliere fra una alleanza, molto difficile, con Di Pietro o con il Pd.  Ritiene che “ la sinistra deve essere un luogo aperto,oggi invece  di sventolare le bandierine ognuno di noi  deve fare i conti con difficoltà che dobbiamo superare. I partiti siano luoghi dell’agire collettivo. C’è bisogno di costruire la “ coalizione del lavoro.”  Paolo Ferrero( Rifondazione )  si era limitato a definire   le proposte presentate da Landini “ un ottimo programma di governo”, “ mobilitiamoci contro un governo di destra che non ha alcuna opposizione”.  Diliberto ( Comunisti italiani), di fatto, si.  rivolge a Vendola, propone che   la Federazione della sinistra e Sinistra e libertà ristabiliscano un rapporto diretto, scrivano un programma e con quello si confrontino con il Pd, i movimenti, la società civile. In realtà le proposte di Landini avevano l’obiettivo di aprire un reale dibattito, supportato anche da interventi come quelli di “esterni”, da Mario Pianta di “ Sbilanciamoci”, Mario Tronti, del Centro ricerche sullo Stato, Stefano Rodotà, Flores d’Arcais, Revelli. Contributi, anche molto diversi, spunti interessanti per  un primo momento di costruzione del programma del centrosinistra di governo, come lo ha definito Bersani nella relazione  che la Direzione del Pd ha approvato all’unanimità. “ Il lavoro prende la  parola “ è un tema molto impegnativo, un programma di governo, un progetto di società, può ricavarne utili spunti, evitando appiattimenti che mortificano lo stesso sindacato.

Landini: le  proposte per riportare al centro il lavoro
Giorgio Airaudo, il numero due del sindacato dei metalmeccanici  aveva aperto i lavori . “ Vi faremo le nostre proposte. Ne discuteremo,  vi ascolteremo, vi incalzeremo”. E il segretario generale della Fiom Cgil , partito da una analisi lucida della crisi,   lancia l’allarme sulla industria manifatturiera che perde colpi e pezzi, l’occupazione emergenza nazionale, i diritti sindacali aggrediti, la riforma del lavoro che deve essere cambiata a partire dai precari, dalla riduzione del numero dei contratti atipici, la contrattazione nazionale, l’articolo 18 resta il pomo della discordia che alla Camera si può e si deve cambiare, la rappresentanza sindacale, il diritto dei lavoratori a scegliersi il sindacato che preferiscono, la situazione alla Fiat dove al più grande sindacato dei metalmeccanici è impedito di rappresentare i lavoratori, la politica economica e sociale del governo che non va, la riforma del fisco, la patrimoniale,  un impegno a rivedere sia  l’età pensionabile come ha fatto Hollande sia il sistema contributivo, il modello di sviluppo, il reddito di cittadinanza, la gestione dei  Fondi integrativi  con i soldi dei lavoratori che finiscono  in titoli di stato fuori dall’Italia, fonte di speculazioni, il prezzo pagato “ dai soliti”, i giovani, le donne, il Su., i beni pubblici, il valore dei referendum, l’acqua, E con lo sguardo all’ Europa ,serve un  deciso cambio di passo, la tassa sulle transazioni finanziarie, un errore aver inserito il pareggio di bilancio in Costituzione. Annuncia tre giornate di mobilitazione dei metalmeccanici, il 13,14,15 giugno.

Il lavoro deve avere una rappresentanza politica

 Come Airaudo che aveva parlato di “ solitudine in cui è stato collocato il lavoro”, di offensiva culturale delle forze di destra subita da quelle di centrosinistra cui occorreva dare una risposta fondata sulla centralità del lavoro, sulle libertà, i diritti, Landini parla di un programma alternativo sia alla politica portata avanti da Berlusconi e, ora, dal governo dei “ tecnici”, da Monti. Parla di una fase Costituente, in cui tutti si mettano in gioco, rivendica il ruolo dei lavoratori, la loro tenuta. “ Sono loro- dice- il sostegno di questo Paese, a loro si deve guardare”. E concludendo  il confronto pone un punto fermo:  “ il lavoro deve tornare ad avere una rappresentanza politica. Fiom Cgil non è un partito, non ha vocazione minoritaria, si vuole confrontare alla pari con le forze politiche, le istituzioni,le imprese. Sottolinea che l’incontro voluto dalla Fiom è stato importante, “un punto di riflessione .per le forze politiche”. Ma  la strada sarà lunga. Il problema è quanti e come arriveranno in fondo. Alla prova delle elezioni politiche

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