ROMA – Un voto contrario, cinque astenuti. L’assemblea nazionale del Pd ha dato il via libera a Bersani, con una maggioranza bulgara che taglia la testa al toro delle polemiche a scoppio ritardato che hanno reso difficile il percorso del partito democratico in questa travagliata fase della vita del nostro Paese, sempre in bilico sull’orlo del baratro.
C’era bisogno, dopo la Direzione, di un altro segnale chiaro e concreto della direzione di marcia, da ora alle elezioni del 2013. La relazione del segretario del partito ha sgombrato il campo da astratte polemiche sulle primarie. Ha detto che ci saranno, di coalizione, entro la fine dell’anno,comunque quando si saprà come andremo a votare. Ha sottolineato che la sua candidatura non “ sarà esclusiva”, ha rintuzzato i continui attacchi del sindaco di Firenze, Matteo Renzi,mettendo un punto fermo ad una storia che rischiava di essere infinita. Un punto fermo con polemiche e una manciata di voti contrari, anche sul documento sui diritti civili, le coppie di fatto, l’omosessualità. Così sulla legge elettorale. Bersani conferma le proposte del Pd, pronto al dialogo per trovare una soluzione concordata, ma non si “arrende” al fatto che si possa andare al voto con il porcellum. E si passa ad uno sguardo al futuro alle elezioni, al programma, le alleanze guardando all’oggi. Il segretario del Pd punta alla concretezza, sbarazza il campo da una domanda che sempre l’ombelico del mondo: ma dopo Monti il governo che verrà , con o senza l’attuale premier, proseguirà nella linea attuale, ci sarà continuità?
“Abbiamo il dovere di dire quello che faremo”
Bersani la dice così: “Noi che ci stiamo caricando di responsabilità non nostre in nome della salvezza del Paese, noi che siamo ancora minoranza in questo Parlamento, noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di dire sempre quel che faremmo e quel che faremo davanti a misure, provvedimenti o riforme che non corrispondono o corrispondono solo in parte al nostro pensiero. Questo vale oggi per la cosiddetta spending review. La formula-prosegue- contiene una sfida che raccogliamo e che raccoglieremo. Noi non siamo il partito delle tasse. Nel provvedimento ci sono contenuti che condividiamo, che sono anche nostri e che vogliamo anzi rafforzare e che riguardano la semplificazione istituzionale e il peso della pubblica amministrazione. Ma per quello che riguarda i servizi reali alle persone, sanità, servizi locali, istruzione e cultura noi siamo per correggere e alleggerire per non aggravare una situazione già molto deteriorata. E continuo a dire che qualcosa bisogna pur fare per muovere l’economia e contrastare la recessione. I pagamenti alle imprese, un po’ di investimenti da affidare ai Comuni, qualche misura più forte per sollecitare la mobilitazione del risparmio privato sulla casa, sul risparmio energetico, sull’agenda digitale.” Questo vale per l’oggi.
Una discussione singolare sul tasso di continuità o discontinuità
“ Vedo che, in mezzo a tutti questi problemi- afferma il segretario del Pd- si sta aprendo una discussione singolare sul tasso di continuità o di discontinuità auspicabili rispetto a questa transizione. Non capisco il dilemma. Si intende, ad esempio, che si dovrà tenere l’asse di una ferma presenza dell’Italia nella prospettiva Europea, che bisognerà tenere i conti a posto, prendersi delle responsabilità, mettere competenza, rigore, autorevolezza nell’azione di Governo? Sì, è così, non c’è dubbio! Tutto questo dal ’94 ad oggi sta nel DNA della nostra cultura di governo ben conosciuta e sperimentata in Europa.” Ed ecco la risposta di Bersani all’interrogativo che viene, se così si può dire da destra e da sinistra dello schieramento progressiste e da forze moderate come l’Udc ”Significa invece che noi avremmo fatto le pensioni proprio così, l’IMU proprio così, il mercato del lavoro proprio così, le liberalizzazioni proprio così, la spending review proprio così? Significa che dovremmo rinunciare a ribaltare la vergognosa situazione della RAI, ad avere una legge contro la corruzione, a regolare civilmente la cittadinanza, ad avere un rapporto ben diverso con gli Enti locali, e così via? Penso proprio di no. Inviterei a non cadere sempre nella ricerca di punti di distinzione, a volte, lasciatelo dire al Segretario, un po’ metafisici, stucchevoli e fastidiosissimi per la nostra gente. E’ evidente che la questione centrale non è certo Monti.
La questione centrale è la base politica di un governo
La questione centrale –prosegue-è la base politica e parlamentare di un Governo. Questo è il problema. E qui siamo al punto sul quale dobbiamo intenderci e farci intendere. Il nostro Paese ha il diritto o no di respirare con i polmoni con cui respirano tutte le democrazie? Lo so bene. Nella vita si fa quel che si può, e questa fase lo dimostra; ma è importante sapere ciò che si vuole e dove si vuole andare. L’Italia ha il diritto o no di costruire un bipolarismo saldamente costituzionale, temperato, flessibile che metta a confronto comunque progetti alternativi per il Paese? E aggiungo a questo una considerazione attuale più dirimente e più cogente ancora. Con il prossimo appuntamento elettorale o si descriverà una scelta fra progetti, forze politiche e campi di forze, aperti fin che si vuole ma alternativi, o l’alternativa si rischia di farla fra populismi e resto del mondo. Chi sottovaluta questo rischio, secondo me, non coglie il profondo sommovimento che c’è nel Paese e non legge correttamente l’evoluzione della crisi.”
Al Pd tocca organizzare il campo dei democratici e progressisti
Al Pd tocca organizzare il campo dei democratici e dei progressisti” non restringendo l’appello alle forze politiche ma allargandolo invece alle cittadinanze attive, ad associazioni e movimenti, agli amministratori, a personalità che si ritengono parte dell’area progressista. Toccherà necessariamente al PD attivare questo confronto. Lo farò a nome vostro- dice Bersani- attorno a pochi ed essenziali concetti, figli dei nostri valori e tali da esprimere coerenza con lo sforzo programmatico che abbiamo largamente svolto in questa stessa Assemblea Nazionale. In partenza, non ci perderemo in dettagli programmatici ma apriremo la discussione su quei cardini del progetto che possono delineare il campo dei democratici e progressisti e che lo fanno riconoscibile rispetto ad altre ispirazioni.” Poi passa ad alle cose che “ dovremo dire” per costruire la Carta di intenti, base delle possibili alleanze elettorali perché “ la sera stessa della chiusura delle urne si sappia chi governa”.