“Il bavaglio no, vergogna!”. Presidio al Pantheon

ROMA – Chiusure lampo calate davanti alla bocca, mascherine di carta con scritto “Il bavaglio no, vergogna!” Una signora con la bocca, le orecchie e gli occhi coperti dallo scotch e un cappello con scritto “Berlusconi, Bossi e Alfano ci vogliono cosi” sono fra le forme di protesta adottate dai partecipanti, circa un centinaio, al presidio organizzato davanti al Pantheon contro il ddl intercettazioni.

Il caldo quasi estivo sembra nulla in confronto della insostenibilità di una classe Governativa che non rispetta il potere popolare e ciò ha offerto il piccolo palco a politici, giornalisti e rappresentanti della società civile. Fra gli altri, presenti Antonio Di Pietro, Paolo Gentiloni, il presidente e il segretario della Fnsi, Roberto Natale e Franco Siddi, Francesco Pancho Pardi (Idv), Giancarlo Ghirra (segretario generale dell’Ordine dei giornalisti), Claudio Giardulli, segretario del sindacato di polizia Silp-Cgil. Fra gli interventi, quello di Giulia Innocenzi, responsabile per l’Italia di Avaaz, una delle più grandi organizzazioni di mobilitazione su Internet, che conta nel mondo 10 milioni di membri e 600 mila nel nostro Paese. «Porto qui simbolicamente le oltre 400 mila firme raccolte sul nostro sito. Avevamo iniziato la campagna l’anno scorso – ha detto Innocenzi -, poi l’avevamo fermata quando si era trovato un accordo. Ora l’abbiamo riaperta da tre ore e alle 350 mila firme che avevamo raccolto se ne sono già aggiunte altre 70 mila. Continueremo a mobilitarci contro il provvedimento». «Noi siamo stati declassati dal punto di vista economico. Ricordo che l’Ungheria ha presentato una proposta analoga di legge bavaglio, citando tra l’altro l’Italia come paese fratello, come avveniva ai tempi del comunismo. Ebbene il leader Orban, prima di assumere la presidenza dell’Ue, è stato costretto a ritirarla perchè in Europa queste leggi bavaglio sono intollerabili. Se approveranno questa legge sulle intercettazioni- ha detto il deputato Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21- così com’è noi saremo ancora di più lo zimbello, e l’Italia sarà ulteriormente declassata, essendo già negli ultimi posti della libertà di stampa».

Al Pantheon c’erano bandiere dell’IdV e della Cgil-Silp (il sindacato italiano lavoratori polizia), tanti cartelli come «Informazione, no al guinzaglio», «Blog liberi, no al bavaglio» «Mettere il bavaglio all’informazione – ha dichiarato il portavoce nazionale dell’IdV, Leoluca Orlando – è la conferma ulteriore che questo governo è un regime, prima ce ne liberiamo, meglio è. In nessun Paese civile europeo si assiste ad una manifestazione come questa, in nessun Paese si scende in piazza per rivendicare il diritto fondamentale di informare e di essere informati. Per Berlusconi ed il berlusconismo – ha aggiunto Orlando – chi controlla dà fastidio: il presidente della Repubblica controlla? Dà fastidio; la Corte costituzionale controlla? Dà fastidio; l’Europa controlla? Dà fastidio; l’informazione controlla? Dà fastidio. Quando si prova fastidio per chi controlla, ci si trova in una dittatura». Per il segretario della Fnsi, Franco Siddi, «se passasse questa legge, molte notizie non si darebbero più e non si saprebbe più nulla di molte inchieste: non si saprebbe se un mascalzone (o un uomo pubblico) l’ha fatta grossa. Oggi questo si può sapere, ed è importante per la vita civile e democratica. Si vorrebbe mettere la museruola ai giornalisti, ma se la si mette ai giornalisti la si mette anche ai cittadini, impedendo loro di conoscere i fatti che contano per la propria vita. Adesso si dice che ci sarà un’udienza filtro e che i brogli saranno risolti, ma, per essere seria, l’udienza filtro dev’essere fatta entro cinque giorni dal deposito degli atti; qui non c’è data, si può fare anche dopo tre anni».

«Così – ha concluso Siddi – non si può andare avanti, così il Paese lo si lacera, lo si distrugge, la gente povera resta povera, e quando si è poveri di informazione, si è poveri di libertà». Infine, è salito sul palco il leader dell’IdV, Antonio Di Pietro. «La normativa attuale già prevede i casi di diffamazione. Non possiamo accettare che sul piano processuale per chiedere un tabulato telefonico ci voglia un collegio giudicante, cioè un tribunale. Si vuole mettere la magistratura in difficoltà nell’accertare un reato». Per quanto riguarda internet, ha aggiunto Di Pietro, «la Rete si regolamenta da sola: se si pretende di togliere qualcosa ad una voce sul web, si dà un’informazione non corretta. Noi – ha concluso il leader IdV – dobbiamo riunirci il più possibile tutti insieme, riunendo le persone per bene in una grande, grandissima manifestazione nazionale per mandare a casa il governo: l’Italia è stanca delle istituzioni che fanno i loro affari personali».

E l’appuntamento è per mercoledì prossimo, 12 ottobre, alle 17 il Comitato per la libertà e il diritto di informazione che si sta battendo contro il ddl intercettazioni sarà di nuovo in piazza a Roma al Pantheon. Lo fa sapere Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil che ha parlato a margine del presidio tuttora in corso a Roma contro la legge del bavaglio all’informazione. Il presidio di mercoledì prossimo sarà in concomitanza con il voto parlamentare del provvedimento

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