Feltri e Belpietro, ora berlusconiani ma gratis

Chi l’avrebbe mai detto? Uno pensa che i giornalisti berlusconiani svolgano un compito assai ingrato: quello di trovare impossibili pezze da mettere alle mille balle blu che il loro Capo racconta giornalmente, utilizzando le panoplie linguistiche che hanno ricevuto in dotazione. Il loro lavoro è così sporco e difficile che giustamente ricevono laute prebende, contratti principeschi a sei zeri. Prendiamo uno dei migliori: Alessandro Sallusti, ora direttore de “Il Giornale”.

Il suo volto arcigno, una vaga rassomiglianza con il Klaus Kinski dei primi film di Sergio Leone, una carriera rispettabile al “Corriere della sera”, quando è in televisione deve asserire cose del tipo: “Gianfranco Fini, essendo diventato il capo di un partito politico, non può svolgere più in modo imparziale il suo incarico istituzionale di Presidente della Camera”. È un’affermazione pazzesca detta da chi non si accorge che ci sono almeno una ventina di dipendenti del Capo che occupano la poltrona di Authority che dovrebbero essere imparziali, oppure ministeri, come quello delle attività produttive, dopo essere stati dirigenti di Mediaset. Eppure Sallusti svolge il suo compito con solerzia, come un bravo professionista che viene per questo ricompensato e con dovizia.

Ma evidentemente, al panorama giornalistico italiano mancava un’altra figura, che ora viene prepotentemente alla ribalta. Il berlusconiano senza compensi. Lo so, è difficile crederlo, ma, ad ascoltare le parole di Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri (la coppia terribile dell’informazione nostrana, un po’ Starsky e Hutch e un po’ Gianni e Pinotto), la novità ora sarebbe questa. Bel-Feltri hanno acquistato azioni di “Libero” (la loro professione, fino ad ora, deve aver reso bene) e si propongono di editare il giornale su cui scriveranno – si presume – quello che hanno sempre scritto fino ad ora. Insomma, svolgeranno lo stesso compito del Sallusti ma senza essere pagati direttamente dal Capo. Possibile? Possibile, a sentire le loro dichiarazioni durante la conferenza stampa milanese in cui hanno presentato – non senza l’accompagnamento della tradizionale coprolalia – la loro “nuova creatura”.

Alla conferenza stampa non sono mancate esilaranti battute, come quella detta da “mento d’oro”, il Belpietro, secondo cui lui è stato da sempre un giornalista indipendente, o quella sussurrata dal Vittoriano secondo cui lui, con Berlusconi, ci ha parlato pochissime volte. La realtà è che Bel-Feltri vogliono dimostrare a tutti di che pasta son fatti, che cioè, come Lee Van Cleef in “ Per qualche dollaro in più”, rinunciano a percepire il giusto ristoro in nome di una giusta battaglia. Ripeteranno le mille balle blu (del tipo “il conflitto di interessi non esiste”, “i pm che accusano Berlusconi sono comunisti che vogliono il golpe”, “la via giudiziaria alla conquista del potere”, “la colpa dell’eccidio nazista alle Fosse Ardeatine fu dei partigiani di via Rasella” e compagnia cantando, rischiando querele che solitamente perdono) ma lo faranno senza mercede. Così nessuno potrà più accusarli di essere giornalisti “prezzolati”, ma soltanto giornalisti che credono in quello che scrivono. Un punto in meno per i loro critici, dieci in più per chi dice di aver visto un cavallo alato volare sopra l’Urbe eterna.

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