Gli strani conti del FMI sull’Italia

Il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso il tradizionale rapporto Art IV dedicato all’Italia.

Gli uomini dell’Istituto guidato dalla Lagarde presentano previsioni nerissime per il nostro Paese, con un Pil in netto calo quest’anno ed il prossimo e con l’economia che si contrarrebbe per tutto il 2012 “a causa del consolidamento fiscale, delle strette condizioni finanziarie e del rallentamento globale. I rischi sono al ribasso, derivanti soprattutto da una intensificazione della crisi dell’area dell’euro”.

Il FMI prevede che il Pil italiano dovrebbe contrarsi dell’1,9 per cento quest’anno e dello 0,3 per cento nel 2013; a fronte di una inflazione che dovrebbe attestarsi al 3 per cento quest’anno per poi virare in ribasso all’1,9 per cento nei prossimi dodici mesi.

Terribili le previsioni per l’occupazione, con un tasso di disoccupazione che viene visto al 10,3 per cento nel 2012 e in netta salita all’ 11,1 per cento nel 2013.

E’ però dando un’occhiata all’andamento dei conti pubblici previsti dal Fondo che balzano agli occhi talune incongruenze.

Il rapporto tra il debito pubblico ed il Pil è previsto al 125,8 per cento quest’anno per poi far segnare il 126,4 per cento. Il rapporto deficit/Pil dovrebbe invece continuare a calare al 2,6 per cento quest’anno e all’1,5 per cento l’anno prossimo.

L’avanzo primario invece, cioè l’avanzo calcolato prima del servizio del debito, la differenza tra ciò che lo Stato incassa e ciò che paga prima di pagare gli interessi sul proprio debito, si legge nel rapporto, dovrebbe abbattere il muro del 4 per cento entro il 2013, in particolare il Fmi prevede che questo avanzo dovrebbe  passare dal 3 per cento del Pil nel 2012 al 4,2 per cento nel 2013, facendo così diventare l’Italia il paese con il maggiore avanzo primario dell’area Euro.

In buona sostanza nel corso del 2012 lo Stato italiano dovrebbe incassare circa 80 miliardi di euro più di quanto spende in servizi, pensioni e stipendi, e poi spendere oltre 100 miliardi di euro di interessi.

Se lo Stato italiano spendesse in interessi quanto spende la Germania, ovvero circa l’1 per cento, spenderebbe di interessi una ventina di miliardi di euro e chiuderebbe l’anno con un clamoroso avanzo finale pari a circa il 4 per cento del proprio Pil.

E’ quindi fin troppo evidente come il Belpaese sia una nazione in sostanziale equilibrio finanziario il cui deficit è causato, oggi, dai forti interessi sul proprio debito, interessi alti in quanto il costo del debito è alto a causa del grosso disavanzo, grosso disavanzo causato dagli alti interessi.

Ed in questo moto perpetuo di speculazione e di confusione tra causa ed effetto della crisi nostrana si inserisce una inspiegabile raccomandazione del Fondo che rileva come “Ampie riforme strutturali sono necessarie per aumentare la produttivita’” nel nostro Paese.

In particolare “Il contesto economico difficile, il mercato del lavoro frammentato e la limitata concorrenza nei servizi hanno contribuito alla crescita debole in Italia”.

Gli economisti del Fondo hanno inoltre evidenziato come  “senza riforme strutturali per affrontare questi lacune, il potenziale di crescita probabilmente rimarra’ bassa nel medio termine”.
E trascurando completamente, o quasi, gli effetti ulteriormente ed inutilmente recessivi dei tagli in via di attuazione il report sottolinea invece come il pacchetto sulla spending review sia “un passo nella giusta direzione”.

Nuovi tagli, meno servizi, meno sociale, in un solo concetto meno Stato, per rimettere in tasca agli speculatori altri soldi?

Il report del Fondo Monetario Internazionale non dà risposte, solleva dubbi e quesiti.

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