Articolo 18. Il governo non cambia. Niente reintegro per i licenziati

ROMA – Non è servito a niente il “ tavolo” fra le parti sociali e il governo. Lunghe riunioni senza mai,peraltro, che vi fosse uno straccio di testo scritto, di documento  da parte del governo. Solo parole del ministro Fornero e del presidente del Consiglio che ogni tanto, nei momenti più difficili, si faceva presente per dire qualche no ai sindacati. 

Il punto chiave  del  testo approvato dal  consiglio dei ministri , un disegno di legge, “ salvo intese”.Il che significa che prima di arrivare in Parlamento potrebbero esserci ancora qualche modifica. Ma niente da fare per quanto riguarda l’articolo 18. Il lavoratore licenziato per motivi economici anche se il giudice dice che ha ragione non dovrebbe mai riavere il suo posto. Nel migliore dei casi verrà indennizzato per  diversi mesi, ma non è detto. Anche la quantità dell’indennizzo è da decidere. Questo chiedeva la tecnocrazia  europea che gestisce le politiche di rigore e di austerità per conto dei governi di destra e questo ha portato Monti come dote per recuperare la credibilità perduta da parte di Berlusconi. Modifiche alle proposte annunciate era stata la Cgil a chiederle proclamando un forte programma di lotte, ben 16 ore di sciopero di cui  8 generale.

Tutti i sindacati chiedono modifiche

Poi  anche  Cisl, Uil, Ugl che prima avevano accettato, come male minore, le proposte del governo hanno cambiato opinione. Hanno chiesto modifiche. Ma il presidente del Consiglio e il ministro Fornero hanno scelto di stare dalla parte di Confindustria e del Pdl. L’unico fatto positivo è che il governo ha deciso ndi presentare la riforma del mercato del lavoro con un disegno di legge, scartando l’ipotesi di un decreto come avrebbero voluto Alfano e Marcegaglia. Il segretario del Pd aveva auspicato che si andasse in questa direzione, che l decreto non venisse blindato, si era detto” sereno che sull’articolo 18 si vorrà ragionare altrimenti chiudiamo il Parlamento e così i mercati si rassicurano”. “Molte cose di questa riforma del lavoro le appoggiamo, altre no.

Bersani. Stiamo dalla parte dei lavoratori

Ma sia chiaro – precisa – che quando si arriverà al dunque il Partito Democratico starà dalla parte dei lavoratori”. “Non si può concepire che per i licenziamenti economici ci sia solo la monetizzazione, è il punto base altrimenti entriamo in un film che non è nostro, non è europeo ma americano – sottolinea il leader del Pd . Tutto il mondo dice che le cose funzionano meglio in Germania, quali mercati possono obiettare se anche noi adottiamo il modello tedesco sull’articolo 18?”.Anche  Massimo D’Alema si è nuovamente pronunciato: “Una norma pasticciata  non serve a nulla, non credo dia nulla all’economia italiana e va corretta, e noi la correggeremo”. “Ho fiducia che le persone ragionevoli vorranno correggere questa norma”-prosegue- sottolineando che “il Parlamento fa le leggi, il governo dovrà adeguarsi alla volontà del Parlamento”. “Si tratta di migliorare una norma – conclude D’Alema – Lo stesso Monti dice che vigilerà contro abusi, vuol dire che è consapevole che sono possibili abusi”. Sul fatto che l Parlamento abbia la possibilità< di pronunciarsi era intervenuto anche il Presidente Napolitano il quale era entrato anche nel merito dei provvedimenti. Aveva infatti affermato che, a suo parare, non vi sarebbe stato il rischio di licenziamenti facili come più volte, invece, avevano sottolineato la Cgil e numerosi economisti e giuslavoristi. Ma già arrivano i primi siluri da parte del Pdl che critica la presentazione di una disegno di legge e non di un decreto. Si pronuncia contro eventuali modifiche all’articolo18 e nel caso annuncia che presenterà proposte per “ riequilibrare”. Uno scenario confuso, incerto, con un  Pdl che torna a far la voce grossa,pronto a ricatti pur di respingere ciò che il Paese chiede, con i sondaggi e ancor più con tante manifestazioni.

Nelle strade e nelle piazza per difendere i diritti e la democrazia

Nelle strade e nelle piazze, nelle fabbriche, scioperi e manifestazioni a difesa dell’articolo 18., come dieci anni fa quando tre milioni di lavoratori manifestarono a Roma.. Leggere  i cartelli, gli striscioni , ascoltare gli slogan che circolano nei cortei fa bene alla democrazia. Significa che quando si fa “ politica” la gente, i lavoratori rispondono. Resta difficile fare un quadro di quanto sta avvenendo. Così come è difficile  organizzare uno sciopero, chiedere un sacrificio agli operai, perdere anche una sola ora di lavoro vuol dire molto. Eppure la partecipazioni, anche dove è solo la Rsu Fiom a proclamare l’astensione dal lavoro  nel quadro delle due ore decise nazionalmente, è molto elevata. I cortei animati. Spesso le strade restano bloccate. Si parla con  cittadini, si illustrano la ragioni della difesa dell’articolo 18 ma anche dui modifiche che si rendono necessarie per quanto riguarda i contratti, gli ammortizzatori sociali. Del resto tutti sondaggi dicono che le modifiche che il governo vuole apportare non vanno bene. La difesa di questi strumento è largamente condivisa. Non si capisce o si capisce troppo bene perché se un lavoratore è licenziato per motivi economici e si scopre che se questi motivi economici non ci sono  può solo essere indennizzato e non deve  riavere il suo posto.

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