Anno 2012. Il punto del caos

ROMA – Se credete nella profezia dei Maya attendete con rassegnazione il prossimo 21 dicembre, giorno che molti credono coincidere con la fine del mondo.

Per tutti gli altri miscredenti sarà meglio rimboccarsi le maniche perchè  il 2012 non sarà certo un anno piacevole. Una cosa è certa, qualcosa di veramente epocale dovrà pur succedere per superare gli ostacoli che incontreremo in questi lunghi 12 mesi. E secondo i calcoli proprio il 2012 segna il “punto di caos”, per dirla alla Ervin Laszlo, il teorico dei sistemi e dell’evoluzione, entro il quale il sistema sociale, economico, ambientale sarà irrimediabilmente compromesso.  

D’altra parte alcuni autorevoli economisti non hanno dubbi. L’anno a venire sarà molto peggiore di quello precedente e di sicuro sopravvivere sarà più complicato, specie per le fasce meno abbienti, considerando gli aumenti insostenibili sui beni primari che avranno pesantissime ricadute sulle famiglie, sui giovani precari, sui “vecchi” cassaintegrati, sui pensionati e sull’esercito in aumento dei disoccupati. Da gennaio si sentiranno ulteriormente i pesanti rincari della benzina, del gas, della luce, perfino delle autostrade.
E non è tutto. Negli ultimi dieci anni,  ovvero dal 2002 al 2012, –  stando a  quanto riporta uno studio del Codacons – gli italiani hanno perso il 39% del potere d’acquisto. Da quando c’è l’euro – sempre secondo il Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori – una famiglia di quattro persone tra aumento dei prezzi, rincari delle tariffe, manovre economiche, caro affitti e caro carburanti, ha subito una stangata di circa 10.850 euro, compresa la recente di 2mila euro imposta dall’ultima manovra finanziaria.
La cosa davvero buffa è che tutti parlano della necessità improrogabile di rilanciare un’economia di mercato che di fatto è già fallita e che si porta con sè una serie di conseguenze sociali e ambientali dalle proporzioni catastrofiche. Insomma se un modello economico non ha funzionato, se non è più sostenibile dall’uomo e dall’ambiente che ci circonda, basterebbe un semplice “scusate, ci siamo sbagliati, adesso cerchiamo una via alternativa”. Invece, no. Non succede nulla di tutto ciò. Di sicuro la ricetta non cambia, staremo a vedere cosa ci racconterà questa sera il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso agli italiani.  

Siamo precipitati nell’epoca del “piccolo chimico fai da te”, del tecnico del mestiere, impegnato a mettere a punto la soluzione madre del problema, qualunque esso sia. Un’impresa davvero difficile che solo un sordomuto e pure cieco potrebbe affrontare, tant’è che gli effetti devastanti  sono fin troppo evidenti nel contesto non solo locale, ma soprattutto mondiale: pressione demografica, povertà crescente, conflitti sociali, guerre, cambiamenti climatici, penuria di alimenti, carenza di acqua ed energia, inquinamento industriale, urbano e anche agricolo. E questo è solo un piccolo campionario dei problemi che quotidianamente vengono ignorati e sottovalutati dalla politica e da chi avrebbe il compito di garantire una vita un po’ più dignitosa di quella che ci hanno propinato fino ad oggi, lavaggi del cervello televisivi compresi.

Fa riflettere la tesi di un teologo cattolico americano, certo Paul Collins, il quale nel suo libro: “Judgement Day, Struggle for Life on Earth”, “Il Giorno del Giudizio. La lotta per la Vita sulla Terra”,  afferma con estrema convinzione che i nati dopo la seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri saranno le persone più odiate nella storia dell’umanità dalle nuove generazioni. Il motivo? “Mai prima di oggi – scrive l’autore – gli esseri umani hanno talmente sfruttato, danneggiato, degradato la terra fino a questo punto. Nessun’altra generazione ha mai commesso il crimine, che la nostra generazione ha commesso”.

Insomma non siamo proprio messi bene. Questo 2012 rappresenta probabilmente l’ultima finestra decisionale, dalla quale tutto muterà in meglio o in peggio.  Il collasso è inevitabile se non cambieranno radicalmente le politiche socio economiche che hanno provocato questa crisi epocale. E la caduta dell'”impero” potrebbe essere molto vicina.

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