Manifestazione. Cgil, Cisl, Uil. Migliaia in piazza contro un governo sordo

 ROMA –  E’ partito da Piazza della Repubblica il corteo organizzato a Roma da Cgil, Cisl e Uil per chiedere al Governo nuove politiche su lavoro, crescita, welfare e fisco.

Il traguardo è Piazza del Popolo dove i leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti prenderanno la parola. La piazza, già prima della partenza, era gremita. A dare il benvenuto ai manifestanti centinaia di palloncini verdi, rossi e azzurri a rappresentanza dei tre sindacati.

Migliaia di persone provenienti dal Pincio, da Viale Trastevere e dal Muro Torto si sono riversate nella storica piazza mentre la testa del corteo, che apre con uno striscione sul quale è scritto a caratteri cubitali “Il valore del lavoro”, ha dovuto procedere con leggero anticipo lungo il suo percorso per fare spazio ai nuovi venuti.  Intanto arrivano i primi dati sulla manifestazione. Gli organizzatori parlano di oltre 200mila persone. Insomma, il caldo opprimente che da oggi investe la capitale non ha intimorito i manifestanti giunti per l’occasione da tutta Italia e adesso come spiegano i tre sindacati il governo non può ignorare questa mobilitazione e deve dare delle risposte precise.

E i motivi ci sono tutti, perchè la svolta – che Susanna Camusso della Cgil definisce – “necessaria” non c’è stata.  “Siamo in piazza per difendere chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo a causa di un governo che ha creato persone che non avendo piu’ un lavoro non sanno se avranno una pensione”, tuona Luigi Angeletti, numero uno della Uil. E poi: “il governo dovrebbe prima fare fatti e poi fare annunci. A forza di annunci sulla crescita  siamo finiti in recessione”.

Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni “il Governo  fa una terapia contraria a quello che serve.  Continueremo a mobilitarci in tutta Italia – ha avvertito l’esponente sindacale – non abbiamo mai smesso. Vogliamo la crescita, che non si fa con le tasse o la riduzione di stipendi e pensioni”. E infine: “Gli esodati frutto malefico di mancata concertazione”.

E nel contesto europeo non bisogna dimenticare che l’Italia parte già penalizzata in tema di lavoro con i salari più bassi e la fiscalizzazione più alta d’Europa.

A fianco dei sindacati sono scesi in piazza anche la rete degli studenti e l’Unione universitari, i quali polemizzano con i governi europei che stanno adottando politiche ingiuste e inadeguate per far fronte alla crisi economica. “Il taglio netto della spesa pubblica, i  limiti imposti dal cosiddetto ‘fiscal compact’ e l’inserimento nella Costituzione del principio del pareggio di bilancio sono  risposte insufficienti per la crisi finanziaria in atto e ignorano la crisi sociale e le sue implicazioni, aggravandole.
Gli studenti e le giovani generazioni, già le più colpite dalla crisi, continuano ad avere una prospettiva buia per il loro futuro”, si legge in una nota dell’Unione degli universitari. Insomma anche gli studenti sono certi che per uscire da questa crisi strutturale sia necessario ripensare l’intero sistema, mettendo in seria discussione le regole che fino ad oggi hanno causato da un lato la continua crescita di una ricchezza finanziaria in realtà  inesistente e dall’altro la continua diminuzione dei diritti.

 

Dal palco di Piazza Navona

E sono ancora gli studenti a parlare dal palco allestito in Piazza del Popolo da dove viene annunciata un’iniziativa a carattere internazionale che si terrà a Mesagne in ricordo della giovane Melissa Bassi, la sedicenne uccisa lo scorso 19 maggio davanti alla scuola Morvillo Falcone.

Intanto vicino al palco viene consegnata ai presenti una coccarda bianca in segno di un lutto,  per ricordare le vite spezzate dalla violenza che ogni giorno le donne subiscono indiscriminatamente.

Insomma oggi è un giorno speciale, lo si palpa nell’aria. Un giorno fatto per unire e non dividere le tante realtà che costellano il mondo del lavoro e i tanti problemi del Paese.

Dal palco prende la parola anche Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista della Cgil ucciso a Corleone il 10 marzo 1948 per mano della mafia. Episodio sul quale la Procura ha recentemente aperto un nuovo fascicolo. E poi non mancano le parole di solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia e il ricordo alle persone rimaste uccise sotto le macerie.

 

La parola a Bonanni, Angeletti e Camusso

Dei tre leader sindacali il primo a prendere la parola dal palco è il segretario della Uil Luigi Angeletti che esordisce dicendo che questo momento è drammaticamente tragico. “Abbiamo convocato questa manifestazione perchè nella repubblica fondata sul lavoro lo stanno distruggendo il lavoro. La cosa peggiore – spiega ancora Angeletti – è che centinaia di migliaia di lavoratori sono nella condizione tragica. Negli ultimi mesi abbiamo raggiunto un tasso di disoccupazione che pensavamo di aver cancellato per sempre, a due cifre, ed erano più di quindici anni che questo non succedeva”. Non è mancato poi l’affondo contro la cosiddetta casta politica: ” I governanti dovrebbero fare una cosa molto semplice, quella che i loro predecessori non hanno mai voluto fare: questo paese non si può più permettere una macchina politica che consuma tutti i soldi che noi stiamo pagando nelle tasse locali. Basterebbe ridurre i costi di funzionamento delle decisioni e delle strutture politiche per evitare di pagare le tasse locali. per quali ragioni dobbiamo avere 135 mila persone che devono decidere come spendere i costi pubblici?. La metà basterebbe”.

Infine Angeletti lancia la sua ricetta, ovvero ridurre le tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati e annuncia dalle prossime settimane altre iniziative di mobilitazione.

Non lesina critiche contro le politiche di Monti neppure il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: “Sui numeri relativi agli esodati  all’inizio si sono dette un sacco di bugie. E’ una vergogna.  I numeri il ministro Fornero li ha. Non dica chiacchiere. Si sono persi troppi mesi, spero nei prossimi giorni ci siano risposte, altrimenti faremo altre mobilitazioni”.E poi: “Gli esodati  sono il simbolo della peggiore cosa che si è commessa. Senza confronto, senza concertazione le lobby fanno quello che vogliono, i  poteri forti  fanno “oscuramento delle emergenze sociali”. “Faremo resistenza a questo modo di procedere. Continueremo la nostra battaglia”, assicura Bonanni.

Infine è la volta della numero uno della Cgil, Susanna Camusso, la quale avverte: “O il governo cambia le sue politiche, o noi sindacati torneremo in piazza. Continueremo perché non ci rassegnamo”. E sugli esodati la Camusso senza troppi giri di parole invita il governo a smetterla di fare balletti sui numeri e di essere trasparente su questioni così importanti.  Inoltre suggerisce  al ministro Elsa Fornera di “presentarsi martedì al dibattito dicendo che si farà una norma generale che dica a tutti quelli rimasti in mezzo alla riforma che andranno in pensione con le vecchie norme”. Per la Camusso infatti  serve  una norma di principio che risponda a tutti.

Non ultimo, la leader sindacale tira in ballo anche l’Imu. “Così non va bene. Non va bene che si tassa la prima casa in questo modo, che chi ha grandi patrimoni immobiliari paga meno di un pensionato“.

Dopo gli interventi si conclude questa grande mobilitazione che, proprio per la sua partecipazione dimostra quel malcontento generale che si respira nel Paese. Ora la prossima mossa spetta al governo, che per troppo tempo ha ignorato  questo grido dal basso,  di denuncia, incertezza e tanta disperazione.

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