Alcoa, manifestazione ad alta tensione. Gli operai vogliono certezze

Durante gli scontri rimangono feriti poliziotti e manifestanti. Il gruppo svizzero Klesch avrebbe manifestato ufficiale  interesse

 

ROMA –  Mentre a Portovesme un pugno di operai presidia la fabbrica, a Roma sale la tensione con l’arrivo dalla Sardegna dei lavoratori dell’Alcoa che manifestano davanti al ministero dello Sviluppo economico, al cui interno  il sottosegretario  Claudio De Vincentis, il viceministro al Lavoro Michel Martone,  i rappresentanti dell’Alcoa, il governatore Ugo Cappellacci  e rappresentati degli enti locali del Sulcis Iglesiente e sindacati hanno aperto un tavolo di confronto.

I  500 lavoratori giunti nella capitale vogliono risposte dal governo, chiedono certezze per i loro posti di lavoro, mai stati così a rischio. E non è certo una passeggiata, perchè negli occhi di questi lavoratori si legge la rabbia, la delusione e soprattutto il timore di essere  abbandonati a sè stessi. Ad attenderli una Roma militarizzata, con centinaia, forse migliaia di agenti in tenuta anti sommossa, tra Polizia, carabinieri e Guardi di Finanza, appostati nelle zone più sensibili del centro, il cui numero è stato probabilmente rafforzato dopo il falso allarme bomba di due giorni fa.

Insomma oggi non è affatto una giornata facile. Durante il corteo sono state fatte scoppiare delle bombe carte, poi l’esponente del PD Stefano Fassina, giunto al Ministero è stato duramente contestato dagli operai che lo accusano di averli venduti. Alla fine Fassina è stato costretto a farsi scortare dalla Polizia e abbandonare la piazza. Molti esponenti politici hanno espresso solidarietà a Fassina, uno dei pochi esponenti che si è sempre schierato dalla parte dei lavoratori.

Il risultato delle mancate politiche industriale

“I lavoratori dell’Alcoa, come tutti i lavoratori italiani delle aziende in crisi, hanno il diritto di avere il governo al loro fianco e  impegnato per garantire l’occupazione”, è questo il commento di Sergio Gentili, della direzione PD, esponente di “Laboratorio per la Sinistra”.

“Si pagano oggi i danni procurati da Berlusconi  che non ha mai pensato a politiche industriali e che ha penalizzato innovazione necessaria per stare sul mercato europeo e mondiale e che ha ridotto lo Stato a puro e inerme spettatore.La presenza di Fassina per solidarizzare con i lavoratori – continua Gentili – ha avuto il significato di ribadire l’attenzione e l’impegno, e non di oggi, del PD  verso i lavoratori e l’azienda in crisi. Cosa che da fastidio e ha mosso un provocatore estraneo alla manifestazione adinveire contro il PD. A Fassina va la solidarietà e il nostro pieno sostegno.
Nelle settimane passate, e in queste ore il PD,  ha rafforzato la richiesta al governo di agire con determinazione ed efficacia per dare risposte positive ai lavoratori e alle loro famiglie. Perché  la Sardegna – precisa Gentili –  non è solo il luogo delle ville di Berlusconi ma è lavoro e impresa industriale che va salvaguardata, innovata e messa nelle condizioni di produrre. Il governo è chiamato a dare garanzie ai lavoratori e alle loro famiglie. Solo così la drammaticità della situazione potrà essere alleviata e ricondotta alla normalità”.

Scontri e feriti

Ma non è tutto. Un gruppo di manifestanti ha tentato all’altezza di Piazza Barberini di sfondare le transenne. Sono seguiti dei lanci di  mini lamine di alluminio, ovvero quei piccoli oggetti che loro stessi fabbricano e che quindi rappresentano il loro lavoro. Poi bottiglie e ancora bombe carta, tant’è che le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti, alcuni dei quali sono stati colpiti dalle manganellate. Alcuni poliziott e alcuni manifestanti sono rimansti feriti. In tutto sarebbero 8.

La paura degli operai è che alla fine non si trovino soluzioni adeguate alla vertenza, che al governo non si sia lavorato abbastanza  per garantire la continuità della produzione e la salvaguardia occupazionale.

Intanto Alcoa va avanti nel suo programma di spegnimento dell’impianto di alluminio di Portovesme secondo quelli che erano gli accordi presi il 27 marzo scorso, nonostante i sindacati abbiano chiesto più tempo all’azienda. Forse una buona notizia c’è, il gruppo Klesch avrebbe manifestato ufficialmente l’interesse per l’Alcoa. almeno questo è quanto riferito dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti.
Se così fosse è probabile che l’Alcoa diventi parte del colosso svizzero. Sperando che non spunti qualche audace esponente del governo che intende mantenere l’italianità dell’industria nazionale. Alitalia su questo insegna.

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