FIAT. Le ragioni della Fiom

ROMA – Il nuovo terminator della casa fondata da Giovanni Agnelli si sfrega allegramente le mani mentre esordisce in Borsa la “doppia Fiat”.

Così da fare affermare prontamente alla guida della roulette italiana per eccellenza, Raffaele Jerusalmi, che quella di oggi è: “una giornata storica per il gruppo e per Borsa Italiana”. Non contento di questa performance l’A.D. di quella che era la “Fabbrica Italiana Automobili Torino”, delle note Fiat 500, 600, 850, 1100… e che ora nel 2011 dovrebbe sfornare delle nuove piccole utilitarie a basso costo, leggasi SUV, così da riportare l’auto a dimensione d’uomo, ci regala anche il più classico dei menefrego: “La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom”. E visto che l’appetito vien mangiando e non è detto che tutte queste nuove “piccole utilitarie” trovino un mercato scontato e a loro assicurato, allora può permettersi di aggiungere che: “Se al referendum vincono i no, non faremo alcun investimento”. E’ chiaro che la vecchia voce del Padrone di un tempo non era mai morta e sepolta. E non solo alla Fiat. Ma la Fiat è sempre stata ed è un modello da prendere ad esempio per la Confindustria, per il Governo di Berlusconi e per tutti i sindacati amici di chi esercita, nella concretezza delle cose, il vero potere: quello economico-finanziario. Quello che può permettersi di picchiare forte senza aver timore dell’avversario.

 

Al punto di affermare che: “la Fiat  ha bisogno di libertà gestionale”. E quindi, quei trogloditi della Fiom e dei loro vecchi fiancheggiatori, apparsi lo scorso 16 ottobre, od anche il 14 dicembre, per le strade di Roma, che ancora vogliono il rispetto di quanto sancito dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza, se ne possono pure andare tutti a quel paese, basta che si levino dalle scatole. Altro che “Banana Republic” o premesse per una nuova “Terza Repubblica”, qui siamo proprio all’antipasto del peggior periodo vissuto dalle classi meno abbienti dei paesi sudamericani; nei lunghi e tragici decenni in cui le imprese yankee, appoggiate sempre da governi locali fantocci e/o dalle dittature da loro stessi concepite, decidevano la vita o la morte dei lavoratori. Intimidendo, bene che andava, i sindacalisti e le loro famiglie, o facendoli fuori direttamente con i famigerati squadroni della morte, sostenuti dagli stessi eserciti locali. Pratica questa ancora in uso, purtroppo, in alcuni stati sudamericani e non solo. Ed il ruolo del Governo è perfettamente in linea con il “Marchionne style”, posto che lo stesso A.D. afferma che: “Ho trovato molto incoraggiante l’atteggiamento del governo, che ci ha dato tutto l’appoggio necessario per portare avanti il discorso riconoscendo in quello che sta facendo Fiat una cosa buona per il Paese”. Una cosa buona per il Paese di chi? Quello che è riuscito ad allargare spaventosamente, in meno di 20 anni, la forbice salariale tra quanto prende  un operaio della stessa Fiat rispetto al suo A.D.?

 

Quello che decide di  portare un attacco senza precedenti ai diritti, alle libertà sindacali e alla democrazia? Quello che ti dice con una rivoltella puntata alla tempia: “o voti a favore di questa minestra o salti giù dalla finestra”? La Fiat sta facendo, secondo chi Governa, una cosa buona per il Paese? Ridateci allora Giovanni Giolitti! Che in quell’epoca, dove i Bava Beccaris per le loro tragiche repressioni erano considerati degli eroi dai governanti, era solito ripetere in aula e durante le manifestazioni elettorali che: “i sindacati sono i benvenuti in quanto un’organizzazione garantisce sempre e comunque maggior ordine rispetto ad un movimento spontaneo e senza guida; inoltre, e le informative prefettizie lo dimostravano, gli scioperi avevano alla base motivazioni economiche e non politiche e pertanto la dialettica tra le parti sociali, non coartata dall’intervento della pubblica sicurezza, avrebbe risolto le cose da sè.”. Niente di trascendentale, nè di affermazioni volte a favorire la seguente rivoluzione bolscevica del 1917. Ma un pensiero liberare dove lo Stato e chi governa non doveva spalleggiare l’una o l’altra parte in conflitto. Doveva semplicemente svolgere una funzione arbitrale e mediatrice, limitandosi alla tutela dell’ordine pubblico.

 

E qui, invece, hai il nuovo terminetor della Fiat che trova “molto incoraggiante l’atteggiamento del governo, che ci ha dato tutto l’appoggio necessario per portare avanti il discorso..” ? Credo, a questo punto, che “le ragioni della FIOM” ci stiano tutte e che serva, così come già per il movimento studentesco e dei precari della scuola e dell’università, fare fronte comune con i lavoratori e le lavoratrici che hanno già indetto lo Sciopero Generale per il prossimo 28 gennaio. Serve sostenere attivamente questo Sciopero Generale della FIOM. Sapendo che i padroni e il Governo, sostenuti anche da buona parte, se non di più, dei mezzi di informazione e dei loro “Guru”, dei sindacati amici di chi comanda, della finta opposizione che va sui tetti per portare la propria “solidarietà”, ma che subito dopo ti dice che in effetti l’accordo “prendere o lasciare” di Marchionne non è poi così malaccio, faranno di tutto per spacciare la FIOM come isolata dal resto del mondo del lavoro e dal resto del Paese. Sapendo che lor signori sono da sempre recalcitranti a tutti quelli e quelle che vogliono continuare ad alzare la testa ed a cambiare lo stato delle cose presenti.

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